Come gli affezionati lettori ricorderanno, nello scorso numero di Sotto Spirito si parlava (in maniera più o meno seria) delle "migrazioni mediatiche" in atto, vale a dire delle tendenze per cui ad esempio i buoni Comics diventano sempre più spesso film mentre i film somigliano sempre più a pessimi fumetti.

Questo mese ci interessiamo di un'altra "migrazione mediatica", ovvero della fusione/contaminazione tra il cinema e il videogioco. E per esaminare questo fenomeno, non c'è nulla di meglio che esaminare (e beffeggiare!) il più recente ed eclatante esempio di Playstation-movie, ovvero Matrix Reloaded.

Al momento in cui scrivo, la seconda puntata della trilogia dei fratelli Wachowski domina le sale italiane. E, presumibilmente, ci rimarrà un bel pezzo. A prescindere dalle critiche quasi uniformemente orientate verso il rigurgito (che peraltro condivido, ed anzi estendo ai sommovimenti intestinali, ai peti e al suicidio rituale) bisogna riconoscere che Matrix Reloaded costituisce un deciso passo avanti verso la creazione di un prodotto di intrattenimento nuovo, un quid molto più vicino ai giochi da consolle, i videoclip d'animazione e gli show d'illusionismo alla David Copperfield che al cinema tradizionale. Il secondo Matrix, occorre ammetterlo al di là delle fin troppo facili irrisioni, è un'esperienza che regala sensazioni diverse, forse non tutte positive, ma comunque vigorose.

Come dite? Si può dire lo stesso di un calcio nei coglioni? Uhm... d'accordo: non va bene. Cancelliamo la definizione e ripartiamo da capo.

Azzardiamo allora, per descrivere in due righe questo oggetto misterioso che sullo schermo sembra tutto tranne che un film, una ricetta di cucina: Matrix 2 è un frullato di Street-Fighter 2 e Il ragazzo dal Kimono d'Oro, di erotismo e feticismo alla borchie & pelle nera, di gnosticismo perplesso e zen grattato da Nick Carter, di Dragonball e di Mad Max mescolati insieme con pizzichi di La Tigre & il Dragone e di catechismo cattolico da oratorio, innaffiati con effetti speciali a badilate, allungati a broda con tante, ma tante, ma TANTE botte da orbi. Il tutto spalmato su una sceneggiatura (?) imbarazzante e servito caldo. Anzi, bollente, come quei piatti che ti ustionano la lingua per non farti sentire il sapore.

A voler essere magnanimi, Matrix Reloaded non è la prima pellicola girata con filosofia e linguaggio da Joystick. Non è nemmeno il primo videogame racchiuso in un film racchiuso a sua volta dentro un videogame. Pensiamo ad esempio a Tron, o a Nirvana... E non è neppure il primo sequel che sta all'originale come Gianni Drudi sta a Mozart.

Tuttavia, il secondo episodio di Matrix merita ugualmente un posto d'onore nella categoria dei Playstation-movies. Perché? Semplice: per la staordinaria, inaudita, allucinante, irrefrenabile, tracotante, scandalosa, parossistica voglia di umiliare i precedenti seppellendoli sotto uno tsunami di soldi inutilmente spesi in effetti speciali, in una titanica sfida all'ultimo dollaro da sperperare in CGI (ansia ben metaforizzata dalla scena dell'agente Smith che si replica all'infinito gridando "Ancora, ancora!") piuttosto che investire un solo centesimo in sciocchezze superflue quali trama, dialoghi o sceneggiatura.

Visti i risultati, Matrix 2 merita davvero che gli si adatti, parafrasandolo, il famoso motto di Winston Churchill, a mo' di epitaffio: "Mai così tanto fu speso da così tanti per così poco". Letteralmente. Per dirla col frasario del Merovingio, la sensazione che si prova al The End (Game over?) di Matrix è quella di essersi puliti il culo con la seta.

Mai una parodia fu così provocata. Gustatevela. E alla prossima.