Per viaggiare nello spazio c’è chi ricorre ai motori a curvatura, chi si tuffa dentro un buco nero (stile Interstellar), chi preferisce spostarsi con una cabina telefonica, ma c’è anche chi ha scoperto un’alternativa assai più veloce ed economica di tutte: il pollice.

Non stiamo parlando di Ford Prefect, Arthur Dent e la “Hitchhiker’s guide to the galaxy” di Douglas Adams, piuttosto ci riferiamo ad altri due bighelloni altrettanto inseparabili, altrettanto irrequieti, che l’universo l’hanno già rovistato al principio degli anni Settanta. Sono il baffuto Kal e il biondo Morgan, conosciuti dai lettori italiani come Gli Astrostoppisti.

Nati in epoca di contestazione giovanile e di mitizzazione del viaggio come stile di vita, questi personaggi modellati sulla coppia Sutherland & Gould di Mash coniugano insieme fantascienza, umorismo e un pizzico di satira sulle pagine de Il Giornalino, una rivista tradizionale, ma aperta a proposte originali rivolte a un pubblico giovanile.

Il settimanale delle Edizioni Paoline è nato nel 1968, due anni dopo la chiusura di Vitt, l’erede del vecchio Vittorioso, e ne prosegue il discorso con autonomia, assorbendone buona parte degli autori oltre a reclutare nuovi talenti dalla brillante carriera. Le tipologie delle serie a fumetti, prevalentemente nostrane, abbracciano una vasta gamma di generi, comprendendo la comicità, l’azione, il giallo e persino lo spaghetti-western. Indispensabile, quindi, che in questo assortimento si aggiungesse anche una rappresentanza della sf, grazie a un ciclo di episodi autoconclusivi al confine tra commedia e space opera.

Non ci troviamo negli spinosi terreni di cronaca, come la lotta armata affrontata dal Commissario Spada di Gonano e De Luca, né nelle rievocazioni a fumetti dei grandi eventi storici, eppure gli Astrostoppisti riesce a essere una serie al passo coi tempi, con le sue scanzonate trame che risultano (ancora oggi) piacevoli e croccanti.

L’autore dei disegni, il rodigino Nevio Zeccara esordisce non giovanissimo sul Vittorioso, specializzandosi dal 1952 nell’illustrare avventurose storie di aviazione. Ben presto Zeccara entra a far parte dello Studio Giolitti col quale lavora a lungo con il mercato anglosassone, producendo fumetti di guerra per la Fleetway di Londra. Poco prima della parentesi erotica di Hessa, nazista tutta svastica e guêpière, dal 1963 la sf diventa una costante della sua produzione con l’uscita di Willy West, una serie graficamente vicina al Dan Dare di Frank Hampson al quale soffia le front pages della rivista Il giorno dei ragazzi. Nel 1967 il disegnatore affronta la versione a fumetti di Star Trek, anticipando le peregrinazioni dei vagabondi del Giornalino con i viaggi dell’Enterprise, si affiancheranno poi numerose altre prove riuscite, tra le quali spicca la drammatica distopia I fuggiaschi, su testi di Mino Milani.

Alfredo Castelli, poliedrico sceneggiatore milanese, ha anche lui una navigata frequentazione col fantastico, destinata a culminare nel grande successo editoriale di Martin Mystére. Nel ’69 ha fondato e diretto insieme a Pier Carpi la rivista Horror per l’editore Sansoni, nel 1970 cura anche la rivista Psyco (Naka edizioni), due testate sulle quali realizza con Carlo Peroni il fabbricante di mostri Zio Boris e il detective dell’occulto Van Helsing (sceneggiato in tandem con Baratelli).

La sinergia dei due autori, uniti dal professionismo e da una felice disposizione

per le atmosfere fantascientifiche, produrrà nel 25 giugno ’71 la prima avventura degli Astrostoppisti. Armstrong e Aldrin hanno messo piede sulla Luna con l’Apollo 11, Kal e Morgan, invece, pur essendo sprovvisti di mezzi propri girano alla grande per tutto il sistema solare, senza nessuna nozione di pilotaggio e con moltissima faccia tosta.

Un po’ hippy, ma non troppo, anticonformisti quel tanto che basta, i due amici navigano nello spazio saltando da un passaggio all’altro, muovendosi in un cosmo maldestro, trafficato, percorso da extraterrestri molto umani e robot per lo più tonti e inoffensivi.

Non ci sono minacce straordinarie né guerre stellari da sventare, piuttosto abbondano i problemi spiccioli e casi che, per quanto ingarbugliati, si risolvono sempre con più discussioni che pugni. Certo, per gente come loro che si ritrova a sbevazzare al Bar ai confini della galassia, qualche rissa ravviva l’atmosfera, l’importante è che il tutto si concluda allegramente nel giro di 6/8 tavole.

È una sf che si prende poco sul serio, non rinunciando a rileggere in chiave brillante i suoi stereotipi tra un dock spaziale e l’altro. La verve creativa di Castelli dispensa ammiccamenti e citazioni al mondo del fantastico, vedi ad esempio il mad doctor di nome Caligaris, chiaramente ispirato al personaggio del film espressionista di Wiene. In altre storie prevale un’ispirazione più surreale, come ne Il giorno che rapirono l’anno nuovo, dove un reiterato 31 dicembre continua a riproporsi come nel Giorno della marmotta del film Ricomincio daccapo di Harold Ramis. La leggerezza, rimane comunque il leit-motiv di ogni episodio.

Le storie iniziate nel numero 30 del Giornalino proseguono con la penna dell’autore lombardo fino al 1972, passando poi il timone dei testi a Silverio Della Barca, pseudonimo dell’attore e scrittore romano Silverio Pisu, che prosegue la serie fino alla sua chiusura nel 1978. Nel 1973 gli Albi del Giornalino propongono una raccolta di cinque storie degli spaziali in un una collana che vede sulle sue pagine anche degli assolo del Commissario Spada o del pistolero Larry Yuma di Nizzi e Boscarato.

La piacevolezza del fumetto fa sì, inoltre, che la serie sbarchi in Francia (solo nella gestione Castelli), venendo pubblicata dal 1975 al 1977 sulla rivista Vick col nome Les bourlingueurs de l’espace, per tornare poi nel 1981 in una breve sortita su Bengali e su Aventures e voyages.

Durante 36 episodi illustrati in uno stile caratteristico, minuzioso nel rappresentare astronavi e leggermente grottesco nelle figurine, il disegnatore dà vita al ciclo del poliziotto galattico Kriss Boyd, che corre dal 1976 al 1987 su testi di Renata Gilardini per tornare con nuove 12 storie nel ’99.

L’inarrestabile Zeccara realizzerà successivamente anche riduzioni di Verne, Lovecraft e di pellicole di successo come Jurassic Park, mentre Alfredo Castelli, lasciati gli Astrostoppisti nel 1972, regalerà al Corriere dei Ragazzi i ladri gentiluomini de Gli Aristocratici, il demenziale Omino Bufo e altre figure memorabili, proseguendo per oltre un trentennio la collaborazione con l’editore Bonelli.

La sf intanto continua a rinnovarsi e le sue storie si fanno più cupe e tecnologiche. Anche sul Giornalino il gusto del pubblico diventa sempre più lontano dalla semplicità di Kal e Morgan, che lasciano il posto tra il 1990 e il 2000 a robot in odore di Manga e cyberpunk tipo Yelo III di Cominelli o Next 2 di Vietti e Olivares.

Un altro pianeta.

Solo il ceffo di certi outsiders irriducibili e libertari non ha mai smesso di bazzicare i Bar ai confini della galassia o i Ristoranti al termine dell’universo.

Vale la pena di dargli uno sguardo. Sono posti che TripAdvisor non consiglierebbe mai.