Tu sei anche il curatore della rivista del Movimento, NeXT. Come sappiamo il
Nel mentre che scrivo...
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Connettivismo è nato e  ha sfruttato appieno le nuove tecnologie e, in primis, Internet. Qual è il senso di una rivista cartacea?

Un senso anacronistico, come lo è attualmente il senso d’avanguardia. Tuttavia, la rivista fa parte di un progetto d’espansione del Movimento che mira a toccare ogni espressività del genere umano, compresi quelli desueti. Ci piace esprimerci con tutto il possibile e l’immaginabile, quindi non solo futuro e presente ma anche passato.

Avanguardie Futuro Oscuro è la terza antologia del Connettivismo. Com’è nata l’idea di questa antologia? Ci vuoi spiegare il titolo e il sottotitolo che è La prima Antologia Oscura del Connettivismo?

Avevo la voglia, e anche la necessità, di comprendere come il Movimento si rapportasse con le tematiche oscure, esoteriche eppure tecnologiche. Era la necessità di concretizzare una corrente trasversale, innovativa nelle sue visioni, che tra l’altro sentivo e sento molto nelle mie corde. Ho semplicemente cercato di dar corpo a quelle visioni attraverso il Connettivismo, vedere se le condivideva ed esaltava così da dar vita a questo futuro che incombe su noi tetro e devastante, imprevedibile. Trasversale e connettivo.

Quale o quali racconti esprimono, secondo te, meglio l’idea che è alla base dell’antologia?

Mah, non c’è un racconto che mi sento di privilegiare su tutti, e non è cortesia. Li ho scelti uno a uno, su alcuni c’ho lavorato assieme agli autori anche a lungo, e avere incluso nella raccolta tutte quelle novelle mi fa dire, come faccio nella prefazione, che mi sento soddisfatto di ogni partecipante; ciò mi fa percepire il volumetto come un summa esaustivo di cosa potrebbe essere l’oscurità per il Connettivismo, quale grado di trascendenza è attualmente alla portata del Movimento e delle sue sperimentazioni, anche mistiche.

Una caratteristica dell’antologia mi sembra essere anche un certo sperimentalismo linguistico. È un caso, o una scelta dettata dal tema e/o dalla sensibilità dei singoli scrittori?

È una scelta. Io stesso amo frequentare certi sperimentalismi linguistici, al limite della poesia e perciò, quando ho trovato autori affini a questo discorso, non ho esitato un momento solo a includerli nell’antologia. In un caso ho lavorato per almeno tre anni assieme all’autore su un racconto, addirittura ancor prima di concepire AFO.

Ogni racconto è associato a un simbolo runico. Come mai questa scelta che, immaginiamo, non sia solo grafica?

Cercavo un’espressione grafica, trascendentale e capace di raccontare il lato oscuro del Connettivismo attraverso antiche tonalità mistiche. Un simbolo, un logo per ogni storia, efficace. Mi sono ricordato all’improvviso delle rune e ho trovato in Rete l’interpretazione runica dello sciamano che, applicata a ogni racconto, ha dato il risultato che tutti potete vedere; non ho faticato ad applicare a ognuno di quei simboli una storia specifica, realizzando così un connettersi di concetti diversi, legati però da un filo impercettibile, che è una delle peculiarità del Connettivismo.