Quali sono a tuo avviso gli scrittori che hanno meglio interpretato questo genere?

Parlando di ucronia, di sicuro Turtledove per il suo rigore, un po' meno per una narrativa che trovo un po' pesante, specie laddove il "maestro" si ripete con infodump spesso inutili; poi, di sicuro alcuni scrittori italiani misconosciuti, come Guido Morselli e Pierfrancesco Prosperi, ma anche saggisti dalla vena utopistica come Giorgio Ruffolo e il suo Cavallo di Federico. Come tutti gli appassionati di ucronia ho letto Fatherland, ma lo considero una sorta di giallo di ambientazione, più che un'ucronia vera e propria. Sull'amico Mario Farneti e il suo ciclo di Occidente posso dire che ne apprezzo la deriva fantasy più che le implicazioni socio-politiche o certe rivisitazioni di personaggi. Al momento attuale per me l'autore ideale ha le ispirazioni ucroniche di Kim Stanley Robinson, la genialità crepuscolare di Dan Simmons, il sense of humour di Kim Newman, le intuizioni di Charles Stross, la capacità narrativa di Robert J.Sawyer, e la cultura enciclopedica di Neal Stephenson. Insomma, quando avrò pronto l'adesivo con su tutti questi signori, lo appiccicherò sulla mia 126 per descrivere la Ferrari che vorrò essere da grande...

Lo scenario geo-politico che immagini nel romanzo prende le mosse dalla guerra delle Falkland/Malvinas. Come mai questa scelta? In fondo è stata una guerra relativamente poco significante rispetto ad altre…

Mica tanto insignificante, se è vero che la signora Thatcher mise in ballo tutta la Royal Navy per andarsele a riprendere e si arrivò a temere il bombardamento di Buenos Aires dal mare. Prova un po' a immaginare se l'Argentina avesse vinto... No, scherzi a parte, era in gioco tutta una geopolitica, il regime argentino giocò sapientemente la carta terzomondista e il riscatto dal colonialismo per coprire le proprie magagne interne - e parliamo di migliaia di persone assassinate solo perché di orientamento sospetto di sinistra. Una guerra di destra travestita da sinistra, una controffensiva coloniale travestita da liberazione delle isole da un regime dittatoriale, l'intera vicenda delle Falkland è un atipico storico, ci si potrebbero scrivere - e sono state scritte infatti - decine di migliaia di pagine di saggi storiografici. Forse la mia è la prima ucronia, ma non mi sbilancio...

Che peso hanno avuto, nella stesura del romanzo, la Storia – con la S maiuscola – e la parte più squisitamente di fiction?

Se ti intendo bene, e non ne sono sicuro, direi che la Storia con la S maiuscola fornisce l'ambientazione, il quadro. Il resto lo fa la fiction. È chiaro che con un presente alternativo quale quello che io delineo in Dalle mie ceneri, per esempio, i concetti di destra e sinistra, fascismo e comunismo, finiscono per mescolarsi parecchio. Esiste però un discrimine netto, e il senso, o almeno uno dei sensi del romanzo, è proprio fare chiarezza, sia beninteso, secondo il personalissimo pensiero dell'autore, tra destra e sinistra, tra fascismo e antifascismo, tra chi dice "so' tutti uguali" e chi invece si sforza di trovare un senso, una differenza. E non venirmi a dire che questo tema non sia attuale anche nella nostra linea temporale!

Cosa ci puoi dire di Rico, il protagonista del romanzo?

Rico è paradossalmente molto attuale, anche in una linea storica uguale alla nostra: è un disilluso, dopo avere combattuto per un ideale si è adeguato alla realtà, ha vissuto la sua sindrome da reduce di guerra come tanti, ha vivacchiato, adattandosi anche a rubare e truffare. Un'esistenza che appare chiusa in se stessa, fino a un certo punto, quando la vita gli pone un'alternativa. E lui va, non senza paure e ripensamenti, verso ciò che gli appare più giusto, e a un certo punto perfino inevitabile.