La nascita dello space rock

Negli anni che precedono la nascita del rock and roll ci sono occasionalmente delle canzoni che affrontano, soprattutto in modo scherzoso, il tema del viaggio al di fuori del nostro pianeta: l'influenza è dovuta al nascente interesse per l'esplorazione spaziale, conseguenza della guerra fredda tra USA e URSS. Abbiamo così nel 1951 la "First Lady of Song" Ella Fitzgerald che incide per la Decca una canzone dal titolo Two Little Men in a Flying Saucer.

Un primo momento fondamentale in cui i viaggi spaziali diventano in modo deciso fonte d'ispirazione per i musicisti è tra la fine del 1966 e il 1967. Il rock assume connotazioni psichedeliche a causa dell'utilizzo di sostanze psicotrope da parte di molti artisti. Accade così che i "viaggi" indotti dalle sostanze non avvengano solo al di fuori del proprio corpo ma si spingano oltre l'atmosfera terrestre. Nasce lo space rock, movimento musicale che ritroveremo più volte nel corso degli anni, con connotazioni diverse. I tempi non sono ancora maturi per veri e propri racconti di missioni spaziali in musica: le prime canzoni dello space rock possono essere definite tali più per l'ambientazione data del tessuto sonoro che per i testi.

Una delle prime canzoni che rappresenta la commistione tra i due tipi di viaggio è Fifth Dimension dei Byrds (dall'album omonimo del 1966), anche se il termine space rock viene coniato dalla stampa per il singolo successivo estratto dal disco: Mr. Spaceman, brano in cui viene immaginato un contatto con una civiltà aliena.

Tra i pionieri di questa nuova forma musicale c’è un gruppo londinese che esordisce nel 1967 e che sarà destinato a scrivere capitoli fondamentali nella storia del rock: i Pink Floyd. Guidati da Syd Barrett, cantante, chitarrista e paroliere, pubblicano The Piper at the Gates of Dawn, considerato una delle vette del rock psichedelico. Astronomy Domine, il brano che apre il disco, è incentrato sull'immensità dell'universo e sulla magnificenza delle stelle, temi cari a Barrett sin dalla giovane età. Nel brano sono presenti infatti i nomi di pianeti (Giove, Saturno, Nettuno) e satelliti (Titano, Oberon). Interstellar Overdrive è un brano strumentale lunghissimo (più di nove minuti): l’ambientazione fantascientifica è data, oltre che dal titolo, da un tema musicale fatto di chitarre distorte, dissonanze, improvvisazioni.

La fantascienza è un argomento ricorrente nei Pink Floyd degli esordi. Il secondo album, A Saucerful of Secrets (1968), si apre con Let There Be More Light, brano in cui Roger Waters (che è diventato il songwriter del gruppo dopo l'abbandono forzato di Barrett) immagina uno sbarco alieno nella base della Royal Air Force di Mildenhall, nel Suffolk. Set the Controls for the Heart of the Sun è ispirata a un romanzo del 1965 di Michael Moorcock intitolato The Fireclown (ripubblicato poi come The Winds of Limbo e inedito in Italia).

Negli stessi giorni in cui i Pink Floyd pubblicano il loro primo disco, esordisce sulla scena musicale un altro artista tra i più importanti della storia del rock: Jimi Hendrix. Nativo di Seattle, si trasferisce a Londra per formare i Jimi Hendrix Experience, la band con cui incide i primi 45 giri e l’album d’esordio Are You Experienced? Il disco raggiunge il secondo posto nelle classifiche britanniche e si prepara a sfondare anche oltreoceano. Nella versione americana e canadese del disco (nel resto del mondo solo su 45 giri) troviamo la celebre Purple Haze, probabilmente ispirata al romanzo Notte di luce (Night of Light, 1957) di Philip Josè Farmer, libro letto e apprezzato dal chitarrista. Tra i brani figura anche Third Stone from the Sun, in cui viene immaginato un viaggio alieno alla scoperta del pianeta Terra. Il testo non è cantato ma solo recitato su una base dominata dalla chitarra distorta di Hendrix e dal drumming furibondo di Mitch Mitchell. Gli alieni a bordo della Star Fleet osservano le bellezze della Terra ma evidentemente non restano particolarmente attratti dal genere umano, visto che i versi finali lasciano intendere la distruzione del pianeta.