Che senso ha doppiare e proporre nei cinema italiani un film d’animazione dopo ventun anni dall’uscita nelle sale in Giappone?  

Due decenni sono un periodo molto lungo, durante il quale la tecnologia del cinema si è evoluta enormemente, specie nei cartoon, e i gusti della gente sono cambiati, ma quando si parla di un’opera di Hayao Miyazaki i termini di paragone cambiano, forse Il mio vicino Totoro potrebbe essere meno datato di quanto si pensi.

Per restare vicine alla mamma, ricoverata in un ospedale vicino a Tokyo per una grave malattia, le sorelline Satsuki e Mei si trasferiscono, assieme al padre, nel paesino di Matsu no Gô.

La nuova casa, il cambiamento di abitudini e la fervida fantasia delle bambine provocano uno strappo nella realtà quotidiana, la casa e il bosco retrostante si popolano di creature fantastiche, tra le quali spicca Totoro, il protettore della foresta, buffa creatura che può essere vista solo dai bambini.

Quando Mei, partita per raggiungere la mamma in ospedale e persasi per strada, scompare Satsuki chiede aiuto proprio a Totoro; la creatura chiama il Gattobus, straordinario mezzo di trasporto che permette di recuperare la piccola Mei e trasporta le piccole all’ospedale dove è ricoverata la madre.

Scordiamoci gli animaletti cantanti e i cattivi dei film d’animazione targati Disney, come pure la computer grafica della Pixar, Miyazaki narra una storia semplice, lineare, ma nello stesso tempo profonda, adatta sia ai bambini che ai loro genitori, un riuscito melange tra lo spirito animista giapponese e la letteratura fantastica occidentale.

Totoro è infatti la personale interpretazione che Mei, una bambina di quattro anni, da al nome “Tororu”, la traslitterazione di "troll" in giapponese, ed è impossibile non pensare ad Alice nel paese delle meraviglie guardando le creature che popolano la campagna attorno alla malconcia casa della famiglia Kusakabe.

I punti di forza del film sono i paesaggi, resi con un incredibile livello di dettaglio e colori caldi e avvolgenti, una colonna sonora coinvolgente e la simpatia dei personaggi, specialmente di Totoro, che a dispetto del breve spazio che occupa nel film è diventato una vera e propria figura di culto in Giappone e non solo, tanto da avere l'onore di dare il nome a un asteroide.

La trama di per sé è semplice, e non aspettatevi azione frenetica e pericoli a ogni angolo, qui si viene rapiti da una magia che trasporta in un modo fantastico, creato dalla fantasia di Miyazaki ma dove ciascuno di noi può trovare le suggestioni e i ricordi dell'infanzia. 

Tornando alla domanda iniziale possiamo dire che lo strano non è veder proposto un film che ha più di venti anni sulle spalle, bensì che questo capolavoro non sia stato distribuito prima.