La soluzione? Ho impacchettato tutto il club, edificio, arredamento e allestimento, me lo sono messa in tasca – cioè l’ho ripreso all’interno dell’inventario personale, che contiene tutti i beni materiali che appartengono al mio avatar - e l’ho rezzato su Unity World, l’isola tropicale di un amico che ci ha offerto ospitalità per la serata. Se volete farvi due risate alle mie spalle, trovate maggiori dettagli sul mio blog http://www.eliver.it/blog/?p=113 e la trascrizione completa dell’intervento di X e delle domande del pubblico su Uno Strano Attrattore, il blog dell’autore. http://junction.splinder.com/archive/2007-07Durante l’estate, le attività del club hanno rallentato, e nel frattempo è arrivata la

rivoluzione del Voice sulla Main Grid. La Linden aveva integrato nel client di SL una tecnologia che consente agli utenti di parlarsi con cuffie e microfono come su Skype, sia in conversazioni a due che in conversazioni pubbliche. stata una rivoluzione molto controversa, e tutt’ora il Voice viene rifiutato per principio da un gran numero di residenti di Second Life, che lo percepiscono come un tradimento.

Se da una parte, infatti, poter parlare consente di organizzare finalmente conferenze e reading dal vivo, dall’altra rompe la sospensione d’incredulità del mondo digitale, dove ciascuno – prima del Voice – poteva decidere di essere chi voleva, giocare di ruolo e con i generi. Il Voice ti costringe a rientrare nel tuo vero corpo, trasformando il mondo digitale di SL in una sorta di ambiente di teleconferenza “con i pupazzi”, dove gli avatar diventano all’improvviso quasi superflui.

A noi che viviamo SL come noi stessi, senza maschere, il Voice però non ha creato particolari problemi, tutt’altro. Avere la possibilità di parlare tutti, e non più solo l’unico speaker abilitato da un complicato sistema di audio streaming (come facevano da tempo i DJ durante le serate in discoteca “dal vivo” in SL), è stato un bel vantaggio, e mi ha aperto le porte per il primo reading in Voice, organizzato in occasione della notte di Halloween a Parioli, una delle land italiane più vitali e frequentate di SL. http://www.eliver.it/blog/?p=123

Leggere Poe e Lovecraft dal vivo a un pubblico di una ventina di persone, seduti sulle tombe di un piccolo cimitero digitale tra croci, scheletri e zucche, è stata un’esperienza indimenticabile, e mi ha fatto capire che i reading potevano essere la strada da seguire per il BookClub. Rincorrere ospiti da traghettare dentro SL poteva essere un’attività secondaria, ma il club avrebbe trovato una nuova dimensione sociale grazie al Voice.

Mentre mi riorganizzavo, ho continuato a leggere dal vivo in piazza e all’inizio dell’anno è stato il turno di William Gibson, con i migliori racconti dell’antologia Burning Chrome.

http://www.eliver.it/blog/?p=141

È stato anche un modo per far conoscere il bookclub al “grande pubblico” delle piazze italiane di SL, e in breve il gruppo legato al club ha superato i settanta iscritti.

Tra le persone conosciute in queste occasioni c’è anche il simpatico Mu Negulesco, monaco Shaolin, grande appassionato di fantascienza e in particolare della Guida Galattica per Autostoppisti del mitico Douglas Adams.