Per me fu facile scansare il fendente. Mi bastò una delle mie tecniche di arti psicocorporee, delle quali ero maestro, per accompagnare il suo slancio contro la finestra. Urtò contro i vetri e volò giù con un urlo strozzato mentre la sua lunga tunica svolazzava per aria.

Tra le fiaccole che illuminavano la notte vidi il suo corpo scomposto infilzato sulla robusta cancellata che proteggeva l’ingresso della Torre Titanica.

Rimasi a guardare rattristato il suo corpo esanime.

Il libro dell’Utopia

Non c’era più tempo da perdere.

Dall’esterno pervenivano urla  frenetiche e insulti rivolti alla mia persona.

Qualcuno aveva iniziato a istigare la piccola folla che si era radunata alla base. Giungevano dalle strade vicine altri gruppuscoli di persone.

Poi si fecero sempre più numerosi sino a quando divennero una moltitudine.

Guardavano sopra, verso le finestre dei miei appartamenti.

Urlavano e mi ingiuriavano.

- Cosa fa il Patriarca lì  invece di scendere tra noi! - dicevano alcuni.

- È un vile! Si nasconde -, sostenevano altri.

E poi ancora invettive:

- Si trastulla tra suoi testi di stregoneria e tra le ricchezze a noi sottratte.

- E poi fuggirà e ci lascerà qui a morire.

- È stato lui che con le astruse pratiche sciamaniche ci ha portati al finimondo e per questo dovrà  pagare con la vita.

- È vero! Quando sarà morto la maledizione scomparirà!.

Erano esaltati e invasi dall’odio e oramai non ragionavano più trascinati dalla subdola follia del Male

Le  urla aumentarono.

I più scalmanati si gettarono sulle cancellate che furono dapprima scavalcate e poco dopo divelte.

La  calca si riversò con fiaccole, spranghe e forconi contro il portale d’ingresso che la mia guardia personale aveva fatto in tempo a chiudere.

Ma, sebbene blindata, non avrebbe resistito a lungo.

In poco tempo avrebbe ceduto alla ferocia della folla.

Non temevo per la mia vita e in un lampo di ira pensai che, prima di essere trucidato ne avrei fatti fuori da solo almeno un centinaio.

Ma poi considerai che quel comportamento era indotto dal Male e che toccava a me difendere e salvare il mio popolo dal sortilegio. Quel popolo che da sempre amavo e dal quale ne ero stato, per lungo tempo, riamato.

Avevo ancora le ultime parole di Dumakis nelle orecchie e pensai che oramai ero l’ultimo baluardo da sopprimere per annientare l’ordine sociale. L’ultimo appiglio cui era ancorata la società degli eumani prima dell’anarchia totale e il precipizio verso il baratro assoluto.

Era ora di tornare ad assumere ancora una volta i miei poteri paranormali.

Quelli che avevo abbandonato da molti anni stellari.

Da quando avevo sconfitto il Mutante risalito dallo Strapiombo della Palude Infernale per distruggere il genere eumano.

Solo IO con i miei poteri avrei potuto tentare di strappare al pericolo la vita del Nuovo Mondo Conosciuto. Quel mondo sospeso tra ipertecnologia, occultismo e arcaicità che avevo contribuito a ricostruire dopo l’apocalittica fine della civiltà umana.

Ma avevo bisogno della mia guida: il Libro Sacro dell’Utopia.

In un battibaleno con il mio ascensore a comandi percettivi scesi nel Divino Cimitero sotterraneo, posto nelle profonde caverne sotto la Torre Sacra.

Era il luogo dove  riposavano i Patriarchi che mi avevano preceduto.

Ero il solo ad averne l’accesso. Lì su un antico leggìo, ricoperto di ragnatele, impolverato e ingrossato dall’umidità era conservato il Sacro testo.

Nel Territorio Senza Tempo

Era a tale portentoso trattato che ogni Patriarca si affidava quando doveva affrontare un’avversità che minacciava il genere eumano.

Lì erano riportati i fondamenti della nostra Comunità.

Lì era scritto il presente che poteva cambiare il futuro.

In tal senso le indicazioni di Dumakis mi furono preziose.

Sfogliai il Sacro testo.

Ero calmo anche se le mani mi tremavano.

Dovevo fare in fretta.

Era un tomo visivo, che aveva virtù prodigiose, nel quale si avvicendava come su un nastro lo scorrere della vita eumana. Alla pagina XXII scorreva una scena lenta: vi era la Cometa di Titan nel cielo. Un fascio di luce cupa e sinistra si irradiava sulla Terra devastata dalle fiamme e percorsa da fiumi di sangue.

Figure di eumani giacevano al suolo morti o in pose disperate. Un’immagine spettrale dominava.

Era la descrizione di quanto stava accadendo!

Via via che il nastro fluiva, alla pagina XXIII una voce atona, che proveniva dal libro, così recitò:

“Il Male verrà dal cielo e dovrà essere distrutto nel cielo stesso. Sarà potente e malvagio, solo il pensiero potrà piegarlo e l’arma sarà l’Utopia”.

Cosa mai voleva dire? E poi ancora: