O-Ree si fermò. Perché continuare? Perché non rientrare nella foresta? Ma O-Baa la spinse rudemente. Non avrebbe saputo rispondere altrimenti.

Un lungo barrito sonoro si alzò nell'aria, seguito da un altro. O-Baa si arrestò: Muu, l'elefante! A volte si sentivano le sue grida dagli alberi della foresta; O-Paa raccontava di averlo visto un giorno immerso in uno stagno e indicava un grosso albero per dare un'idea della sua mole. Però Muu attaccava difficilmente, se non aizzato.

O-Baa rassicurò O-Ree con un basso grugnito e continuò ad avanzare. Sentiva dentro di sé un desiderio nuovo, quello di conoscere. Strinse il sasso appuntito e allungò il passo.

A cento metri da lui, gli apparve all'improvviso una grande placida pozza d'acqua. O-Baa non ne aveva mai vista tanta insieme. Alcuni elefanti vi si erano immersi e barrivano fiutando l'aria. I bestioni erano immensi. Lunghissime zanne, fortemente ricurve, uscivano ai lati delle massicce teste. Lunghi peli lisci ricoprivano i loro corpi. Proboscidi grosse come tronchi si arrotolavano e stendevano continuamente.

O-Ree, tremando, si addossò al suo maschio. O-Baa si sentì inerme davanti ai pachidermi. Anche il suo sasso era diventato una ben misera cosa. Il branco si sparpagliò sulle rive dello stagno. All'improvviso, un grosso maschio si fermò e annusò l'aria. I due giovani si sentirono morire. Muu, però, non si mosse nella loro direzione, trotterellò verso un grosso cespuglio. Alzò la proboscide e barrì. Stavolta l'urlo suonò terribile. Non era più un grido di soddisfazione: ira, paura e sfida vibravano insieme.

Il terreno rombò, quando il pachiderma partì al galoppo verso il cespuglio. Prima che Muu arrivasse a calpestarlo, un bolide giallo scattò contro di lui. L'animale piombò sul muso di Muu, trattenendosi con gli artigli.

O-Baa non aveva mai visto lo strano animale giallo. Gli ricordava un poco Zee, la pantera, ma era almeno quattro volte più grosso. Larghe strisce nere gli correvano sulla schiena. Dal muso uscivano molti denti larghi e ricurvi.

Muu barrì di dolore, mentre gli artigli della belva si piantavano sempre più profondamente nelle sue carni. Gli orribili denti a sciabola del felino aprirono una grande ferita nella testa di Muu, che cominciò a scuotere il capo, lanciando intorno grandi spruzzi di sangue. La belva gialla non mollò la presa, ma alla fine Muu riuscì ad afferrarla con la proboscide. Con la sua terribile forza, il pachiderma la staccò dalla propria carne, pur rimettendoci larghi brandelli sanguinanti che restarono appesi ai lunghi artigli dell'avversario.

Con un ultimo sforzo, Muu lanciò il nemico contro il suolo con inaudita violenza, poi in un baleno gli fu sopra con le pesanti zampe. Pazzo di dolore, Muu continuò a calpestarlo per diversi minuti, finché le forze non gli vennero meno e, con un ultimo barrito, soffocato da un rigurgito sangue, si abbatté sulla belva ormai ridotta a un'informe poltiglia.

Gli altri elefanti continuarono a giocare nell'acqua come se nulla fosse avvenuto.

O-Baa si allontanò pensieroso. Lui, con l'aiuto di O-Too e di O-Ree, aveva messo in fuga Grro. Senza di loro ci sarebbe mai riuscito. Muu era morto, ma se i suoi compagni fossero intervenuti, adesso il bestione sarebbe tornato a giocare nell'acqua in mezzo a loro. O-Baa scosse la testa. Non aveva mai pensato tanto. Volse lo sguardo in giro e abbracciò il grande, libero orizzonte: nemmeno i suoi occhi avevano mai spaziato su tanta terra con un solo sguardo.