Un astronauta che perde il contatto con la propria navicella durante il viaggio verso la Luna. Un umano che assurge a messia grazie agli alieni. Un extraterrestre che viene sulla Terra per provare a salvare il proprio pianeta dalla siccità.

David Bowie è stato, nella sua poliedricità, l'artista che più di tutti è riuscito a trasferire la fantascienza nella cultura pop, attraverso i dischi, i concerti, il cinema, i videoclip. E, per uno scherzo del destino, il suo legame con la fantascienza comincia e finisce con la stessa immagine, in una sorta di involontaria Ringkomposition: un astronauta che fluttua inerme nello spazio. Dalle visioni psichedeliche di Space Oddity (1969) all'inquietante videoclip di Blackstar (2015).

Proviamo a ripercorre le tappe principali del lungo viaggio di David Bowie nello spazio e nel tempo.

Dopo l’omonimo disco d’esordio del 1967, accolto tiepidamente da pubblico e critica e promosso altrettanto tiepidamente dalla casa discografica (la Deram Records), Bowie pubblica nel 1969 il secondo disco intitolato Space Oddity. La title track balza in poche settimane ai primi posti delle classifiche di vendite spalancando così al ventiduenne cantante le porte del successo. L’idea di comporre una canzone ambientata nello spazio viene a Bowie dopo la visione di 2001: Odissea nello spazio. L’omaggio al film è nel titolo del brano e nella parte finale, che riprende uno dei temi della colonna sonora composta da Ligeti. La storia è celeberrima: Major Tom, protagonista di un viaggio verso la Luna, resta intrappolato al di fuori della navicella spaziale; l’unica cosa che può fare, mentre fluttua impotente nello spazio, è ammirare il pianeta natio.

Here I am floating round my tin can

Far above the Moon

Planet Earth is blue

And there’s nothing I can do.

La canzone di Bowie si rivela la colonna sonora ideale di un periodo in cui la conquista dello spazio sta raggiungendo il culmine. Nonostante il tragico finale non sia propriamente beneaugurante per gli astronauti che si cimentano nella conquista della Luna, Space Oddity viene utilizzato da molte emittenti radiofoniche come tema musicale nei servizi dedicati al primo allunaggio.

Il legame con la fantascienza resta saldo anche nel disco successivo, pubblicato nel 1970. Il titolo provvisorio, accantonato poche settimane prima della pubblicazione, era Metrobolist, in omaggio al film Metropolis di Fritz Lang. Il titolo definitivo (The Man Who Sold the World) riprende quello del romanzo breve The Man Who Sold the Moon di Robert Heinlein. La title track sembra ispirata al racconto di Ray Bradbury Night Meeting (Incontro di notte, da Cronache marziane), in cui terrestre e un marziano si incrociano nei deserti di Marte, ognuno convinto che l'altro provenga da un lontano passato.

Il quarto album, Hunky Dory, non contiene riferimenti alla fantascienza, sebbene l'artista, in una delle sue canzoni più note, si chieda se vi sia vita su Marte (Life On Mars?). Il brano ispirerà tra l'altro il titolo della (quasi) omonima serie televisiva (Life On Mars) della BBC in cui si mescolano fantascienza e poliziesco.

Il disco seguente, pubblicato nel 1972, consacra David Bowie come rockstar di livello mondiale. È un concept album basato su una storia di fantascienza ideata dallo stesso Bowie. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars racconta, con alcune delle canzoni più celebri della storia del rock, le vicende di un ragazzo (alter ego di Bowie) che tramite la propria radio entra in contatto con gli alieni e, attraverso i loro messaggi rivelatori, diventa una rockstar e assurge a un ruolo messianico sulla Terra.

Il contatto tra Ziggy e gli alieni si stabilisce nel corso di una trasmissione radiofonica:

There's a starman waiting in the sky,

He'd like to come and meet us

But he thinks he'd blow our minds.

Sono i versi di Starman, una delle canzoni-simbolo del disco e dell'intera produzione discografica dell'artista britannico.

La storia di Ziggy si sviluppa attraverso altri brani altrettanto noti, come Moonage Daydream, Ziggy Stardust e Suffragette City, fino al teatrale finale di Rock 'n' Roll Suicide.

Bowie incarna il personaggio di Ziggy anche sul palco, con travestimenti al limite del kitsch.

Il settimo album (Diamond Dogs, del 1974) è ancora “infarcito” di fantascienza: fin dalla copertina, che presenta Bowie come un essere mutante, in parte uomo, in parte cane. L'ispirazione deriva da Ragazzi selvaggi di William Burroughs e da 1984 di George Orwell (una delle canzoni del disco si intitola proprio 1984): i “diamond dogs” sono gli unici superstiti di una catastrofe atomica in un mondo degradato e fatiscente, soggiogato dal Grande Fratello. Nonostante le premesse interessanti, il disco risulta meno riuscito dei precedenti.

Il tour di supporto dell'album si basa su una scenografia post-apocalittica, tra grattacieli in rovina e navi spaziali.

Il legame con la fantascienza si mantiene vivo anche grazie al cinema. Nel 1976 esce il film L'uomo che cadde sulla Terra, basato sull'omonimo romanzo dello scrittore statunitense Walter Tevis. Il ruolo del protagonista è affidato a David Bowie, all'esordio sul grande schermo. Uno scienziato proveniente da un pianeta prossimo alla fine a causa della perdurante siccità, giunge sulla Terra con l'obiettivo di sfruttare le proprie conoscenze e le risorse terrestri per salvare i propri simili.

Bowie risulta talmente credibile ed efficace nei panni dell'alieno da ricevere consensi unanimi, confermati dalla vittoria del prestigioso Saturn Award come migliore attore protagonista.

I dischi successivi vedono l'artista britannico continuare a produrre ottima musica, con la cosiddetta “trilogia berlinese” (costituita dagli album Low, Heroes e Lodgers) ma abbandonare (solo temporaneamente) i temi fantascientifici. Questi riaffiorano prepotentemente nella canzone Ashes to Ashes, primo singolo estratto dall'album Scary Monsters (and Super Creeps) del 1980. Major Tom torna a vivere: ora è un uomo alienato e depresso. A rendere ancora più famosa la canzone contribuisce il videoclip, in cui Bowie si mostra vestito da Pierrot e da astronauta.

Gli anni Ottanta sono considerati piuttosto bui per la carriera dell'artista. Di questa decade vale la pena ricordare solo il ruolo del malvagio re dei folletti nel film fantasy Labyrinth (di cui cura anche la colonna sonora).

Bowie ritrova una vena artistica soddisfacente solo alla metà degli anni Novanta, guarda caso con un concept album a tema fantascientifico: 1. Outside narra di un futuro distopico (ambientato nel 1999) in cui il detective Nathan Adler indaga su alcuni omicidi commessi come “forma d'arte”. The Hearts Filthy Lesson, Strangers When We Meet e Hallo Spaceboy sono i brani che meglio rappresentano l'album.

Il brano principale dell'album successivo (Earthling, 1997) è Little Wonder, il cui videoclip (nominato come Best British Video nel 1998) mostra un alieno intento a osservare la vita dei terrestri.

Ancora fantascienza: in Heathen (tentativo non troppo riuscito di tornare alle sonorità dei primi anni della carriera) ritroviamo il tema del viaggio spaziale grazie a I Took a Trip on a Gemini Spaceship.

Arriviamo così, dopo un lungo viaggio, ai giorni nostri. Al convincente The Next Day (2013) segue il recentissimo (e bellissimo) Blackstar la cui title track, lunga ben dieci minuti, è caratterizzata da un video che unisce elementi esoterici e fantascientifici.

Tra questi il cadavere di un astronauta che fluttua nello spazio, ideale ricongiungimento al Major Tom di Space Oddity.