Alessandro Bottero è uno dei protagonisti del fumetto italiano, in qualità di sceneggiatore, critico, traduttore e editore. Ha scritto per Walt Disney Italia, Eura, AVE, Edizioni Masters, Star Comics, e tradotto opere quali Watchmen, Batman. Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Batman Anno Uno, Sin City, La Morte di Superman. Dal 1994 al 1998 ha coordinato le testate DC Comics, pubblicate dalla Play Press. Nel 2012 ha pubblicato il saggio Batman: I Segreti del cavaliere Oscuro e nel 2013 Da Nembo Kid a Superman. L'uomo d'acciaio, entrambi pubblicati da Iacobelli editore, mentre nel 2015 per NPE è uscito Il razzismo a fumetti.

Oggi, dirige la Bottero Edizioni, il sito di informazione e critica fumettistica fumettodautore.com e collabora con le riviste Classic Rock, Vinile, Conoscere la Storia e BBC Scienze del gruppo Sprea, oltre a scrivere e pubblicare racconti.

A Alessandro, abbiamo chiesto di raccontarci il “suo” Batman, dalla nascita all’ultimo film The Batman di Matt Reeves.

Vorrei conoscere il tuo primo approccio a Batman, come lettore. Quando è successo e cosa ti ha colpito? 

Le primissime storie di Batman che ho letto sono state quelle che erano pubblicate sugli Albi del Falco Mondadori, parliamo del secolo (addirittura del millennio) scorso. Poi c’è stato il Batman della Mondadori, quello di Williams e poi la serie Cenisio. Il trauma sicuramente c’è stato con Corto Maltese e Il ritorno del Cavaliere Oscuro.

Qual è, a tuo avviso, la peculiarità di Batman rispetto ai primi supereroi della cosiddetta Golden Age? 

Se mi parli della Golden Age parliamo di un fenomeno che nasce proprio con Superman e Batman. Tutti gli eroi che sono seguiti dal 1939 in poi sono state più o meno variazioni sul tema di questi due archetipi. Sicuramente Batman univa due elementi che colpivano la fantasia dei giovani lettori: era un eroe dotato di apparecchi e strumenti super sofisticati, ed era un detective abilissimo. Le somiglianze tra Batman e Sherlock Holmes sono, a tutt’oggi, ancora poco esplorate.

Tra i villain, invece, chi preferisci e perché? 

Due Facce, perché ha in sé un dualismo irrisolvibile, che lo rende assolutamente affascinante. Come traduttore invece il villain che odio è l’Enigmista. Hai mai provato a tradurre un indovinello dell’Enigmista?

Quali sono, invece, tre scrittori e tre disegnatori di tutte le epoche che, secondo te, hanno interpretato al meglio l’Uomo Pipistrello? 

Sceneggiatori: Bill Finger, assolutamente sottovalutato e deprezzato da tutti; Dennis O’Neil, che ha forgiato il Batman Moderno; Frank Miller, che ha realizzato Due capolavori assoluti, Batman Anno Uno e il Ritorno del Cavaliere Oscuro.

Disegnatori: Alan Davis (Batman Year Two); Don Newton (sulla serie mensile Detective Comics nei primi anni ’80); Dave McKean (Arkham Asylum).

Consiglia, invece, tre storie di Batman assolutamente da leggere… 

Il Ritorno del Cavaliere Oscuro (i seguiti invece sono da evitare); Veleno (a puntate sulla collana Legends of Dark Knight, e anche in volume), Robin must die at dawn (una delel ultimi avventure della Silver Age, che chiude il ciclo anni ’50 del personaggio).

Tanto tempo fa, quando i cavalieri non erano così oscuri...
Tanto tempo fa, quando i cavalieri non erano così oscuri...
Vorrei conoscere la tua opinione in merito alla serie televisiva degli anni Sessanta, con Adam West nella parte di Batman. È, senza alcun dubbio, una serie cult, ma quanto ha contribuito a far conoscere Batman al di fuori della cerchia dei lettori dei fumetti? 

Da appassionato la adoro. Le prime due stagioni sono un viaggio senza freni nel delirio più totale. La terza invece inizia a perdere qualche colpo, ma va bene così. Da critico bisogna essere spietatamente sinceri: spesso e volentieri non ha alcun senso. Ma è il suo essere volutamente e coscientemente nonsense a darle il fascino camp che resiste ancora oggi. Sicuramente rese Batman famoso al di fuori del mondo dei fumetti, ma per poco non uccise il personaggio, perché i nuovi lettori volevano un Batman cazzaro, e la DC Comics si lasciò sedurre da questa lusinga, e le storie tra il 1968 e il 1969 delle collane regolari erano davvero senza capo né coda. Fortunatamente si ripresero in tempo.

Cosa ne pensi, invece, delle versioni cinematografiche di Tim Burton e della trilogia del cavaliere oscuro, diretta da Christopher Nolan? 

Io ritengo che fumetti e cinema siano due cose diverse. Pensare di avere al cinema lo STESSO eroe o le STESSE storie dei fumetti è stupido. Detto questo Batman nel corso della sua lunga carriera cinematografica ha avuto alti e bassi. Parte benissimo nel 1989, ha una serie di incidenti di percorso con i seguiti, il film Batman e Robin con Clooney e il costume dai capezzoli in bella vista è un pianto (guardate la scena con l’appari<zione di Poison Ivy alla festa e rabbrividite con me…)  e poi Nolan ha fatto un lavoro dignitoso. È necessario essere lucidi e dire chiaramente che Bane, Ras Al Ghul e Talia di Nolan non c’entrano niente con quelli dei fumetti. Sono un’altra cosa. E probabilmente anche il Batman del cinema non c’entra niente con quello dei fumetti. Sono due cose diverse. Ma ci può stare. Il punto è che nei fumetti Batman NON è uno psicopatico fascistoide. Invece al cinema spesso e volentieri lo presentano così. Ma ok, the show must goes on.

Cosa ne pensi dell’ultimo film, The Batman di Matt Reeves, interpretato da Robert Pattinson. Sembra un ritorno alle origini fumettistiche del personaggio? 

Ho letto giudizi assolutamente divergenti sul film. A mio figlio, cartina al tornasole familiare, è piaciuto ma senza eccessivi entusiasmi. Mi sembra un film onesto, ma non eccezionale. Ma potrei sbagliare.