La luce si andava ritirando dalle cime degli alberi. La fame colse i due giovani ancora stesi sulla sponda del torrente. O-Paa cacciava spesso il daino anche di notte, ma O-Paa conosceva molte astuzie. Però anche O-Baa conosceva qualcosa. Il giovane entrò nell'acqua fino alle ginocchia e si chinò per raccogliere un grosso sasso. Lo guardò un poco, lo soppesò e lo lanciò con forza. Il sasso compì una lunga traiettoria e cadde nel torrente sollevando un alto spruzzo.

O-Baa scoppiò a ridere e ne lanciò un altro, e un altro ancora. Anche O-Ree volle provare, ma i suoi tiri erano assai più incerti e più corti. Il giovane gonfiò i muscoli e indicò alla ragazza un grosso tronco che sorgeva sulla sponda opposta del torrente. Bilanciò a lungo un pesante sasso e lo scagliò con forza. Il proiettile colpì il tronco, asportando un grosso pezzo di corteccia. L'urlo di vittoria di O-Baa risuonò a lungo sotto la volta, ormai quasi buia, della fitta foresta.

Strani fruscii notturni stavano nascendo intorno ai due giovani. O-Baa, però, si sentiva assai più tranquillo. Aveva ucciso Sii, e il massiccio sasso che teneva in mano gli dava uno straordinario senso di potenza: poteva colpire a distanza!

Poteva forse dare la morte con un solo gesto del braccio! O-Ree gli si avvicinò tremando. Il contatto col corpo caldo del giovane le diede fiducia. O-Baa se ne accorse e ne gioì. Ormai era diventato un uomo. I grandi occhi della ragazza adesso chiedevano che lui facesse il suo dovere. E il suo dovere era quello di trovare cibo. O-Baa guardò il sasso che teneva in mano e sorrise tra sé.

I due giovani camminarono per un'ora lungo il greto del torrente, ormai immerso nell'oscurità della notte. Di tanto in tanto, O-Baa fiutava rumorosamente l'aria. Così faceva O-Paa per scoprire la pista della selvaggina e l'aspro odore delle belve. Alla fine il giovane si fermò, e O-Ree si addossò a lui. L'aria era impregnata dal caratteristico odore di selvatico. O-Baa costrinse a terra la propria compagna e continuò ad avanzare guardingo. Dopo pochi metri si fermò. Indovinò il sentiero, più che vederlo. Bee, il daino, non avrebbe dovuto tardare. O-Baa sapeva che sarebbe venuto a bere, passando per il consueto sentiero.

Il tempo trascorreva lento. Grro il leone ruggiva, ora vicino, ora lontano. Anche il leone era in caccia. Quante volte O-Baa aveva invidiato la sua forza e i suoi artigli! Adesso però si ricordò di Sii: neppure Grro avrebbe potuto far meglio! Un leggero fruscio attrasse la sua attenzione: Bee si stava avvicinando.

Il giovane si raccolse pronto allo scatto, poi si distese e soppesò il sasso. Bee era veloce e lui sapeva che non l'avrebbe mai raggiunto. Vagamente aveva pensato al sasso fin da principio. Per questo se l'era portato appresso.

Bee apparve trotterellando sulla pista. L'oscurità, umida, pesante, silenziosa, aveva qualcosa di teso. Bee si fermò titubante, pronto a una fuga velocissima. Anche O-Baa tendeva le orecchie a quello strano silenzio. Grro non ruggiva più... Forse stava acquattato in un cespuglio poco lontano e teneva i suoi grossi occhi di fuoco fissi su Bee...

Il daino, immobile come una statua, fiutava l'aria. Il dolce effluvio dell'acqua fresca del torrente gli arrivava a solleticare le nari, secche per la lunga corsa. La tentazione era forte, per Bee, ma non irresistibile. Bee era molto sospettoso e prudente. O-Baa sapeva tutto questo e non attese più. Intuiva, sentiva il punto esatto in cui il daino doveva essersi fermato: l'oscurità era troppo fitta per distinguerlo con certezza. Ma il sasso di O-Baa si abbatté pesante, terribile, inaspettato sulla testa del povero Bee. Il daino crollò al suolo senza un lamento. Morto. O-Baa stesso si spaventò. Non osò muoversi subito.