Abbiamo fatto l’abitudine, da almeno tre anni a questa parte, ad un’altra prospettiva rispetto al maxi-evento estivo programmato dalla Marvel: da una parte rimangono i grandi supereroi che portano indefessamente avanti il crossover fino alla sua naturale conclusione mentre dall’altra abbiamo le ripercussioni che questi eventi epocali hanno sulla gente comune.

Nasce con Civil War, continua su World War Hulk e anche in Secret Invasion lo speciale Frontline, uno sguardo dato all’uomo della strada mentre il mondo in cui vive viene scosso dalle fondamenta. Protagonista principale di Frontline è il giornalista Ben Urich, vecchia conoscenza per i lettori di Daredevil e dell’Uomo Ragno, che dopo essersi rifiutato di insabbiare durante Civil War la notizia sulla riapparizione di Norman Osborn al soldo del governo viene perentoriamente licenziato dal Daily Bugle. Senza prospettive di lavoro si trova così ad aprire alla fine della saga, assieme alla collega Sally Floyd, proprio la rivista da cui lo speciale prende il nome. Siamo alla seconda invasione aliena, la prima è stata quella voluta da Hulk lo scorso anno, che viene documentata dai giornalisti, ma non per questo loro o l’uomo comune hanno fatto il callo alla cosa soprattutto se arriva all’improvviso ed inaspettata.

Nel primo numero vediamo infatti Ben Urich, uscito di casa in modo frettoloso come tutte le mattine senza trovare il tempo di salutare la moglie Doris, in ospedale alle prese con un’intervista a Molly Young, una giovane dottoressa che lavora a stretto contatto con le gang di strada. Jonathan Bryant, taxista squattrinato, esce invece con un nuovo taxi dopo che l’Uomo Ragno è caduto su quello vecchio sfasciandogli il cofano, che verrà detratto dal suo magro stipendio, mentre la piccola Melanie tenta di raggiungere il padre in un ufficio alla Stark Tower nella speranza di impedirgli l’imminente divorzio dalla madre. Normali e frenetiche vite della metropoli che ad un tratto verranno tragicamente sconvolte dall’apparizione, quasi ci trovassimo sul set di Cloverfield, di astronavi aliene nel cielo di New York, astronavi aliene che lasceranno cadere sulla testa dei nostri protagonisti migliaia di alieni geneticamente modificati con intenti decisamente ostili.

Mentre gli Skrull dilagano nelle strade si fa largo lo shock nella gente comune che vede attorno a se esplosioni, mostri mutaforma dall’aspetto rettile, colpi di energia e gli stessi supereroi che li dovrebbero proteggere scambiare con gli alieni colpi letali senza preoccuparsi troppo di chi gli sta intorno. Lo spettatore viene subito catapultato dallo sceneggiatore Brian Reed, formatosi sulle pagine di Spider Man, nel caos che segue l’invasione e lasciato a districarsi fra le storie di questa gente comune, cui si aggiungeranno nuovi protagonisti ad ogni episodio, trovatasi per caso implicata in qualcosa che a malapena riesce a comprendere.

Si tocca subito con mano la reazione, spesso non eroica, di chi è preoccupato innanzi tutto a salvarsi la pelle, di chi comunque cerca di reagire a suo modo a quanto sta accadendo e di chi non mostra meno coraggio rispetto ai vigilanti in costume che lo circondano. Lo stesso Ben Urich, quasi in preda ad un attacco isterico, sembra focalizzarsi in un primo momento solo sulla moglie lontana cui non ha detto, per la fretta, che l’amava prima di uscire di casa. Quando riuscirà poco dopo a riprendersi e ad aiutare la dottoressa Young a prestare un minimo di soccorso ai feriti sarà sempre e comunque sull’orlo della crisi che lo porterà a scappare terrorizzato di fronte ad uno Skrull trasformatosi nel bel mezzo del pronto soccorso come fosse una bomba a tempo.