Rumore e immagine durarono a lungo, congelati. Avvertii la mia coscienza costruire nuovi ponti, impiantare strade a sostituzione di ciò che era andato distrutto. Ma le strutture crollavano, come una fila di soldatini, più velocemente di come potessero venire rimpiazzate.

Se ne sono sentite tante su cosa si provi in punto di morte. Molti sostengono di essersi visti scorrere rapidamente tutte le fasi salienti della loro vita. I parenti, gli amici, i propri amori.

A me venne in mente una pizza coi capperi, in tutti i suoi particolari, e provai il curioso desiderio di accarezzare un armadillo, nonostante non ne avessi mai visto uno. E mai ne avrei più avuto l'occasione! Questo pensiero mi atterrì. Compresi cosa significasse morire. Era una limitazione pazzesca!

Così il mio residuo di coscienza si incanalò in una giustificata spirale paranoica. Pensai: e se il Passaporto Celeste non valesse un fico secco? Fu un momento terribile. Chi mi assicurava che Dio esistesse realmente? E se fosse esistito, sarebbe stato come lo definiva la Santa Madre Chiesa? E se Dio esisteva ed era come si diceva, perché i papi erano sempre così restii a morire? E se alla morte fosse seguito il Nulla? Cos'era il Nulla? Perché ora avevo quella gran paura a morire? Mi resi conto di essere in un bel pasticcio.

La fotografia dello sparo si stava lentamente diradando. Ed il rombo affievolendo. Il loro posto stava venendo preso dal buio e dal silenzio. Il Nulla! Perché proprio il nulla?! Se Dio fosse esistito, non sarebbe dovuto apparirmi Lui? O qualcuno che ne facesse le veci? Al limite anche il Diavolo, ma non il Nulla! Immaginai però che ormai fosse troppo tardi per recriminare, per pentirsi e per tutte quelle cose lì. Presto avrei saputo, o forse no, se per me il tempo si sarebbe ristretto al nulla o esteso all'infinito. Sempre che ciò non fosse stato, in qualche modo, la stessa cosa.

Forse avvertii l'impatto del mio corpo contro il suolo o forse avevo da tempo finito di cadere e gli attori avevano iniziato a compiere le loro turpi azioni su di me, sta di fatto che gli ultimi sottili e vaghi fili sensoriali che mi recavano gli eventi del mondo mi comunicarono un'impressione di interazione violenta. Poi, anche questi si lacerarono e rimasi solo. Quindi il crollo delle strutture della mia coscienza conobbe il suo apogeo e tutto perse di significato.

Finalmente morii.

2.

La cosa più stupida da fare sarebbe dire - Qualche ora dopo... - oppure - Dopo che fu trascorsa l'Eternità... - o - Un bel mattino... - . Più che essere stupido ciò non avrebbe senso.

Mi trovavo in una stanza che aveva tutta l'aria di una sala d'aspetto. Era arredata bene, come di solito si vede sulle riviste specializzate. Una parete era addobbata con un antico dipinto d'ispirazione cristiana dal Vangelo secondo Mac Donalds e raffigurava un particolare dell'Ultima Cena Fast Food: l'emozionante momento della moltiplicazione dei Fishburger.

Rivolsi l'attenzione a me stesso. Apparentemente c'ero tutto. Mi tastai più per questione di tradizioni letterarie che per l'effettivo bisogno di verificare se c'ero veramente. Mi sentivo bene. Cos'era successo?

Se ero morto mi era andata bene. Voleva dire che c'era una vita dopo la morte. D'altronde non vedevo come avrei potuto non esserlo. L'evidente trapasso doveva avermi affinato le capacità intellettuali; mi sentivo infatti molto più intelligente di prima. Tanto meglio! E da buon neofita della nevrosi mi chiesi subito: - E se tutto fosse soltanto un'illusione? - Morendo avrei almeno dovuto perdere la mia esistenza corporea. Non potevo continuare ad interagire con la materia come se niente fosse stato. Altrimenti che differenza ci poteva essere tra la vita e la morte?