Parliamo de I Necronauti, la tua saga pubblicata dalla Delos Digital. Una delle idee forti è la Necropropulsione, ossia un’energia che scaturisce da persone che sono in fin di vita. Mi racconti questa tecnologia che hai immaginato e come è nata l’idea? 

 Come accennavi la necropropulsione è una tecnologia che sfrutta l’energia emessa dalle persone morenti per permettere alle astronavi di sopravvivere nello spazio e per effettuare salti tra i vari pianeti del sistema solare consentendo di raggiungerli molto in fretta. Alla base del suo funzionamento c’è il necropropulsore, una complessa struttura sferica circondata da alcune ellissi oscillanti, che ha bisogno di un Necronauta per convogliare e manipolare l’energia dei morti. Altro componente fondamentale di questa tecnologia sono le Sale di Rea ovvero grandi stanze nelle quali, all’interno di capsule vetrose, vengono stoccate le persone in fin di vita. Ogni astronave è dotata di molte Sale di Rea e tentacoli metallici controllati dall’intelligenza artificiale della nave si occupano di estrarre questa energia mettendola a disposizione del Necronauta, capitano della nave.Premetto che sono un grande appassionato di horror, in tutti i suoi aspetti, e che questa grande passione emerge anche quando scrivo fantascienza. Perciò di sicuro sono stato contaminato dall’horror (e dalle sue declinazioni) quando ho concepito la necropropulsione. In parallelo a questo c’era la voglia di spiegare come davanti a una situazione estrema come quella in cui si trova il sistema solare nella mia serie anche le comuni regole di civiltà possono essere riviste. Ogni pianeta nella storia che racconto fornisce volontariamente  alle astronavi uomini e donne morenti, cittadini innocenti, solo per poter utilizzare le stive dei vascelli. Una sorta di sacrificio collettivo per un bene superiore. E’ una cosa talmente accettata da essere quasi naturale ed è un piccolo spunto di riflessione che mi è piaciuto offrire. 

Premesso che le etichette valgono per quel che valgono, ma come definiresti la saga de I Necronauti? Io ti propongo la mia: una space opera postumana… 

 Anche io non amo molto le etichette quando queste vengono impugnate come motivo di critica o per fare appunti poco coerenti a un opera letteraria. Per fortuna non è questo il caso perciò la tua definizione mi pare sia molto adatta a I Necronauti. Ha le caratteristiche della space opera e i Necronauti rientrano a pieno titolo nel postumanesimo perciò sì, abbraccio la tua definizione e anzi la faccio mia. Ammetto che quando ho iniziato a scrivere la serie non mi sono interrogato sulla possibile etichetta che avrebbe poi avuto ma ha le caratteristiche che tu stesso hai definito.Lo scenario complessivo de I Necronauti è anch’esso molto interessante. L’umanità è dislocata sui pianeti del nostro sistema solare, ma a causa di una stazione spaziale aliena le varie colonie sono isolate, fino a quando…

Fino a quando dalle lune di Saturno fa la sua comparsa la Corporazione dei Necronauti. È la Corporazione ad aver concepito e costruito il primo necropropulsore ed è sempre la Corporazione ad aver creato il primo Necronauta. Perciò solo Saturno è stato in grado di costruire astronavi in grado di sopravvivere alla forza aliena e solo Saturno le possiede. A tutti gli effetti è una sorta di Compagnia delle Indie del futuro: sono gli unici  a poter viaggiare nello spazio e tutte le altre colonie del sistema solare si affidano a loro pagando il tributo in vite umane. 

Immagino che tu abbia concepito, fin dall’inizio, la saga de I Necronauti divisa in dieci storie che sono state pubblicate in altrettanti ebook. Cosa ha significato questa scelta? In altre parole è stato diverso dal concepire la
storia in un singolo romanzo? 

 Esatto. C’era un inizio, una fine e dieci capitoli nei quali sviluppare la storia. La scelta non è stata per niente facile ma questa difficoltà mi ha aiutato anche a definire l’ambientazione: doveva essere sufficientemente flessibile per ospitare trame complesse ma anche storie semplici. Prima di tutto ho cercato di dare a ogni racconto una sua autonomia. C’è un importantissimo filo conduttore che unisce tutti gli episodi ma diciamo che la storia singola di ogni racconto inizia e finisce nel suo arco narrativo e questa è stata la differenza più grande tra I Necronauti e un romanzo. Se nel romanzo avrei potuto saltare da un capitolo all’altro lasciando la trama sospesa, qui ho voluto concludere gli eventi portanti dell’episodio. Al tempo stesso dovevo portare avanti la sottotrama facendola progredire e spargendo indizi e sviluppi in ogni singolo racconto.Insomma, molto divertente ma non una passeggiata. 

0gni singolo ebook è ambientato o ha come “protagonista” un pianeta o un satellite del nostro sistema solare. Leggere tutti i dieci ebook significa anche fare un viaggio nei misteri dei corpi celesti più vicini a noi. Come mai hai scelto di ambientare la saga nel nostro sistema solare? 

 Negli ultimi due anni ho assistito con grande piacere a un risveglio di interesse nei confronti del Sistema Solare. Rosetta e Philae, Marte, Interstellar e anche videogiochi molto venduti come Destiny (e i cui costi di sviluppo sono quelli di un grande film). Per chi scrive fantascienza si tratta di una bellissima notizia e ho voluto contribuire cercando di riportare l’attenzione su un sistema solare che, vi assicuro, è pieno di sorprese. Questo ha voluto dire studiare molto ma per fortuna uno degli aspetti più interessanti dello scrivere è anche lo studio necessario a costruire ambientazioni credibili.E diciamo che ho esteso il principio sacro secondo il quale è meglio scrivere di ciò che si conosce e che ci è vicino. Dal punto di vista di una space opera, la cosa più vicina è proprio il sistema solare.