La particolarità della storia che Campbell costruisce è anche il fatto di essere narrata dal punto di vista di un solo uomo: il fisico Thomas Ridgely Duncan. Ma non solo. Il romanzo è composto da una miriade di brevi brani che altro che non sono che estratti del diario di Duncan. Campbell usa una forma di scrittura tipica dell’Ottocento: il diario autobiografico, ma riesce in modo accattivante a tessere una storia ricca di suspense e dal ritmo serrato. Non ci si annoia, anche perché qua e là sono disseminati veri e propri colpi di scena. Il romanzo, ad un erto punto, assume perfino i toni del giallo, quando uno degli astronauti comincia a rubare il cibo che quotidianamente viene, ovviamente, conservato e accuratamente razionato.

Il romanzo si chiude con una speranza: il lavoro fatto dai sopravvissuti – come ad esempio la costruzione di stanze e sale ricavate dalle montagne della Luna – saranno sfruttate dagli astronauti che proseguiranno la conquista dello spazio.