E' evidente in Mitchell l'influenza dell'autore di Se una notte d'inverno un viaggiatore, Italo Calvino, influenza peraltro apertamente dichiarata dallo scrittore inglese. Troviamo in lui la stessa volontà di giocare con i generi, di avvincere il lettore proprio nel momento in cui gli si rende perfettamente chiaro che la storia che gli viene raccontata è in realtà equivalente a infinite altre.
Più sorprendente per noi, forse, è la sua capacità di inserire all'interno delle sue trame blocchi di fantascienza perfettamente convincenti. Riguardo alla propria ispirazione fantascientifica l'autore è alquanto reticente, e ammette solo a denti stretti di essere stato un lettore di Asimov. "Troppo poco e troppo banale", si dirà, specie considerando che Mitchell si limita a rielaborare nelle sue trame spunti ben noti a tutti gli appassionati di SF. Tuttavia la sua scrittura non trasmette certamente quella sensazione di "già sentito" propria di chi si improvvisa scrittore di fantascienza. Al contrario, gli elementi fantascientifici sembrano acquisire nuova vitalità dall'insolito contesto in cui sono inseriti. Dipenderà anche dal fatto che Mitchell è non solo uno scrittore con eccezionali capacità di mimesi, in grado di immergersi senza sforzo nei punti di vista di culture molto lontane dalla sua e dalla nostra; ma anche uno che non dimentica mai, neanche nel mezzo dei suoi più bizzarri esperimenti, di tenere il lettore inchiodato alla pagina in attesa del prossimo colpo di scena.











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