Avevo ritrovato uno spicchio del mio tempo, o almeno così credevo.

- Ciao Marco. Come stai?

Un lampo triste gli spense lo sguardo. - Sto morendo.

Nello stesso bar, trenta anni prima per lui, sei mesi per me, gli avevo risposto allo stesso modo.

Trenta anni e otto mesi prima...

Ero tornato da Torino, dove mi ero sottoposto ad accertamenti approfonditi in una clinica diretta da un medico amico di Claudia. Quei malesseri erano all'ordine del giorno ormai.

Marco mi aveva fatto l'identica domanda.

Era Aprile, e l'effetto serra era poco più di un'ipotesi. Montata sulla leggera struttura metallica, la vetrata del terrazzo del bar contrastava l'aria frizzante del tardo pomeriggio.

- Sto morendo - risposi laconicamente.

Marco aggrottò le sopracciglia mentre il rumore della ghiaia spostata annunciava l'arrivo di altri avventori.

- Il dottor Longhi mi ha notificato la condanna. Il virus di Hawks, raro quanto inesorabile. Colpisce le ossa. Cinque... sei mesi al massimo - biascicai.

Silenzio. La luce trovò un varco tra le nuvole, inondando i nostri visi.

- Ci sarebbe un modo... - ripresi socchiudendo gli occhi. - Ibernazione, o sospensione criogenica. Del virus si sta cominciando a capire qualcosa, ma sono convinti che per una cura efficace bisognerà aspettare ancora un paio d'anni. Longhi potrebbe procurarmi il posto.

Spostai lo sguardo verso gli antichi lampioni in ferro battuto che da poco avevano rischiarato il terrazzo.

- Cazzo, ma allora...

- Ho già rifiutato. A parte il problema etico, fra due anni in che cazzo di mondo mi troverei?

Ma dopo dieci minuti Marco aveva già smontato le mie argomentazioni. Non fu difficile, non vedevo l'ora di farmi convincere.

* * *

Claudia reagì in maniera assolutamente inaspettata.

Le spiegai tutto, le raccontai che Marco mi aveva persuaso ad accettare l'ibernazione. I suoi dolci lineamenti si inasprirono di colpo.

- Hai deciso tutto, dunque - disse. - Anzi avete deciso tutto, tu e Marco.

- Tesoro, non vedo alternative.

- Fate sempre di testa vostra, voi due, ve ne sbattete i coglioni degli altri. Ti sei preoccupato per me? Sai cosa ne penso? - disse alterata.

Non le risposi, mi limitai a fissarla. Scoprivo che in quei mesi avevo vissuto con una persona che non conoscevo.

- Io rimango sola. Se qualcosa andasse storto? Se passasse troppo tempo?

- Ti rendi conto di che cazzo dici?

Una lacrima le solcò una guancia. - Sì.

Le avvicinai la mano al viso per confortarla.

- Vaffanculo. - Si allontanò di scatto.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Sciolsi gli ultimi dubbi, presi appuntamento con il dottor Longhi e tre giorni dopo mi presentai nella sua clinica di Torino per sottopormi al procedimento criogenico.

Non immaginavo, però, che il triste presentimento di Claudia si sarebbe rivelato reale, e che la porta della mia bara sotto zero si sarebbe riaperta trent'anni dopo. Come potevo prevedere che la ricerca avrebbe sfondato il muro dell'Aids e del cancro? Tutti gli sforzi scientifici furono indirizzati in quelle direzioni. Cosa erano dieci casi ogni anno del virus di Hawks rispetto all'imminente sconfitta dei mali del secolo?

3.

- Come mai sei tornato? - riprese a sorpresa Marco, sistemandosi meglio sulla sedia. - Avrei giurato che l'avresti evitato. - Una bottiglia di rosso comparve d'incanto sul nostro tavolo.

- Volevo parlare con Claudia - sibilai sorpreso dalla sua freddezza. Ma Claudia era morta mentre viaggiavo nel treno ad alta velocità che aveva dimezzato i vecchi tempi di percorrenza. Aveva reso perfetta la sua vendetta per i miei trent'anni di ibernazione portandosi dietro il suo segreto.