Il suo sguardo si spostò a destra, al cilindro di luce dorata. Era una scena tranquilla e calda: sullo sfondo di un cielo tropicale, una ragazza nuda stava sdraiata con il capo appoggiato a un tronco d'albero che il mare aveva trascinato ad arenarsi sulla sabbia bianchissima; impercettibili onde cristalline lambivano una mano abbronzata, molle nell'abbandono della sonnolenza, e una sottile striscia bianca spiccava attorno al dito medio.

Valeria si spostò lateralmente di qualche passo; la ragazza, come faceva sempre, si mosse. La mano risalì lungo la curva del fianco, seguì il disegno appena accennato delle costole fino al seno. Poi, in un gesto non compreso dalla programmazione, la ragazza si mise a sedere di scatto e fissò la propria mano nuda. La bocca disegnò un'esclamazione di stupore.

Valeria si fece più vicina al cilindro, la luce del sole tropicale le inondò il viso. Lei ne sentì il calore sulle guance. Gli occhi celesti della ragazza adesso sembravano guardare dritto verso di lei, e le labbra si mossero ancora.

- Hai trovato il mio anello. Me lo rendi, per favore? - Era una voce chiara e reale, senza la foschia del sogno. La ragazza tese la mano destra e ripeté: - Per favore.

In un tremito leggero, le dita di Valeria sfiorarono la superficie del cilindro e la penetrarono con facilità. Come immergere la mano nell'acqua di uno stagno rimasta a lungo sotto il sole, ma pura e non ancora contaminata dalla putredine. La ragazza prese l'anello, e Valeria sentì che le dita erano calde e un po' umide. Fragranza di fiori, salsedine e olio abbronzante.

- Grazie. - La ragazza s'infilò l'anello al dito e restò a contemplare compiaciuta i riflessi della gemma contro l'abbronzatura della mano. Poi tornò a posare lo sguardo dei suoi occhi celesti su Valeria. - Non stupirti. Dovresti sapere che la notte annulla i confini di ciò che la gente crede essere realtà.

La voce era così concreta che un breve sussulto di paura scosse l'immobilità dello sbalordimento. Valeria arretrò e si guardò attorno.

Le stavano sorridendo. Tutti quanti.

Un giovanotto in giacca da sera stava scendendo dalla sua auto sportiva e aveva in mano una coppa di champagne che alzò in un brindisi; un'attrice bionda le mandava baci dal bordo di una piscina; e tre bambini in mezzo a un prato avevano smesso di rincorrere il loro cagnolino e le facevano ciao con la mano: il cane agitava la coda e uggiolava. Persino un gatto siamese, da un trono di cuscini blu come i suoi occhi, le faceva le fusa.

- E' come... - Il bisbiglio di Valeria suonò assai più irreale della voce dell'ologramma. - E' come quando mia madre, la sera prima che mi addormentassi, mi raccontava delle bambole che la notte prendono vita per giocare come piace a loro...

- Mi auguro che tu le abbia creduto. - Era stato il giovanotto elegante a parlare, mescolando dolcezza e ironia in un sorso di vino. Poi le tese la coppa. - Vuoi?

Di nuovo, Valeria guardò la sua mano immergersi senza sforzo nella luce. Chiuse le dita, cautamente, attorno allo stelo di cristallo: liscio, fresco. Nel portare la coppa alle labbra percepì il profumo fruttato del vino, perfettamente reale. Bevve un sorso. Il liquido biondorosato le solleticò il palato, ghiacciato al punto giusto.

- Sei simpatica, sai? - disse uno dei bambini.

Valeria scosse la testa. - Spiegatemi! Cosa sta succedendo? Vi prego, spiegatemelo. - In un sussurro stordito.

Il giovane in giacca da sera si appoggiò alla portiera della Ferrari, disinvolto e rilassato. - Non c'è nulla da spiegare - disse. - E' la notte che permette tutto questo. Ovviamente, se tu non ci piacessi, non ci saremmo mai rivelati a te.