Parliamo di Future Fiction: che cos’è? Una casa editrice, un laboratorio di idee o altro?
Future Fiction è un termine suggestivo che ho preso in prestito da una definizione di Anthony Burgess ai suoi romanzi "Arancia Meccanica" e "Il seme inquieto" e trovo che sia molto calzante per la nostra linea editoriale: narrativa di speculazione rivolta al futuro prossimo. In realtà – per gli esperti del genere – non è niente di nuovo e nel corso degli anni è stata chiamata “new wave”, narrativa di anticipazione e solo da ultimo narrativa di speculazione.
Le nostre storie hanno temi innovativi che affondano le loro radici nel presente: fisica quantistica, intelligenza artificiale, l’etica della clonazione e della bioingegneria, e ancora transarchitettura, postumanesimo, i nuovi artigiani della stampa 3D, l’economia virtuale dei bitcoin e quella che viene definita “singolarità tecnologica”. Tutti concetti che hanno una valenza sia scientifica sia sociale, oltre che antropologica, e quindi umana. Di fatto ci sforziamo di coniugare intrattenimento e approfondimento, mantenendo in equilibrio il rapporto tra contenuto e forma.
Nel concreto Future Fiction ha due obiettivi:
1) offrire ai lettori e alle lettrici voci provenienti non solo dal mondo anglofono ma anche da lingue e paesi differenti. Questo perché il futuro arriva dovunque e quindi anche le storie nate in altre culture andrebbero lette e apprezzate. L’anno scorso abbiamo pubblicato autori greci, rumeni e nigeriani, mentre quest’anno avremo storie che provengono, tra l’altro, dalla Lettonia, dalla Cina, dallo Sri Lanka, dalla Francia e dal Messico
2) così come esistono molti futuri esistono altrettanti modi di esprimerlo e quindi insieme ad altri artisti, film-maker e performer stiamo costruendo una Future Fiction Factory in modo che una storia scritta diventi un ebook, un ebook si trasformi in una performance teatrale e una performance teatrale in un’installazione multimediale, una video-proiezione oppure un oggetto stampabile in 3D.
Il progetto abbraccia quindi varie forme d’arte, oltre alla letteratura, come il teatro e il video. Ce ne vuoi parlare?
Sì, l’anno scorso, insieme alla performer Katiuscia Magliarisi, all’attrice Chiara Condrò e al musicista Simone De Filippis ho collaborato allo spettacolo di fantascienza teatrale The Milky Way che è andato in scena al Teatro Tor di Nona e che riproporremmo l’8 marzo 2015 al Teatro di Porta Portese di Roma durante una serata dedicata al primo compleanno di Future Fiction.
In fondo più la tecnologia e la scienza diventano parte del nostro mondo e più la fantascienza e la narrativa di speculazione rappresentano il modo più logico e coerente di fare letteratura. Che sia in forma scritta, recitata, stampata in 3D oppure olografica, quello che importa è svelare gli elementi di una drammaturgia futura, le relazioni ambigue tra l’uomo e la tecnologia, le sue reazioni alla mancanza o alla sovrabbondanza di risorse e l’emergere di nuove forme d’intelligenza (biotecnologica, potenziata o addirittura artificiale).
Per fare un esempio, la serie TV Black Mirror dell’emittente inglese Channel 4 rappresenta esattamente il tipo di storie che pubblichiamo.
Tra gli autori affermati avete già pubblicato autori del calibro di Ian McDonald, James Patrick Kelly e Robert J. Sawyer…
Sì, sono rimasto molto sorpreso dal fatto che tutti gli autori contattati (gli stessi che ho letto e amato da ragazzo) abbiamo accettato la nostra proposta. L’anno scorso abbiamo lavorato nell’ombra, traducendo e costruendo un catalogo di altissima qualità, mentre quest’anno inizieremo a mettere il naso di fuori, sia nel mercato digitale che in quello cartaceo tramite un accordo con il gruppo Ensemble e la casa editrice Mincione Edizioni che ospiterà al suo interno la collana Future Fiction. Quindi ci troverete in libreria e alle maggiori Fiere del Libro a cominciare da quella di Torino nel settore “incubatori”.
La fantascienza di qualità, per molti anni colpevolmente assente e introvabile tornerà a farsi vedere. E non siamo i soli ad avere quest’ambizione, mi piacerebbe menzionare il progetto Zona 42 di Giorgio Raffaelli che sta puntando forte nella stessa direzione.
Ampio spazio avete dato anche agli autori italiani. Oltre ai tuoi romanzi Antidoti umani e e-Doll, avete pubblicato anche storie di Clelia Farris e Giovanni De Matteo…
Non abbiamo pregiudizi geografici, né linguistici, solo l’ambizione di offrire ai lettori il meglio della narrativa mondiale di genere. Il gap qualitativo percepito dal lettore italiano è solo apparente, è di natura commerciale e di marketing. Per chiarire il concetto: in Italia un libro su quattro viene tradotto mentre negli Stati Uniti questo rapporto è di uno a venti. Ciò fa capire la forza della lingua inglese rispetto alle altre. Senza contare che - anno più, anno meno - nelle classifiche di vendita, sui primi dieci titoli, sette sono autori stranieri. (Fonte AIE, www.aie.it)
Molto interessanti sono le proposte di ebook di scrittori non di area anglosassone, come il greco Michalis Manolios e il romeno Cristian Mihail Teodorescu. Come mai questa scelta che mi sento di definire coraggiosa…
Permettimi la provocazione ma ci vorrebbe più coraggio a non pubblicare autori che nei loro paesi sono molto stimati e apprezzati; autori che soltanto perché non hanno la fortuna di scrivere nella lingua franca - l’inglese - non possono accedere al mercato internazionale. Il nigeriano Efe Tobunko è stato candidato al premio BSFA 2014, il lettone Tom Crosshill è stato finalista al Nebula 2013 e 2014, e Ken Liu, autore americano di origine cinese, ha vinto tutti i premi possibili nella narrativa breve. Quello che ci preme più di ogni altra cosa è mettere questi autori sullo stesso scaffale: chi avrà modo di leggerli ne capirà il motivo.
Quali altri progetti avete in cantiere?
A breve ripubblicheremo in cartaceo, dopo l’edizione digitale del 2014, UFO e altri oggetti non identificati di Giorgio Manganelli. E poi Chirurgia creativa, l’ultimo racconto di Clelia Farris. Subito dopo uscirà la prima antologia italiana di Ken Liu e quella dell’autrice cinese Xia Jia, oltre al francese Olivier Paquet passando per il cingalese Vajra Chandrasekera e il messicano Pepe Rojo.
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