Nato e Bologna, ma da molti anni residente a Roma, Francesco Verso è uno degli scrittori italiani più apprezzati dal pubblico e dalla critica. Ha vinto il premio Urania nel 2008 con il romanzo E-Doll, uscito sulla collana della Mondadori l’anno dopo. Al premio Urania era già giunto in finale nel 2004, con il suo primo romanzo Antidoti umani. Ha lavorato nel settore dell'informatica, ma da qualche anno è scrittore quasi a tempo pieno ed è collaboratore della rivista connettivista NeXT. Suoi racconti sono apparsi nelle principali riviste italiane. Nel 2013 pubblica con Delos Book il romanzo Livido, vincitore del premio Odissea.

Dal 2014 Verso è il promotore di Future Fiction, un laboratorio artistico che punta alla promozione della science fiction attraverso vari media: ebook, ma anche cortometraggi, webserie, performance teatrali. Abbiamo chiesto proprio all’autore di Livido di parlarci di questa sua nuova iniziativa. 

Prima di parlare di Future fiction, vorrei la tua opinione sul ruolo dell’ebook nel panorama editoriale italiano e non solo. È, a tuo avviso, il futuro dell’editoria o una alternativa al libro cartaceo? 

 Di fatto non è il futuro ma il presente. I primi e-reader risalgono a dieci anni fa e oggi l’editoria digitale in termini di fatturato rappresenta circa la metà di quella tradizionale negli Stati Uniti mentre da noi in Italia stando ai dati di Startupitalia.eu gli ebook – pur essendo ancora il 5% del totale – hanno avuto “una crescita che nell’ultimo anno è stata del 39,4%, rispetto invece una ulteriore contrazione degli acquisti dei libri di carta, calato del 3,8%.”  

Per me quindi l’ebook è sia un’alternativa sia un complemento al libro cartaceo. Spesso scarico anteprime di romanzi per saggiarne il contenuto, oppure uso la versione digitale di un testo per proseguirne la lettura in treno, in aereo o in vacanza senza dovermi portare dietro il libro fisico. Immagino che in futuro si pubblicherà sempre meno carta (la prima inversione di tendenza è già avvenuta quest’anno in Italia) ma che l’edizione cartacea sarà riservata solo ai libri di valore, a quelli che possono ambire a una forma fisica, una sorta di riconoscimento che premi soltanto determinate opere.   

È immaginabile, secondo te, che l’ebook sia per l’editoria ciò che l’mp3 è stato per la musica? 

 Sì, è un ottimo paragone. Come sono scomparse molte major discografiche, qualora gli editori continueranno a venire meno alla loro missione culturale di filtro, selezione e promozione della letteratura, saranno progressivamente sostituiti dal corrispettivo dell’mp3 e cioè dall’ebook. Sempre più autori si stanno “mettendo in proprio” costruendo una piattaforma personale attraverso un mix di social network, mailing list e micro investimenti pubblicitari, oltre che presentazioni dal vivo e virtuali.

Poiché gli editori hanno esternalizzato quasi tutte le funzioni tradizionali di una casa editrice (scouting, editing, grafica editoriale, promozione, distribuzione e marketing) – di fatto smettendo di investire al proprio interno e perdendo quindi competenza e know how – i lettori hanno come logica conseguenza smesso di riconoscere un valore al marchio editoriale e allora, così com’è avvenuto per la musica, stiamo assistendo alla nebulizzazione del settore. È probabile che la competizione nei prossimi anni si giocherà molto di più tra singoli autori e non più tra collane editoriali o case

editrici.

Esistono molti self-publisher (qui Italia e non negli Stati Uniti, dove questa definizione non è più bollata come sinonimo di sciatteria e narcisismo) che vendono migliaia di ebook all’anno, più di tantissimi autori legati a contratti pluriennali con case editrici tradizionali. E non parlo della qualità dei libri perché questo elemento ha smesso di rappresentare un valore da anni per molti editori, tanto che basta fare un giro in libreria per rendersene conto. Tutti auspicano che si pubblichi di meno, ma a giudicare dai cataloghi si punta comunque sulla “coda lunga”. 

L’ebook sta modificando anche il modo di scrivere degli autori, oppure una storia è una storia, al di là del supporto sul quale è pubblicato e/o veicolato? 

 Alcune cose stanno cambiando: la finestra di attenzione del lettore digitale è più ristretta di quella di un lettore tradizionale, la rinascita della forma breve che per anni è stata trascurata dall’editoria di massa e i contenuti ipertestuali impossibili fino a qualche anno fa. Questo spinge gli autori a sperimentare, e in alcuni casi a ritirare fuori dagli archivi, progetti lasciati in sospeso, novelle, romanzi brevi e tutta una serie di testi che grazie al digitale possono essere riproposti a costi più sostenibili.

Sicuramente una storia resta una storia, ma l’esistenza di numerosi supporti concorrenti per poterla raccontare ha fatto nascere la “crossmedialità” per cui la stessa storia può essere adattata e riformulata su media differenti, penso al rapporto tra webserie e romanzi, tra romanzi e graphic novel, tra graphic novel e performance teatrali.