Se anche non dimostra che l'uomo discende dalla scimmia, l'esistenza del gioco del calcio tuttavia dimostra in modo evidente in primo luogo che l'uomo civilizzato non si differenzia poi troppo dalle popolazioni di aborigeni che ancora vivono in tribù nelle foreste africane ed amazzoniche, e secondariamente che Philip Dick probabilmente non era pazzo, ma tutti gli altri sì.

In Italia ed in molti altri paesi, il gioco del calcio è un rituale magico collettivo assimilabile a quelli che da millenni gli aborigeni praticano nei loro villaggi per regolare i rispettivi equilibri psico-sociali. Quando si assiste ad una partita di calcio o si parla di una partita di calcio si verifica un fenomeno che parafrasando un concetto noto chiamerei Sospensione dell'Umanità, un momento mistico nel quale tutto ciò che distingue l'essere umano dal troglodita scompare più o meno temporaneamente, ed i soggetti coinvolti si calano in un mondo allucinatorio dove le inutili gesta di 22 deficienti che tirano calci ad un pallone si caricano di un'abnorme massa di significati simbolici che vanno a pescare e ad alimentarsi nel grande serbatoio degli archetipi umani ed inumani traendone lo spunto ed il carburante atti a vivere una bella bolla di delirio condiviso. La partita di calcio assurge ad incarnazione metaforica di archetipi millenari, irresistibile scatta la magia ed individui apparentemente senzienti e talvolta anche intelligenti si trasmutano d'un tratto assurdamente in bipedi evidentemente subumani in grado di pensare e profferire solo un limitato repertorio di sciocchezze. Tutto ciò, se osservato dall'esterno della bolla di delirio, è assolutamente sublime, nonché un po' imbarazzante, perché anche l'umano più umano si è in qualche occasione trovato all'interno di tali bolle di follia, e non è sempre piacevole riconoscere nelle altre persone inestetismi che in qualche misura conteniamo pure noi. Di solito, tuttavia, la follia di tale comportamento è invisibile in quanto tale. La riconosciamo come follia soltanto quando osserviamo un documentario sui riti magici delle popolazioni sottosviluppate, perché si tratta di una follia a noi sconosciuta e quindi non condivisa. Quando la follia tocca a noi, il Dottor Jeckill diventa Mister Hyde e fino alla fine del suo momento di Sospensione dell'Umanità diventa grottesco ed irriconoscibile. Poiché questo più o meno spesso succede a tutti, nessuno ci fa veramente caso.

Ora che abbiamo sapientemente scremato ben bene i lettori con questa serie di riflessioni poco popolari, possiamo lasciare da parte questo punto di vista e venire finalmente al dunque, qualsiasi esso sia.

Nel momento in cui scrivo è ancora viva nella memoria di quasi tutti gli italiani l'eliminazione dell'Italia dai mondiali di calcio 2002, ad opera della Corea. Un fatto di per sé completamente irrilevante, se non fosse per le potenti forze psicomagiche da esso scatenate in Italia, proprio a causa di quelle proprietà magiche e liturgiche del rituale calcistico di cui si è precedentemente accennato. Come è noto, dal verduraio alle più alte cariche dello stato italiano si è levato un sublime coro lagnoso di isterico senso di persecuzione; decine di milioni di italiani si sono ritrovati catarticamente uniti nell'imprevista, ma liberatoria, giaculatoria di lamentele per l'operato degli arbitri. Trovo poco interessante entrare nel merito della polemica sulla correttezza dei comportamenti arbitrali; le regole del gioco dicono che è l'arbitro - cioè un uomo solo vestito di nero in mezzo al campo di gioco - l'unico soggetto titolato ad interpretare cosa accada sul campo e quindi a fissare la verità storica di quanto in una partita avvenga (poco importa che ci siano anche i guardalinee ad aiutarlo). Piaccia o non piaccia la regola è questa, e se la regola è questa significa che la maggior parte di coloro che nutrono interesse nel gioco del calcio la condividono, altrimenti si batterebbero per cambiarla e la regola cambierebbe in un baleno. Ma la regola non cambia perché le fantasie persecutorie fanno evidentemente parte del rituale, e se l'arbitrato fosse completamente scientifico ed oggettivo questo elemento andrebbe perduto, ed evidentemente, sotto sotto, questo nessuno davvero lo vuole. Alla gente piace poter dare la colpa a qualcuno degli eventi che non seguono il corso voluto, nella vita come nella meta-vita sportiva. Cosa c'è quindi di meglio di un arbitro che veramente commette errori, per aggregarsi tutti uniti a stigmatizzarne la colpa?