I trivellatori pontifici cercarono allora di localizzarmi seguendo la scia di urla disperate che emettevano i poveretti a cui ero costretto a tritare le gambe. Ma visto che ressa compatta impediva ai senza-gambe di cadere e le loro grida comprensibilmente strazianti erano difficilmente distinguibili dai cori inneggianti al Papa, alla fine gli inseguitori persero le mie tracce. Ero salvo. Almeno per i seguenti tre minuti. Ma al massimo quindici minuti dopo sarei morto comunque.

Tre minuti era infatti il tempo minimo occorrente agli agenti svizzeri per localizzarmi grazie al segnalatore sicuramente nascosto nel proiettile che mi aveva colpito. Finché mi ero trovato tra la folla ero stato protetto dall'accavallamento dei segnali provenienti da tutte le altre pallottole sparate. Ma adesso ero isolato e facilmente identificabile. Quindici minuti circa era invece il tempo d'azione della mortale carica radioattiva ad effetto accelerato celata anch'essa nel proiettile. Visto che ormai non potevo più salvare la pelle, dovevo almeno cercare di salvare l'anima. Il che, in quelle circostanze, non era affatto uno scherzo.

Mille azioni! Mi mancavano solo mille azioni DIO S.r.l. per il Passaporto Celeste! L'equivalente di tre mesi del mio pur ricco stipendio. Una cifra spropositata se da guadagnare in dieci minuti. Avevo una sola via d'uscita. Forse.

Manipolai il mio crocefisso multifunzionale e ne ricavai un aviojet (...la Tecnologia!...), quindi impiegai due minuti scarsi a raggiungere in volo la filiale di zona della mia organizzazione , evitando così per un pelo la prima batteria di missili vaticani. Infilai di corsa il dedalo di corridoi che conduceva all'ufficio ingaggi evitando accuratamente le mine. Giunsi davanti al caporeparto con cinque minuti buoni di vita. Stavo già male. Lui aveva una tuta contro le radiazioni. Non ebbi bisogno di spiegargli niente. Era abituato. Non ero il primo dei loro ad essere in procinto di tirare le cuoia ad un passo soltanto dal Passaporto Celeste. Forse per gratitudine (ma più probabilmente per interesse) concedevano ai loro dipendenti il privilegio di poter vendere il proprio corpo in caso di necessità. Per il mio mi diedero giusto mille azioni DIO S.r.l. Era tanto, considerato che erano abituati a riceverli - in omaggio - . Firmai il necessario e dopo una complessa ma veloce serie di operazioni bancarie un terminale sfornò il mio Passaporto Celeste. Trovai grottesco che la stessa Chiesa che mi stava uccidendo mi rilasciasse il passaporto per il Paradiso. Comunque ce l'avevo fatta! Mancavano tre minuti.

Venni istantaneamente introdotto in un salotto elegante dove due stupende ragazze discinte mi saltarono addosso coprendomi di moine. Feci fatica ad apprezzarle in quanto i primi conati di vomito mi stavano annunciando la fine. Non ho mai capito come si possa morire di radioattività in un quarto d'ora; ma non è importante.

Ero già seminudo ed avevo un minuto di vita. Mi stupii che aspettassero tanto. Poi, infatti, una porta si aprì tanto bruscamente che uscì dai cardini ed un sicario svizzero mi si parò davanti con la pistola spianata. Non dubitai che l'avessero addirittura chiamato quelli della mia stessa organizzazione. Il sicario disse qualcosa che non afferrai, poi si espresse meglio dando voce al suo cannone.

Vidi un lampo, un bianco chiarore al centro della fotografia che mi si stampò nel cervello... un attimo prima della pallottola!

Eh sì, ragazzi, il proiettile mi centrò proprio in mezzo agli occhi, i miei bei occhioni azzurri... Forse li sentii incrinarsi, come fossero due pregevoli globi di cristallo... ma non so, non potrei giurarci. Certo è che il rombo dell'esplosione mi inondò subito dopo la mente, mortificante colonna sonora alla fotografia dello sparo che misteriosamente persisteva nei miei centri visivi ora che gli occhi non erano più abilitati alla loro funzione.