Dunque, che il terzo capitolo della saga ideata da Michael Crichton e fortemente voluta da Steven Spielberg avesse avuto grossi problemi e non fosse piaciuto a pubblico e critica, è cosa nota. Io sono tra quelli che non lo avevano trovato tanto male (non peggio di tante altre robe più urlate e di maggior successo, per capirsi) ma capisco bene perché il film era stato largamente stroncato.

Anche nel caso di questo quarto capitolo, il film sembra avere avuto qualche problema. Previsto per l'uscita nel 2014, il lancio del film è poi stato rimandato, ufficialmente a causa di divergenze tra la Universal Pictures e gli sceneggiatori.

Qualsiasi sia la ragione, comunque, il film è appena arrivato nelle nostre sale e io ho avuto modo di vederlo un paio di giorni fa.

E mi sono piuttosto divertito.

Il film è stato presentato come una sorta di reboot del franchise, per cancellare il brutto ricordo del capitolo precedente ma, a conti fatti, ha più l’aria di un remake.

La trama riprende vent’anni da dove si era conclusa nel film originale,  e le storie e le vicende dei personaggi si rifanno a quanto raccontato nei vecchi capitoli.

Significa che senza aver visto i film precedenti non lo capirete? No.

Prima di tutto perché è una pellicola sui dinosauri e non è che ci voglia una scienza.

Secondo, perché il film è scritto in maniera abbastanza intelligente da permettere a chiunque di goderselo in autonomia… ma se siete tra quelli che hanno visto anche i tre predecessori, apprezzerete di più tutta una serie di dettagli e, in particolare, noterete una scena, giusto sul finale, che è più di una citazione ed è quasi una copia spudorata.

Detto tutto questo, Jurassic World è un bel film.

Lontano anni luce dall'essere un instant classic come il film da cui ha preso vita il franchise ma, comunque, pienamente meritevole di essere visto.

Buone, anche se non stratosferiche (ma importa a qualcuno?) le interpretazioni. A parte il B.D. Wong nel ruolo del dottor Wu (funzionale come sequel pretence), non è presente nessuno del vecchio cast (non che Sam Neill abbia fatto molto per salvare quel mezzo disastro che fu Jurassic Park III), ma in cambio ci sono tre nuovi personaggi: uno giustificato solo dall'avvenenza di chi lo interpreta (la bella Bryce Dallas Howard), uno figo (ma ci vuole poco: è interpretato da un Chris Pratt che capisce che, dopo il successo planetario dei Guardiani della galassia questo è il suo momento e si mette in mostra il giusto, anche se sa benissimo che i riflettori non sono puntati tutti su di lui) e il terzo è Vincent D’Onofrio, che ha la parte scritta peggio di tutti ma è talmente bravo che ne esce comunque a testa alta.

Ma questo, dicevo, interessa a pochi.

Perché, come e più che nei capitoli precedenti, la gente va (e andrà) a vedere Jurassic World per i dinosauri.

Come sono realizzati, questi dinosauri?

Bene.

Parecchio bene, ma diciamo pure che questo era già il marchio di fabbrica della saga, quindi mettiamola così: se in Jurassic Park (e seguiti) stavate là a dire “accidenti, quanto sono fatti bene”, in Jurassic World smetterete semplicemente di farci caso e li accetterete come qualsiasi altro elemento reale del film.

In Jurassic World ce ne sono di più, sono più grossi, più veloci, più cattivi. E penserete di non potervici affezionare finché, a venti minuti dal finale, non entrerà in scena una vecchia conoscenza e vi metterete letteralmente a fare il tifo.

E se funzionano i dinosauri, funziona anche tutto il resto quasi in cascata.

Il ritmo è alto, personaggi e comprimari tutti azzeccati, le meccaniche narrative – per quanto già viste e riviste – perfettamente centrate e a fuoco. Non c'è un dettaglio fuori posto o che si sarebbe potuto fare meglio (in particolare, c’è un lavoro di concept design davvero buono). Manca giusto quel pizzico di "magia" che ha reso speciali pellicole come Westworld (scritto sempre da Crichton e padre di tutti i film sui parchi tematici ad alta tecnologia destinati a collassare) e lo stesso Jurassic Park ma, a conti fatti, non è così importante.

Solo che non lascerà un segno come fece Jurassic Park.

E il motivo è che non c'è un singolo passaggio narrativo, una singola inquadratura, una sola dinamica che, se ti ci fermi a pensare un attimo sopra, ciascuno di noi non abbia già visto, rivisto, assimilato e metabolizzato.

Poi per carità… visto "tutto d'un fiato", godendosi solo lo spettacolare ritmo, le belle immagini, i momenti comici, gli ottimi effetti speciali e la rimarchevole colonna sonora (si è avuto il buon senso di ripescare il bellissimo tema di Williams), fila via che è un piacere.

Ma Jurassic Park (peraltro, ripeto, generosamente, intelligentemente e doverosamente omaggiato e citato) è un’altra cosa.

Il film è un sequel-reboot-remake ed è già tanto che sia venuto così bene… e anche solo per riuscire a far rialzare la testa a un franchise che due sequel (uno meno fortunato dell’altro) sembravano aver affossato già anni e anni fa, merita il vostro tempo.

Non è imprescindibile ma merita.