Ma ci volle tempo, tanto tempo... tutta la gelida notte, poiché i sensori erano molto distanti fra loro, e io continuavo a seguirla mentre si faceva strada a fatica bruciacchiando la vegetazione e comunicavo agli altri a voce alta i suoi progressi, rimanendo in qualche modo in contatto con la sua mente, che era selvaggia e infuocata come il suo aspetto... e non mi riposavo da due giorni, e avevo mangiato solo le razioni di emergenza che avevamo portato con noi, bevendo pochi sorsi di un'acqua fetida e verdastra, dal sapore di muschio. Dan, sghignazzando, mi aveva detto che quell'acqua faceva diventare Simbionti. Non ero del tutto sicuro che scherzasse. All'alba ero esausto. E ci aspettava ancora una lunga marcia  attraverso gallerie soffocanti, dal calore insopportabile, durante la quale io avrei dovuto cercare di comunicare con Manodifuoco, per farmi guidare da lei, attraverso le immagini della sua mente, fino  al cunicolo che sboccava proprio a pochi passi dallo scivolo del Centro. Aelc intuì il mio sfinimento; parlottò con Dan, e nonostante le mie proteste ordinarono a un Mutante gigantesco di trasportarmi a spalle, per tutto il percorso, perché almeno risparmiassi le forze fisiche.

Prima dell'Ora Viola, tutte le squadre erano pronte ad attaccare, ciascuna al posto assegnato. E al crepuscolo, con perfetto sincronismo, scattarono.

Una folla suicida di disperati finse di voler assaltare la Città Protetta, per distogliere l'attenzione da noi. Un commando di soldati esperti fece saltare il passaggio fra Città e Centro, con le piccole cariche ad alto potenziale che io e  Aelc ci eravamo portati dietro. Un'altra nutrita pattuglia, tutti i Mutanti meglio armati e esperti di combattimenti, guidati da Dan, si arrampicarono per lo scivolo dei cadaveri, ne forzarono il portello, e irruppero all'interno. A loro si affidavano tutte le nostre speranze: se fossero stati sopraffatti, o se anche solo avessero incontrato resistenza fino al sopraggiungere del gelo notturno, saremmo stati perduti. Ma così non fu. I soldati nel centro erano pochi, poiché gli Inalterati avevano confidato molto nelle difese automatiche; sulla loro strada i Mutanti trovarono soprattutto tecnici disarmati. Così poterono aprire alcuni dei portelli, e permettere all'orda che attendeva di dilagare all'interno.

Io e Aelc non eravamo armati, e non partecipammo ai combattimenti. Ogni resistenza fu rapidamente spazzata via. L'ordine era di risparmiare i civili, e chi si arrendeva, per avere degli ostaggi.  Ma non appena gli invasori trovarono i primi prigionieri nelle celle, e videro i laboratori, quell'ordine fu rapidamente dimenticato.

Mi rimarrà sempre negli occhi l'orrore di quel massacro. Avevo un bel ripetermi che si trattava di torturatori, di freddi assassini, avevo un bel rammentarmi cosa doveva essere accaduto ai miei simili in quel luogo sinistro, e per così tanto tempo... Ciò che vedevo erano esseri umani che morivano in modo atroce, e le loro urla di agonia mi trapassavano la mente.

Supplicai Aelc di fare qualcosa, di fermarli, ma lui aveva una strana espressione fredda, dura e severa. Ci sono cose che neppure io posso impedire, mi disse. Se si sfogano adesso, torneranno a ragionare, in seguito.

La sua indifferenza mi colpì come una stilettata: ma una parte nascosta della mia mente, quella ancora in grado di formulare pensieri coerenti, mi suggeriva che lui aveva ragione. Consumato così il proprio odio, l'orda sarebbe ritornata disciplinata, e avrebbe creato meno grattacapi in seguito: Aelc aveva bisogno che tutte le strutture di quel Centro rimanessero in perfetta efficienza, se voleva avere qualche arma per trattare.

Già ora i mezzi aerei si erano levati in volo dalla Città Protetta, e ronzavano sulle nostre teste come sinistri  insetti. Ma Aelc, in piedi davanti al pannello della sala comandi, era perfettamente padrone della situazione, e stava trasmettendo messaggi, con la sua bella voce calma, intimando loro di allontanarsi, o avrebbe distrutto la centrale energetica. Dan e gli altri capi, che al contrario delle loro genti  non si erano fatti sopraffare dall'odio, gli erano accanto, compiaciuti e trionfanti.