Daniel Craig, alias James Bond al cinema
Daniel Craig, alias James Bond al cinema
Elementi fantascientifici sono tornati nell'ultimo film interpretato da Roger Moore, Bersaglio Mobile (1985), dove Max Zorin (Christopher Walken) è già di suo un personaggio da “genere”, perché è nato super intelligente come frutto di manipolazioni genetiche. Inoltre il suo piano per sconvolgere l'ordine mondiale, fare affondare la Silicon Valley minando con immense quantità di tritolo le caverne sotto i laghi lungo la faglia di Hayward e di San Andreas, è pura fantageologia. Siamo arrivati alla seconda metà degli anni '80. Il sense of wonder è notevolmente cambiato. L'arrivo dei computer nella vita di ogni giorno o quasi ha cambiato il rapporto con la tecnologia. I due film interpretati da Timothy Dalton (Zona Pericolo e Vendetta privata, 1987 e 1989) sono decisamente realistici, e i gadget sono molto pochi. Se in Goldeneye (primo film interpretato da Pierce Brosnan nel 1995), c'è un satellite capace di paralizzare i sistemi informatici, questo ritrovato non appare più fantascientifico, ma fondamentalmente plausibile e all'altezza della tecnologia, a patto di avere i fondi necessari. Sarà così per tutto quello che vedremo nei successivi film interpretati da Brosnan, pieni di gadget che anticipano di poco i prodotti in commercio, del tutto plausibili e verosimili, come telefonini in grado di comandare automobili a distanza per esempio (Il domani non muore mai, 1997). Appare quindi banale la minaccia di attentato nucleare in Il mondo non basta (1999), e se avveniristico è il palazzo di ghiaccio di La morte può attendere (2002), sappiamo che ormai si può costruire questo e altro. Solo l'idea del satellite con laser a diamanti ricorda quello di Una cascata di diamanti, ma non è più di una citazione. Degli ultimi tempi ho già parlato. In Casinò Royale (2006) e in Quantum of Solace (2008) la miscela con la quale sono confezionati i bond movie odierni fa prevalere la componente d'azione, di violenza e sudore alle iperboli iperrealistiche. I film odierni funzionano, ma appaiono molto più ancorati alla realtà dei predecessori. Skyfall conferma la tendenza. Seppure il plot preveda audaci infiltrazioni informatiche degli avversari del servizio segreto, Bond viene mandato in missione da Q con un'apparecchiatura minimalista: una radio trasmittente e una Walter PPK, sia pure quest'ultima modificata per sparare solo in mano a Bond. Realtà di ogni giorno. Nel film ritroviamo anche la tradizionale Aston Martin DB5, che in Goldfinger era avveniristica, mentre qui, pur con tutto il suo corredo di armi e ritrovati, appare decisamente vintage. Il fatto che nella serie sia tornato un Q ci lascia ben sperare, ma sono decisamente tempi più adatti alla cara vecchia pistola che alle penne esplosive.

Vedremo mai più Bond nello spazio? Al momento sembra improbabile. Ma in fondo non lo sappiamo, stiamo parlando di un mito che è stato più volte reinventato.  Inoltre negli ultimi anni alcuni blockbuster hanno mescolato fantastico e spionistico, ad esempio i Marvel Movie, che hanno visto schierato lo SHIELD, un'agenzia di spionaggio e controspionaggio che al mondo bondiano deve molto. Questi film hanno avuto un loro culmine in The Avengers, ma altri ne seguiranno, e chissà che il mito Bond non possa avere qualche nuova interpretazione "contaminata" in futuro.