Estremamente e - in un certo senso - sorprendentemente fedele all'umorismo di Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti è un film di fantascienza molto originale e - soprattutto - particolarmente divertente.

Prodotto, in un certo senso, 'postdemenziale', è soprattutto un distillato colto ed ironico di tanto cinema e letteratura SFX. Il libro di Adams era - sulla carta - difficilissimo da rendere sul grande schermo per la sua costruzione brillante e - al tempo stesso - caustica, ma raffinata. Prodotto da Jay Roach, lo stesso filmaker alle spalle di commedie come Ti presento i miei e Austin Powers, Guida galattica per autostoppisti (in uscita anticipata in Italia il 12 agosto) mantiene la voce off del narratore (Stephen Fry, in originale...) per spiegare tutti gli insoliti e imprevedibili passaggi della trama.

La storia vede protagonista Arthur Dent, un cittadino inglese qualunque che - una brutta mattina - scopre come la sua abitazione stia per essere abbattuta e lasciare dunque spazio ad una nuova autostrada. Per una strana coincidenza, questo è anche quello che accadrà alla Terra dopo un paio d'ore. I Vogon, degli alieni enormi e burocraticamente ritardati, senza pietà, demoliscono l'intero pianeta per fare posto a un'autostrada (spaziale). Fortunatamente per Arthur, il suo migliore amico non è un terrestre qualsiasi, ma un alieno in incognito che lavora per la mitica Guida galattica per autostoppisti. L'inseparabile Bibbia di qualsiasi essere voglia andarsene a spasso per l'universo. Dopo una rocambolesca fuga dal pianeta solo qualche secondo prima che diventi polvere cosmica, i due amici finiranno prima su un'astronave Vogon, poi su quella dello scioperato (e vanitoso) Presidente della Galassia Zaphod Beeblebrox che, oltretutto, qualche sera prima aveva rimorchiato a una festa Trisha, la ragazza che Arthur aveva conosciuto per primo.

L'astronave di Zaphod e Trisha McMillian che - per comodità - si fa chiamare Trillian, è rubata. I Vogon li inseguono e - a bordo del gioiello di tecnologia - c'è anche Marvin, un avanzatissimo robot con una grande personalità e un'iperbolica crisi depressiva che in inglese ha la voce di Alan Rickman. Perché questa lunga fuga? Per cercare la domanda fondamentale alla risposta data dal Supercomputer Pensiero Profondo (Helen Mirren, in inglese) più di sette milioni di anni prima: "42". Cosa significhi questo numero nessuno lo sa, ma la risposta potrebbe spiegare il senso dell'intero universo. E' così che i cinque personaggi (per non parlari di due topolini bianchi clandestini...) si imbarcheranno in un'Odissea spaziale con pochi precedenti e punti di contatto con il passato. Un viaggio cosmico paradossale e pieno di pericoli che il male assortito gruppo di autostoppisti galattici porterà a compimento nella maniera più sgangherata a imprevedibile possibile: a contatto con creatori di mondi, alieni che hanno inventato prima il deodorante eppoi la ruota, topi che hanno commissionato la costruzione del pianeta Terra. Tutti gli ingredienti dell'esilarante romanzo di Adams che si ritrovano in un film dalla matrice fortemente ironica e volutamente insolita.

Certo, non tutti potranno essere soddisfatti dell'adattamento del libro di culto scritto da Adams. Eppure, oltre alla consapevolezza che non tutti possono essere soddisfatti, bisogna pensare a quanto stia stato complicato adattare un romanzo come questo.

Quello che è più importante è come la produzione abbia saputo conservare lo spirito di Adams cui il film è dedicato e - soprattutto - le regole dell'universo dal lui descritto nella guida galattica. Un plauso va anche alla versione italiana il cui doppiaggio è stato curato da Roberto Morville di Buena Vista: oltre all'esilarante canzone dei delfini che apre il film, un momento di pura genialità è dato dal monologo della balena che cade sul pianeta, la cui voce appartiene ad uno straordinario Daniele Formica. Un momento di comicità pura perfettamente in linea con lo spirito del romanzo e del film.

Pur non risultando né straordinario, né tantomeno indimenticabile, Guida galattica per autostoppisti è una perfetta trasposizione dell'anima del libro e - soprattutto - delle caratteristiche dei suoi personaggi.

Sebbene possa risultare, in alcuni momenti, eccessivamente accentuato l'elemento demenziale, Guida galattica per autostoppisti resta un lungometraggio assasi piacevole, originale e divertente. Ma - sopratttutto - una grande dichiarazione d'amore nei confronti della fantascienza cinematografica e non solo, interpretata da un gruppo di attori perfetti nel misurarsi con i personaggi creati da quel talento indimenticabile di Douglas Adams.