Perché è importante pensarci prima

Apparentemente, il discorso sull’evoluzione autodiretta sembra lontano dalla vita quotidiana, dai problemi della gente. Eppure, è importante iniziare a pensare alla questione sin da oggi. Prometeo significa “colui che pensa prima”. In questo senso dobbiamo essere prometeici.

In alcuni paesi, milioni di cittadini sono esclusi dai servizi sanitari. Se ora gli esclusi tollerano questa condizione, forse consolati dal fatto che la sorte comune del genere umano, ovvero l’invecchiamento e la morte, è in fondo la loro vendicatrice, la situazione potrebbe cambiare decisamente quando terapie di rigenerazione dei tessuti a base di staminali o nuovi trattamenti farmacologici dovessero davvero portare al ringiovanimento e alla radicale estensione della vita degli assistiti. In tal caso, gli esclusi potrebbero prendere in considerazione anche l’ipotesi di un’azione violenta nei confronti di quegli individui abbienti che traggono vantaggio dal progresso medico, restando indifferenti alle sorti degli altri membri della comunità. Avere una casa o un’automobile più costosa non è esattamente come vivere in salute duecento anni, piuttosto che morire sulla soglia dei settanta a causa della progressiva e inesorabile degenerazione dei tessuti. L’ipotesi della ribellione degli esclusi deve essere sempre tenuta presente nell’analisi di scenario e tale ipotesi richiede risposte preventive, rapide e concrete. L’impegno per l’accesso alle cure deve iniziare subito, affinché al momento dell’emergenza delle nuove biotecnologie esista già un modello di intervento consolidato. Ma i transumanisti sono capaci di guardare più lontano rispetto alla politica tradizionale. La nascita e lo sviluppo di Internet e di comunità virtuali deterritorializzate invita a ripensare tutta una serie di questioni come la gestione dei brevetti tecnologici, le norme sul copyright, il fenomeno dell’Open Source, i sistemi di sorveglianza telematici e satellitari, la privacy del cittadino. Lo sviluppo tecnologico ci mostra tutta l’inadeguatezza di una classe dirigente ferma alla dicotomia pubblico-privato e che ragiona ancora nell’ottica limitata dello Stato-nazione. Senza volere cadere nel qualunquismo o nella sterile polemica antipolitica, è un dato di fatto che – a parte rare e meritevoli eccezioni – ci guida una classe dirigente che per età e formazione non ha ancora colto il significato rivoluzionario ed epocale di Internet e si limita ad associare la rete alla pornografia o alla prostituzione, sperando in questo modo di esorcizzarla o di giustificare censure e burocratizzazioni.

Noi siamo perfettamente coscienti del fatto che la tecnologia nasconde anche insidie, come sistemi di sorveglianza invasivi o farmaci pericolosi. Perciò, una certa cautela è importante.

Tuttavia, riteniamo sommamente ingenuo e controproducente cercare di fuggire dalla tecnica, o evidenziarne solo gli aspetti negativi. Dobbiamo ricordare sempre le sagge parole di Francesco Bacone: “sapere è potere”. Rifiutare la tecnica significa consegnare il potere ad altri. È questo che i cittadini devono capire. Il mondo va avanti. Mettere la testa sottoterra come gli struzzi non risolve i problemi, anzi peggiora la situazione. Il nostro impegno è perciò teso a convincere la gente a non cadere nella trappola delle sirene primitiviste. Chi diffonde la nostalgia di un passato idilliaco che non è mai esistito o il desiderio di un impossibile e filosoficamente infondato ‘ritorno alla natura’ indebolisce i cittadini e i popoli, consegnandoli alla schiavitù. Bisogna invece conoscere il più possibile, essere aperti al futuro, accettare l’idea che la libertà si conquista giorno per giorno, a colpi di update e di upgrade. E prepararsi con largo anticipo a questa eventualità.

La sindrome della volpe e l’uva

Nell’ambito delle nuove tecnologie gioca spesso un ruolo importante la sindrome della volpe e l’uva. C’è un canovaccio che si ripete invarabilmente. Quando appare una novità, scatta immediatamente la critica, il rifiuto. La reazione del cittadino medio è tipica e prevedibile: “siccome non ho le tecnologie (o penso di rimanerne escluso), allora non mi piacciono”. Questo accade anche con le tecnologie transumaniste, ma si tratta di una risposta del tutto irrazionale. La risposta razionale è piuttosto: “siccome non ho queste tecnologie, moltiplico gli sforzi per entrarne in possesso”. Tra l’altro vediamo tutti che lo stesso cittadino che aveva criticato il nuovo strumento tecnico (automobile, televisione, computer, telefonino, ecc.) quando ancora non lo possedeva, una volta che ne è entrato in possesso, non vuole più rinunciarvi.