A leggere le cronache di quest’inizio 2020, pare che l’umanità sia piombata dritta dritta in un romanzo di fantascienza; catastrofico ed apocalittico ovviamente. Le notizie che arrivano dalla Cina, in particolare da Wuhan, capoluogo della provincia dello Hubei, la più popolosa città della Cina centrale, sembrano copiate pari pari da romanzi quali Io sono leggenda (I Am Legend, 1954) di Richard Matheson, Morte dell'erba (The Death of Grass, 1956) di John Christopher (pseudonimo di Sam Youd), Il grande contagio (The Darkest of Nights, 1962) di Charles Eric Maine, Andromeda (The Andromeda Strain, 1969) di Michael Crichton e L'ombra dello scorpione (The Stand, 1978) di Stephen King. Ma gli esempi sono tanti e forse il primo di tutti a descrivere uno scenario da pandemia globale è stato Jack London, con il suo La peste scarlatta, conosciuto anche come Il morbo scarlatto (The Scarlet Plague, 1912).

La letteratura, non solo la science fiction, è ricca di opere in cui si parla di peste e simili malattie letali, ma la fantascienza ha forse introdotto alcuni elementi nell’ideale “storia del romanzo della pandemia globale” che possono indurre a interessanti riflessioni. Il primo è la possibilità che il virus venga dalla spazio, causando l’estinzione dell’uomo. È ciò che descrive Michael Crichton in Andromeda, dove un satellite militare cade nei pressi di una cittadina dell’Arizona, lasciando solo due sopravvissuti: un anziano e un neonato. Un virus alieno è la causa di questo disastro, ma i biofisici più capaci della nazione si trovano di fronte ad uno scenario mai visto prima e ad un virus che potrebbe spazzare via l’intera umanità.

Il secondo elemento interessante, introdotto dalla fantascienza, è che non sia stata la natura a creare un agente patogeno, ne che provenga dallo spazio, ma che sia stato l’uomo stesso, in un laboratorio, a dar vita ad un virus letale per la razza umana. È quel che accade nel romanzo L'ombra dello scorpione di Stephen King, in cui un’arma batteriologica è sfuggita al controllo degli scienziati che l’hanno creata e ha annientato quasi tutta la popolazione dell'America settentrionale (e, presumibilmente, del mondo).

Anche in L'ultimo degli uomini (Oryx and Crake, 2003) di Margaret Atwood, l'umanità è stata quasi del tutto sterminata da un virus appositamente progettato, a cui però l’autrice canadese aggiunge anche fattori “ambientali”, come il riscaldamento globale e l'inquinamento.

Un altro scenario catastrofico disegnato dalla fantascienza, ci viene narrato in Morte dell'erba di John Christopher, in cui ad essere colpiti da un virus non sono gli esseri umani, ma tutte le piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Graminaceae, tra cui il comune foraggio erbaceo da graminacee, il mais, il miglio, il sorgo, la segale, l'orzo, il riso e il grano, praticamente le basi dei nostri alimenti e di quelle degli animali.

Si potrebbe disegnare una vera e propria mappa del romanzo della pandemia globale, ma quello più terrificante relativamente a questo genere di letteratura, è quello scritto dal Global Preparedness Monitoring Board (GPMB), una commissione indipendente di quindici esperti internazionali convocata da OMS e Banca Mondiale. Secondo questi esperti, uno scenario possibile è la comparsa di un virus, di origine sconosciuta, in grado di propagarsi per tutto il mondo per via aerea, che nel giro di 36 ore potrebbe uccidere circa 80 milioni di persone…

Le conseguenze di una tale catastrofe, ci raccontano gli esperti del GPMB, si sentirebbero anche in economia, con il calo del PIL globale, che porterebbe altre morti, forse a milioni.

Insomma, la fantascienza ci sta avvertendo da anni dei possibili rischi di una pandemia globale, ma a quanto pare lo hanno fatto anche gli scienziati e gli esperti del Global Preparedness Monitoring Board che, pur concludendo che non siamo ancora pronti per affrontare uno scenario del genere, ci forniscono le linee guida per evitare una tale catastrofe. Da un lato rafforzare l'educazione sanitaria nei Paesi dove la povertà è ancora forte e dall’altra adottare nei paesi sviluppati un codice etico su cosa sia lecito fare in ambito biologico e cosa non lo sia, per evitare la “creazione” di virus.

Lo ripeteremo fino alla noia: la fantascienza non è un oracolo, non fa previsioni, non è l’oroscopo della civiltà umana, ma ragionando sul futuro, ipotizzando scenari che non sono ancora accaduti, talvolta ci prende, come si suol dire, e allora è opportuno, forse, darle retta, cominciando a leggerla per creare una “coscienza” su tematiche che possono mettere in pericolo tutti.