In questo senso, l’epopea “post-umana” di La matrice spezzata (Schismatrix, 1985, Nord) e di alcuni dei racconti riuniti in Crystal Express (1989), ambientati nello stesso universo, va in una direzione simile. Nel primo racconto, Swarm (1982) gli alieni simili a insetti parlano chiaramente di obsolescenza del corpo come culmine del patrimonio genetico umano. Lo Sciame parla di una spinta espansiva che condurrà l’umanità all’estinzione - non parlando di limiti allo sviluppo come nel pensiero ecologico classico, ma piuttosto di una crescita umana ineluttabilmente illimitata, che produrrà un salto di paradigma: una promessa di trascendenza, e soprattutto di potere. Con Cicada Queen (1983) si presentano i due gruppi postumani rivali: gli “Shapers” che si “plasmano” con l’ingegneria genetica, e i “Mechanists” che gradualmente si trasformano in cyborg sempre più meccanizzati. Per entrambi, c’è un sogno di libertà assoluta, immortalità e onnipotenza: una libertà dal bisogno, ma soprattutto dagli altri (si vedano le terrificanti “Aragoste”). Nel futuro di Schismatrix, in cui le entità finanziarie hanno preso possesso diretto dei destini del mondo, i postumani cercano il potere, dal terraforming alla creazione di specie. Al termine di un affresco che strizza l’occhio a Olaf Stapledon, il protagonista sceglie la trascendenza, l’assorbimento o fusione in una sorta di corrente di energia cosmica che chiama “l’Assoluto”.

In Isole nella rete (Islands in the Net, 1988, ed.it. Fanucci) la Rete è lo spazio del soddisfacimento, del desiderio e della libertà, in un mondo stagnante. Le multinazionali hanno il potere reale, e si legittimano nel nome della libera circolazione, convinte di aver sconfitto il profitto e l’alienazione del lavoro. Per loro la protagonista hacker Laura Webster dà il suo contributo per sconfiggere un complotto con sede nel Terzo Mondo. Il luogo della presunta opposizione (le isole nella rete del titolo) è ciò che noi definiremmo un paradiso fiscale. Dunque, l’epitome del capitalismo finanziario diventa il punto di partenza per l’individualismo dissenziente. In questi romanzi, la più “americana” delle mitologie, quella della frontiera, viene aggiornata nello spazio virtuale, come esplicitamente dice il saggio di culto del 1992, Giro di vita contro gli hacker (The Hacker Crackdown, ed.it. SheKe). Anche in questa mano tesa verso il passato del mito nazionale statunitense sta la grandezza di Bruce Sterling.

Di giochi di potere, la SF di Sterling continuerà a parlare in maniera ininterrotta, e meritano una rilettura anche molti brillanti racconti in Cronache del basso futuro (Globalhead, 1992). La sua notorietà è però legata soprattutto ai romanzi. Pensiamo alla distopia steampunk di La macchina della realtà (The Difference Engine), romanzo scritto insieme a William Gibson (1990), ammiccante storia alternativa che immagina un’effettiva produzione delle Macchine Analitiche che Charles Babbage aveva immaginato a inizio Ottocento, in grado di portare la tecnologia dell’informazione nell’Inghilterra vittoriana. A un futuro vicinissimo torna Atmosfera mortale (Heavy Weather, 1994, Bompiani), uno dei suoi romanzi migliori, appassionante thriller centrato sul dissesto ecologico, che segue un gruppo di cacciatori di tornado. Del futuro prossimo parla anche Fuoco sacro (Holy Fire, 1996, Fanucci), fiduciosa storia sulla genetica della longevità; nei successivi Distraction (1998) e il non fantascientifico Zeitgeist (2000), le fonti di fiducia sembrano essere gli esperti tecnocrati in grado di padroneggiare i nuovi codici tecnologici e sociologici. Nel recente The Zenith Angle (2004), l’ironica trama da techno-thriller ha come punto di partenza l’ombra indelebile del 9/11: il senso di sicurezza, indubbiamente, è terminato, ma non la volontà di immaginare futuri migliori.

Incontrandolo anni fa (a Montreal nel 1992) Sterling ci autografò un libro aggiungendo “We are anarchists!”, siamo anarchici. Molto, crediamo, sta nel modo di intendere quel termine. Allora i più riusciti fra gli eroi anarchici di Sterling sono quelli che hanno conosciuto la sconfitta. Fra i racconti, il nostro preferito resta l’affettuoso gioco temporale di Dori Bangs (1989), che concede una vita più lunga e una storia d’amore al leggendario giornalista rock Lester Bangs, morto prematuramente. Ed è un po’ suo discendente Borislav l’uomo del chiosco, che attraversa le drammatiche “Transizioni” della sua epoca, sempre sconfitto e sempre pronto a rialzarsi e a ragionare sul suo presente e sul suo, nostro, futuro. La sua umanità, forse, sta nellvolontà di costruire qualcosa di positivo per un mondo che cerca di capire senza poterlo controllare. Quasi come in certi racconti di Sturgeon, Borislav vuole soddisfare piccoli bisogni e desideri dei suoi concittadini che si stanno ricostruendo una vita dopo la guerra, attraverso lo strumento, quasi magico, del “fabbricatore” che produce effimeri giocattoli, ninnoli e altri oggetti quotidiani. Con l’arrivo del nuovo, avanzatissimo fabbricatore nanotecnologico, c’è un salto di qualità che sfugge al suo controllo. Ma alla fine, è lui l’unico in grado di raccontare la storia di questo mondo.

Questa collana, qualche numero fa, ha ristampato il classico Il morbo di Mida (The Midas Plague) di Frederick Pohl: non sappiamo se Sterling lo avesse in mente, ma la commedia sociale di questo bellissimo, commovente Chiosco ne sembra un aggiornamento per la società del nuovo secolo. Forse con questa storia nasce la social SF del nostro tempo.