Poi, inaspettatamente, si rivolse a me. - Genes, ci farai da collegamento con Katiina. Tu le darai le istruzioni, lei ti comunicherà quando avrà finito il suo lavoro, e ti trasmetterà le immagini del percorso che dovremo seguire. Conosce bene le gallerie nei dintorni del Mattatoio:  ci guiderà esattamente dallo scivolo. Al crepuscolo saremo pronti per uscire all'aperto.

Lei si degnò in quell'istante di osservarmi.

- Ehi, ti porti dietro un Inalterato, adesso? E com'è che queste bestie, qui,  non l'hanno ancora fatto a pezzi?

- È un Percettivo,  Katiina. - le rispose dolcemente Aelc. - Può comunicare con te.Io avevo ancora i miei dubbi che una creatura come  quella fosse in grado di sabotare dei sofisticati congegni. Chiesi timidamente che attrezzi avrebbe usato. Ottenni in risposta una sonora risata di gruppo. Katiina  replicò: - Allora proprio non mi conosci. Solo il tuo amico Aelc, che è un vero gentiluomo, mi chiama per nome. Tutti gli altri mi chiamano "Manodifuoco". E  sai perché?

Levò una mano, il palmo aperto, e me la fece passare vicino al viso. Avvertii subito una sensazione di forte calore, come avessi sfiorato un tizzone ardente. Poi la posò su un pannello metallico, poco distante, e ve la tenne per qualche minuto, mentre io percepivo in lei una sensazione di intensa concentrazione.

- Ecco, perché. - concluse, allontanandola.

Sul metallo era rimasta un'impronta annerita, che aveva la forma della sua mano.

                              * * *

- Ti chiedo scusa per non avertene parlato prima - mormorò Aelc, mentre eravamo intenti ai preparativi. - Ma non ero sicuro che si sarebbe unita a noi, anche se me l'aveva promesso. Lei è una creatura selvaggia, che odia tutti, e tutti odiano lei, perché può starsene in superficie quanto le pare.  Ha uno strano metabolismo: la sua temperatura corporea è normalmente ben più alta della nostra, e la sua capacità di regolazione molto più ampia. Di giorno, non avverte il caldo; le basta, per così dire, "mettere i motori al minimo". La notte, invece, usa tutto il calore di cui dispone.

Rammentai che aveva proclamato di agire per salvare il suo uomo. Non riuscivo proprio a immaginarmelo, uno che fosse attratto da una creatura simile. Forse gli piaceva essere bruciacchiato?

A questa mia domanda, Aelc si limitò a rispondere con un sorriso sibillino. Poi, diede il segnale, e partimmo.

                              * * *

Fu anche troppo facile. Il piano funzionò nei minimi dettagli, quasi che si trattasse di un esercito ben organizzato ed efficiente, anziché di un'accozzaglia male armata e apparentemente priva di disciplina. Tutto andò ben oltre le più ottimistiche previsioni. La fortuna era dalla nostra parte.

O forse, la fortuna c'entrava poco. Era solo Aelc che aveva calcolato esattamente ogni particolare, ripassando quel piano nelle sua mente innumerevoli volte, cercando con infinita pazienza di procurarsi i contatti giusti, di conquistarsi la fiducia dei Mutanti, prima di decidersi ad agire, lasciando la Città Protetta.

Io feci la mia piccola parte di pedina in quel grande schema, tenendo i contatti mentali  con Katiina, che pur non essendo una Percettiva, aveva discrete capacità di ricezione. Fu una tensione terribile per me seguirla mentre si avvicinava al primo sensore, con l'incubo che da un momento all'altro scattasse l'allarme. Ma fu abile e fortunata, e le informazioni che avevamo e che le trasmettevo si rivelarono giuste: quello era il sensore che comandava tutti gli altri, e una volta fuori uso il suo dispositivo-spia, anche gli altri si oscurarono. Così, fu un gioco per lei scivolare nel buio e distruggere uno per uno i collegamenti che, partendo da quei quattro occhi elettronici, mettevano in funzione i sistemi di difesa automatica.  Le bastò un semplice tocco delle sue strane mani, per fondere i fili e piegare il metallo.