Se Hugo Gernsback è stato il padre della fantascienza, John Wood Campbell jr, ne ha modellato lo stile, fin da quando nel 1938, a soli vent’otto anni, assunse la direzione della rivista Astounding Science-Fiction. Fu la sua solerte opera di editor a valorizzare autori come Isaac Asimov, Theodore Sturgeon, Alfred Van Vogt ed altri, dando vita a quella che poi sarà chiamata l’Età d’oro della Fantascienza. Le storie di quel periodo — che va appunto da Gernsback a Campbell jr, dal 1938 al 1960 — sono piene di sense of wonder, ossia connotate da una forte base avventurosa e caratterizzate dalla “meraviglia” per i progressi della scienza.

Campbell chiese agli scrittori di fantascienza di continuare a celebrare nelle loro storie la scienza, ma senza farne il fulcro centrale e, soprattutto, che fosse una scienza più vicina alla realtà e più realistica. Isaac Asimov ha ribattezzato quel periodo, che va dalla fine degli anni Trenta all’inizio degli anni Cinquanta, “l’Era di Campbell”, proprio a sottolineare l’influenza del curatore di Astounding e dell’importanza della sua rivista.

Parallelamente alla sua attività di editor, Campbell produsse – anche attraverso lo pseudonimo di Don A. Stuart - un discreto numero di racconti e romanzi, la maggior parte dei quali all’insegna della space opera.

Nato a Newark, nel New Jersey, nel 1910, Campbell, fin da giovane, dimostra una certa attitudine per la scienza, tanto da diventare assistente al Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove lavora a stretto contatto con Norbert Wise, uno dei padri del calcolatore. Cominciò giovanissimo a leggere e ad scrivere fantascienza, tanto che all'età di 18 anni vendette già la sua prima storia. A 21 era già uno scrittore affermato e in pochi anni contese a E.E. “Doc” Smith la palma di miglio scrittore di saghe spaziali. Lasciato il MIT, a seguito della morte di Wise, Campbell si iscrisse alla Duke University, dove si laureò in fisica nel 1932. Campbell si sposò con Dona Stewart nel 1931, da cui divorziò nel1949. Si risposò nel 1950 con Margaret (Peg) Winter.

All’inizio della sua carriera, Campbell scrisse vari romanzi e vere e proprie saghe galattiche, tra cui tra cui spicca il ciclo di Aarn Munro, il gioviano. Nel primo romanzo di questo ciclo, I figli di Mu (The Mightiest Machine, 1934), ritroviamo il classico prototipo dell’eroe campbelliano, ma anche di molta fantascienza avventurosa: Aarn Munro lo scienziato di Giove ricco di risorse

Il gioviano Munro costruisce un’astronave, ma durante il viaggio di prova avviene un evento inatteso: una tremenda forza scatenata dallo spazio profondo, a seguito della collisione con un meteorite, provoca un attraversamento dell’iperspazio e la nave viene proiettata nella galassia del sole Anrei. Qui inizia una battaglia spaziale con altre astronavi aliene e una serie di avvincenti avventure per Munro e i due terrestri che lo accompagnano.

Campbell è sempre rimasto fedele al significato letterale, tradizionale, del termine science fiction. Le sue invenzioni più strabilianti, le sue ipotesi più vertiginose, le sue più audaci esplorazioni, i suoi più terrificanti "iper-spazi" hanno tutti un solido retroscena scientifico, che donano a queste perizie cosmiche una concretezza rara e un singolarissimo sapore di realtà.

I figli di Mu è un esempio classico della narrativa dello scrittore americano: avventura spaziale condita con strabilianti ipotesi scientifiche.

La stessa prosa del romanzo risente di questa ricetta: spesso è difficile seguire la didascalica descrizione di una supermacchia o di un motore spaziale che permette agli uomini i viaggi interstellari. Il tutto poi si complica quando l’autore, qua e là, inserisce anche qualche formula matematica, proprio per regalare al lettore la sensazione della “realtà scientifica”.

L’altro ciclo più famoso dello scrittore Americano è quello di Arcot, Wade and Morey, con i romanzi ;The Black Star Passes (1953), Islands of Space (1957) e Invaders from the Infinite (1961).