Cercai “trasmettitore di Isis” sulla Rete. All’inizio non trovai alcuna voce, neppure usando Google. Cercai su Skeptics.org e alla fine su Marty Rumboldt, che gestisce un sito web per lo studio di questo tipo di medium.– Lo hai scritto male, Rob – mi rispose per e-mail. – Si scrive Isus.Avrei dovuto pensarci: i medium trasmettitori di Lazaris, Kochise e Merlynn usavano tutti delle varianti di nomi storici (probabilmente per paura di una qualche causa per diffamazione spirituale) e più di uno di questi medium si dilettava in giochetti di inventiva ortografica.

Scrissi “Isus” sul motore di ricerca. Lui – pessimo segno, la medium non sapeva neppure che Isis fosse una femmina – era l’entità spirituale trasmessa da una tizia di nome Ariaura Keller. Aveva cominciato da Salem, Massachussets (terreno fertile per i sensitivi), si era spostata a Sedona (altra culla del genere), per poi dirigersi a ovest, correndo giù lungo la costa, con performance a Seattle, poi all’altra Salem, Eugene, Berkeley e ora Beverly Hills. Aveva in programma a Los Angeles sei diversi seminari pomeridiani e due “immersioni spirituali” della durata di una settimana, oltre a “sedute di illuminazione individuali programmate” con Isus. Aveva scritto due libri, La voce di Isus e Dalla parte del ricevitore (con link per Amazon.com) e nelle sue note biografiche si poteva leggere: “Sapevo fin dall’infanzia che ero destinata a diventare un canale per la Verità” ed estratti dai suoi discorsi: “La Terra è destinata ad assistere a un evento di trasformazione spirituale”.

Sembrava proprio uguale a qualsiasi altro medium trasmettitore di cui avessi sentito parlare.

E ne avevo conosciuti parecchi. Al momento del culmine della loro popolarità (e prima che mi facessi furbo) L’occhio velenoso aveva dedicato una serie di sei articoli a questi individui, partendo da M.Z. Lord e passando per Joye Wildde, Todd Phoenix e Taryn Kryme, la cui “entità” era un bambino atlantideo di sei anni dalla risata facile. Erano stati i sei mesi più lunghi della mia vita. E non avevano avuto alcun impatto rilevante sui nostri affari. A metter fine alla moda furono evasioni fiscali e accuse di frodi postali, non certo i miei articoli che avevano svelato i “falsi” arcani.

Ariaura Keller aveva una fedina penale immacolata (almeno sotto quel nome) e non c’erano molti articoli che la riguardassero. E non si faceva menzione di trucchi. “L’elettrizzante e straordinario Isus vi rende partecipi della sua saggezza spirituale e vi aiuta a trovare la centralità del vostro essere e a rivelare la vostra anima.”

Nulla di nuovo, insomma.

Be’, qualsiasi cosa fosse ad aver attirato l’interesse di Kildy lo avrei scoperto sabato. Nel frattempo, dovevo scrivere un articolo su Charles Fred per il numero di dicembre, recensire un libro sul progetto intelligente (l’ultimo artificio per introdurre il creazionismo nelle scuole, facendovi uscire l’evoluzionismo), e andare a vedere un chiropratico di vite passate. Era un tale che sosteneva che il mal di schiena dei suoi pazienti provenisse dall’aver trasportato dei megaliti a Stonehenge o blocchi di pietra per le piramidi. (Certo, le piramidi erano state un lavoro bello pesante, ma negli ultimi tre anni aveva detto a più di duemila pazienti che la loro ernia del disco era un’eredità di Stonehenge, e tutti ce l’avevano per l’aver messo in posa l’altare di pietra nel centro.)

Questo tale era perfino credibile se confrontato con Charles Fred, che stava riscuotendo un successo strepitoso nel comunicare messaggi particolarmente precisi dai defunti ai loro parenti afflitti. Ero convinto che usasse qualche altro artificio oltre alla consueta cold reading e ad avere complici fra il pubblico per ottenere i milioni di dollari che stava raccogliendo, ma per adesso non ero riuscito a capire cosa, e ogni indizio che mi sembrava di aver trovato non portava da nessuna parte.

Non avevo più pensato all’“elettrizzante, straordinario Isus” fino al sabato quando stavo guidando verso l’Hilton. Mi venne allora in mente che non avevo più sentito Kildy da quella telefonata. Di solito capita in ufficio tutti i giorni, e se dobbiamo andare da qualche parte, chiama tre o quattro volte per riconfermare il posto e l’ora dell’incontro. Mi chiedevo se il seminario fosse ancora previsto o se si fosse dimenticata del tutto. Oppure che improvvisamente si fosse stancata di smascherare imbroglioni e fosse tornata a essere una star del cinema.

Mi aspettavo che quest’ultima cosa potesse accadere fin dal giorno, appena otto mesi prima, quando, proprio come una donna fatale in un film con Bogart, era entrata nel mio ufficio per chiedermi se poteva avere un lavoro.