La primavera del 1981 è un momento cruciale per questa ricerca, dato che abbiamo l’alfa e l’omega delle citazioni dantesche. In La trasmigrazione di Timothy Archer Philip inserisce il personaggio di Angel Archer, vedova del figlio del vescovo Tim che dà titolo al libro. Angel è, secondo lo stesso Dick, uno dei personaggi più riusciti dell’intera produzione dickiana, e soprattutto uno dei pochi personaggi femminili positivi. È Angel stessa a parlare del proprio amore per Dante, e della singolare situazione che l’ha portata a leggere, in una sola notte, l’intera Commedia; un forte mal di denti l’ha tenuta sveglia tra dolori sconcertanti, intenta a bere caffé e scotch, tra le mani il poema. Dalla sera alla mattina Angel ha letto il pellegrinaggio del poeta nell’oltremondo, passando dal dolore notturno al sollievo dell’alba, con conseguente visita al dentista. Il poema si è inciso nella sua vita grazie al medium del mal di denti, facendole vivere quasi in prima persona il dolore dei dannati, la speranza dei purgandi, la gioia dei beati.

La cosa, per quanto riguarda Angel, finisce qui, non si sono allusioni dottrinali o mistiche, è il semplice ricordo dell’intima ricezione del poema, inciso a fuoco nella lettrice. Eppure un fatto ci illumina: gli eventi del 2-3-74 iniziarono, per Philip, proprio con un forte mal di denti. Soffriva terribilmente ed attendeva che la farmacia gli consegnasse del Pentothal. Quando arrivò la consegna, il fattorino era una ragazza, con al collo un pesce dorato. Phil, attratto da quel simbolo ne chiese l’origine, e la ragazza rispose che si trattava di un antico simbolo dei primi cristiani, l’icthys che è acronimo del Cristo salvatore.

Sul piano fattuale è interessante la trasposizione nel personaggio di Angel della propria esperienza biografica, ma sul piano delle illazioni possiamo pensare che Dick alluda, come per il mal di denti, anche a Dante come fatto autobiografico. E se forse è troppo ardito pensare che per Philip le ore precedenti al 2-3-74 siano state passate in compagnia di Dante, dobbiamo cedere all’evidenza che l’autore riconduce il poeta al periodo di quell’annus mirabilis, dichiarando, in qualche modo, la data di inizio del suo amore per la Commedia.

L’ultima citazione dantesca è vasta ed articolata, si trova nella lettera che Dick scrisse nel maggio del 1981 a David G. Hartwell, suo editor alla Timescape Books. In questo scritto Dick tratteggia la trama del libro che aveva intenzione di scrivere: The Owl in Daylight.

Di questo libro, mai scritto per la sopravvenuta morte di Dick nel 2/3/’82, abbiamo due trame, di cui quella scritta per Hartwell è la prima. Le due sono talmente differenti, da avere in comune solo il titolo.

In quella presa in esame, Dick racconta come il suo nuovo romanzo sarà incentrato su temi danteschi, ancora una volta letti in chiave gnostica dualistica. In un parco tematico del futuro, il mega-computer addetto all’amministrazione dei divertimenti ingabbia il suo creatore in una simulazione di vita, facendogli perdere la memoria, e gettandolo in una California virtuale, riportata agli anni ’60. Il computer, chiaramente simbolo dei dio di giustizia, sottopone lo scienziato a prove etiche che hanno immediato effetto sulla gestione del mondo simulato: quando il computer ritiene che lo scienziato abbia agito in modo etico, il mondo si riplasma in maniera positiva (seppure il cambiamento non è sensibile per il prigioniero), quando invece lo scienziato compie il male, il parco sprofonda in uno stato di inferno. Per alludere a tali premi e castighi, Dick prende come esempio la Commedia, citandola in continuazione. Il tema dei tre mondi sovrapposti, già presente nella citazione presente in The Dark Haired Girl, è qui sviluppato con coerenza sistematica: un inferno deterministico e cieco, un purgatorio di sofferenza e speranza, un paradiso volitivo e razionale, tutti ortogonali al nostro mondo, impossibili da percepire simultaneamente se non per inferenza.