Goliath

Goliath

Mentre osserva il corpo di una giovane ragazza giapponese trovato in una discarica di Torino, il commissario Ferrante intuisce che quell'indagine non sarà come le altre. Ferrante è un randagio, agisce da solo, ma in questo caso a fargli da spalla viene mandato un elemento ancora più strano: l'ispettore Kenzo Stasi, mezzosangue di madre italiana e padre giapponese.

Ma in questa oscura Torino futura si aggira anche lo Spettro, l'ombra più nera di tutte, un assassino che deve garantire il fallimento di un antico patto.

La lotta che ne scaturirà, in un crescendo di violenza, porterà Kenzo in Egitto, dove finalmente si troverà faccia a faccia con lo Spettro e ne assaggerà il potere; in Giappone, dove imparerà a sostenere la responsabilità di essere un Mistico e dove incontrerà Suigetsu, la bambina che rappresenta la chiave per la soluzione finale; fino alla resa dei conti su Jipango, la stazione spaziale che custodisce il segreto al quale tutti ambiscono: Goliath, l'unica via per ottenere potere illimitato.

Alberto Cola è nato a Tolentino (Macerata) il 30 novembre 1967. Amministratore immobiliare, divide il suo tempo tra scrittura e lettura, le sue passioni; in particolar modo adora scrittori come Mishima, Le Carré, Stout, Baricco, King ed Ellroy. Tra gli altri, ha vinto i premi Alien, Courmayeur, Akery e Future Shock. Suoi racconti sono stati pubblicati in varie antologie: I mondi di Delos (Garden), Futuro Europa (Perseo Libri), Strani Giorni (Millemondi, Mondadori), Carri Futuri, Il ritorno del Re (Il Cerchio), Sette anni alieni (Solid). Inoltre suoi racconti sono apparsi nella riviste Futuro News (Fanucci) e Strane Storie (Lo Stregatto).

- La scheda su LiberSapiens

Il vento si è lamentato per tutta la notte.

Se ne veniva su indolente dal Danubio, quasi non potesse fare altro. All'alba, le brutte rovine della vecchia Vienna sono tornate di nuovo alla luce. Inner stadt, la città interna; più lontano, il Prater.

Siamo qui da circa un mese, ma è ancora difficile abituarsi alla freddezza luccicante di Vienna dopo il calore intenso di Rabat e, tre anni prima, il chiasso colorito di Shanghai. La folla pulsante nelle vie è l'unica costante che ci accompagna nel tempo.

La stanza è appena illuminata da piume di luce. Tangi sta dormendo. Mi piace guardarla la mattina presto, prima che la sua pelle schiarisca senza preavviso, inghiottendo quell'incredibile sfumatura color cenere venata d'azzurro che la ricopre al buio, e gli occhi viola, appena nascosti dalle palpebre socchiuse. Sono un privilegiato, perché per la maggior parte degli esseri umani è difficile quantificare la propria fortuna. Per me è diverso: io ho Tangi.

La facciata dell'albergo da questo lato è ancora buia. Ovunque, le cupole scintillanti di Shangrila s'immergono nel risveglio. Ogni mattina nulla sembra trovarsi dove la notte l'ha sorpreso; è la nostra magia.

Faccio sempre ricostruire le mie proprietà in alto, per il panorama; oppure predispongo una collina artificiale se il terreno non lo consente. E' più forte di me. Devo afferrare la vita che sale come un ruggito; mi fa sentire utile, giustifica il mio essere qui. Adesso.

- Saranno tre anni molto lunghi. - La voce di Tangi è ancora impregnata di sonno. Ha la capacità tipicamente femminile di svegliarsi quando non mi sente vicino. - Voglio tornare in oriente, la gente è più calda e il clima migliore. Matias, andiamocene...

Mi piace il suo tono da bambina che mette il broncio. E' come se un po' di dolcezza piovesse addosso ai tetti e alle persone. E' così vera nel suo modo di essere, che a volte dimentico di avere davanti un costrutto. Tangi sa che non possiamo spostarci, ma vuole ugualmente farmi sapere che Vienna non le piace. L'Europa, non le piace.

Un fruscio, poi il suo corpo aderisce al mio mentre mi abbraccia da dietro. Un gruppo di costrutti arranca lungo il viale pieno di obelischi e arcate, le braccia cariche di sculture e arredi vari. Alcuni di loro si fermano indicandoci, altri ridono e prendono a fare gesti di saluto. Hanno riconosciuto Tangi.

- Non possiamo disdire un contratto, lo sai - rispondo, mentre il suo abbraccio si fa più morbido, simile a un richiamo. - Finirà presto, come ogni volta. E sarà ora di ripartire.

Le nuvole irridono il cielo con riflessi arancio e argento.

E' un inverno strano che ricopre ogni cosa di luccicante umidità e fuori, oltre le nostre mura, Vienna risponde con lo sguardo stanco di ogni giorno.

A Shangrila non è facile comprendere il mutare delle stagioni, né la funzione del tempo. A volte, vorrei che l'immutabilità non facesse parte della mia vita; vorrei sentire il sapore degli anni che scorrono, e dei cieli che cambiano.

Hadj si avvicina in silenzio, le vesti che frusciano, impercettibilmente. Negli anni la sua discrezione si è rivelata una compagna preziosa, e la devozione il migliore dei mantelli. Era poco più che un adolescente quando lo presi con me; ora il suo corpo abbronzato e nodoso, simile a una pianta abituata a qualsiasi tipo d'intemperie, mi ricorda ogni istante della nostra amicizia vissuta tra queste mura, e il tempo trascorso che sul suo viso ha disegnato una serenità impossibile da riprodurre.