Un tonfo sordo lo riscosse dal suo strano stupore. La pallida U-Ua si infilò nel groviglio dei rami e inargentò la scena. La possente figura di un uomo sconosciuto era china su Bee, immobile, terrorizzata forse da quel misterioso sasso piovuto nel buio sul cranio dell'animale.

O-Baa raccolse un'altra pesante pietra: non si sarebbe certo lasciato portar via la preda senza combattere!

Il lieve tocco di O-Ree lo fece sussultare. Costrinse di nuovo la femmina a terra, e prese a bilanciare il sasso. La perdita di questi pochi attimi, non solo salvò la vita di O-Baa, ma accorciò, forse per diversi millenni, il periodo ferino dell'Uomo.

Lo sconosciuto stava per caricarsi Bee sulle larghe spalle, quando il sordo, agghiacciante brontolio di Grro si fece sentire a pochi passi da lui. Il brontolio si spense subito, ma l'uomo sembrava essere diventato di sasso. In preda alla più completa paura, i suoi muscoli non gli avrebbero più obbedito, anche se il suo primordiale cervello avesse saputo ancora formulare dei comandi.

E Grro, sicuro del fatto suo, uscì maestosamente alla luce di U-Ua. Lanciò un sonoro, breve ruggito, volgendo intorno la testa regale, come a chiedere se qualcuno osasse avanzare qualche diritto sulla preda che si accingeva a divorare.

O-Ree sussultava dalla paura, mordendosi le palme delle mani. O-Baa sentiva i suoi muscoli irrigidirsi dal terrore. Eppure Bee era suo: lo aveva ucciso lui. Nessuno avrebbe dovuto prenderglielo: questa era la Legge. Ma né Grro, né l'uomo sconosciuto, avevano capito che era stata la sua mano a uccidere. Grro si avvicinò all'uomo e al daino a passi lenti. Girò loro attorno, sferzandosi i fianchi con la coda. O-Baa senti uno strano furore crescergli dentro: lui aveva ucciso, Bee gli apparteneva! La figura di quell'uomo, immobilizzato dal terrore dinanzi a Grro, non fece che accrescere la sua rabbia. Quell'uomo doveva essere molto forte. Al suo confronto lui, O-Baa, doveva sembrare un cucciolo caduto da un albero.

O-Baa non aveva mai visto Grro. Aveva sentito la paura degli altri e il brivido sottile nelle notti in cui le sue urla si avvicinavano troppo all'albero su cui si accovacciava, tra le braccia di O-Maa. All'improvviso balzò fuori. Grro si fermò interdetto. Arricciò il labbro superiore, quasi in un sorriso di scherno e di sorpresa. O-Baa fece roteare il braccio.

- O-Baa forte! O-Baa ucciso Bee! O-Baa ucciso Sii! Bee è di O-Baa!

L'uomo, sempre col daino sulle spalle, si voltò verso O-Baa. La sorpresa dello sconosciuto ebbe il sopravvento sulla paura, perché lasciò scivolare il daino a terra, distogliendo il suo sguardo dal leone.

In effetti, l'acerba figura di O-Baa appariva ben minuscola in confronto a quella dell'uomo, e addirittura ridicola se paragonata a quella formidabile di Grro.

Il leone scosse la criniera, incredulo. Com'era possibile che un cucciolo di quelle scimmie bianche e spelacchiate osasse sfidarlo? Ma O-Baa non lo lasciò molto nelle sue supposizioni. Il pesante sasso si abbatté sul muso di Grro squarciandogli un occhio. L'urlo di dolore del leone fece tremare tutta la foresta. Soltanto Muu, l'elefante, talvolta resisteva a Grro. Neppure Soo, il formidabile orso bruno, amava discorrere col temibile Grro.

Un secondo, pesante sasso, calò sul muso del leone proprio mentre la belva stava per balzare su O-Baa. Un nuovo altissimo ruggito squarciò la foresta.

O-Ree, pallida, sorrise a O-Baa. L'aiuto della ragazza era stato provvidenziale. O-Baa aveva lanciato il primo sasso seguendo un impulso di rabbia, irrazionale. O-Ree aveva scagliato il secondo, solo perché la paura di perdere O-Baa era stata più forte di quella di finire tra le fauci di Grro. Ma, presi insieme, i due sassi erano qualcosa di più di una reazione dovuta alla paura: erano un nuovo modo di combattere. Il giovane si chinò e raccolse una terza pietra. Allora lo sconosciuto comprese e, ormai libero dal terrore di Grro, si chinò e raccolse a sua volta un sasso. O-Ree lo imitò. Adesso Grro era in completa balia dei tre: la gragnola ininterrotta di pesanti pietre lo costringeva a girare in tondo senza lasciargli il tempo di prendere una qualsiasi iniziativa. I suoi ruggiti sembravano non avere più effetto su quelle scimmie bianche che ora intravvedeva attraverso il sangue che gli velava gli occhi. Confuso, coperto di lividi e di piaghe, con un occhio quasi accecato, Grro dopo un ultimo lamentoso ruggito si sottrasse con un balzo alla lapidazione, sparendo nel buio.