- Tu... hai organizzato tutto... per questo. Solo per questo. Era il tuo vero scopo fin da principio. I proclami, il piano, l'assalto al Centro... solo per queste due creature. Ora capisco perché non me ne hai parlato: sapevi che non avrei capito, né approvato.Avevo usato un tono d'accusa, pensando alla carneficina di quella battaglia. Mi sentivo troppo distante dalla freddezza di Aelc.

Lui sembrò riscuotersi, e la sua espressione trasognata divenne di calmo rimprovero.

- Potremo imparare molto, studiando loro e i loro discendenti. Conducendo esperimenti genetici e di clonazione. Potrebbero essere la chiave per sopportare il clima di Lavernia.

Ero sconcertato da questa spiegazione.

- Esperimenti genetici? Ancora esperimenti, sugli esseri umani? In cosa saresti diverso dagli Inalterati? In cosa ti senti migliore di loro?

Non aveva mai usato i suoi poteri di persuasione su di me, diceva. Ma se fossi diventato una seccatura per i suoi piani? Se avessi iniziato a provare rimorso, dubbi, a non approvarlo, a rifiutarmi di obbedirgli?

Tutte le certezze della mia precaria vita erano crollate di colpo, e non le rassicurò il suo sorriso.

- In cosa saremmo migliori? - ripeté, con quella dolcezza sinistra. - Noi siamo migliori, Genes. Siamo più avanti della loro stupida scienza, siamo i più forti. E glielo dimostreremo. Ripopoleremo Lavernia, popoleremo altri mondi ostili, faremo molto di più: li schiacceremo. Sono i migliori, a dover dominare i più deboli.

Venne avanti verso di me, senza alcuna minaccia, all’apparenza. Ma il suo potere non funzionava più, lo vedevo per quello che era veramente. Non mi restava che seguirlo, o morire, lo sapevo.

Ma l’uomo che avevo amato, che avevo creduto di amare, per cui avevo sacrificato tutto, se ne era andato per sempre o forse, ancora peggio,  non era mai esistito.

Venne ancora avanti, sorridendo, come per abbracciarmi. Ma il suo sorriso si trasformò in una smorfia, più di sorpresa che di dolore, quando lo colpì in pieno petto il raggio del NIE, che avevo sottratto alla scienziata caduta.

Cadde a terra, ed ero sicuro che fosse morto, perché non lo percepivo più. Misi l’arma in tasca, senza guardarlo.

Un malaugurato incidente, si era spinto incautamente nei corridoi ancora non esplorati e aveva incontrato un Inalterato, una donna. Io poi l’avevo inseguita e uccisa con il suo stesso NIE…

Dovevo costruirmi una versione credibile. Sempre sperando che non ci fossero telepati. Ma non ero del tutto sicuro che mi importasse cavarmela.

Non ero più sicuro di niente, sentivo il gelo della notte di Lavernia, dentro.

Prima di andarmene, però, feci scattare la chiusura della porta e liberai i due giovani amanti.