Oggi la fantascienza, come ben sappiamo, non attraversa un periodo florido: pochi lettori, riviste e collane che chiudono, una strisciante insoddisfazione che si insinua anche tra molti dei suoi più accesi sostenitori, come se ormai il genere non riuscisse più ad essere all'altezza del proprio passato. Il paradosso è che questa situazione si verifica proprio in un momento in cui il linguaggio fantascientifico conosce il massimo della diffusione. I maggiori successi cinematografici sono film di fantascienza, la pubblicità fa uso e abuso dei cliché fantascientifici, si utilizzano termini presi dalla letteratura cyberpunk per descrivere tecnologie del tutto reali, e così via. Insomma, la fantascienza sembra essere esplosa ed aver lanciato i propri frammenti al di fuori del proprio ambito abituale.

E' un bene o un male? C'è chi è decisamente convinto che si tratti di un fenomeno nocivo, e che l'unica soluzione sia barricarsi all'interno del già vituperato ghetto, per impedire che i "vampiri" venuti da fuori vengano a succhiare la linfa vitale della fantascienza, ibridandola fino a renderla irriconoscibile.

Personalmente sono convinto che questo pericolo, seppure non del tutto infondato, sia ampiamente controbilanciato dalle opportunità di evoluzione che la nuova situazione offre al genere. La fantascienza, per definizione, guarda al futuro, e la staticità equivale alla sua morte. Non dobbiamo ritenere che siano gli altri generi ad aver colonizzato la fantascienza: siamo noi ad aver gettato il seme all'esterno, e ora dobbiamo trovare il modo di raccoglierne i frutti.

Esistono nel vasto mondo, infatti, scrittori che scrivono romanzi che vengono pubblicati da case editrici non-fantascientifiche, che non vengono presentati come fantascienza, che vengono letti principalmente dai lettori che non sono appassionati di fantascienza, e che tuttavia SONO romanzi di fantascienza. O, perlomeno, contengono molti elementi che possono essere riferiti alla fantascienza.

Purtroppo non si può dire, in generale, che il lettore fantascientifico medio sia molto ricettivo a quanto avviene al di fuori del proprio ambiente. Si scandalizza, giustamente, per la scarsa considerazione in cui è tenuto il suo genere preferito, ma non di rado è il primo a sapere poco o nulla di tutto ciò che accade al di fuori del ristretto orizzonte fantascientifico. Non è difficile - parlo per esperienza diretta - incontrare appassionati che sono in grado di fare l'esegesi di ogni singolo episodio di ciascuna serie di Star Trek, ma che ignorano totalmente l'esistenza di scrittori e collane fondamentali nel campo del giallo, del noir o della letteratura tout-court.

Insomma: esiste tutta un area di fantascienza "non ortodossa" e, proprio per questo, interessante, che rischia di essere del tutto ignorata da gran parte del suo pubblico naturale. Questa rubrica si propone di compiere qualche piccolissimo passo per evitare che questo avvenga, portando all'attenzione dei lettori di Delos quelli che, a mio parere, sono gli esempi migliori e più interessanti di fantascienza al di fuori dei confini riconosciuti del genere.

Ho rubato il titolo della rubrica, Diaspora, a un recente romanzo di Greg Egan, in cui la razza umana si diffonde attraverso lo spazio e gli universi paralleli clonando e mutando se stessa, ma sempre mantenendo in sé la scintilla originaria di umanità. Diaspora si propone di monitorare le mutazioni della fantascienza, mentre si diffonde in universi paralleli che non avremmo mai immaginato le appartenessero.