Il numero 1517 di Urania ci regala un romanzo inedito di Harry Harrison, scritto oltre venti anni fa ma rimasto nel limbo delle opere non tradotte.

Non pubblicare a quel tempo Galaxy Rangers fu un atto di colpevole dimenticanza o l'errore è stato fatto adesso, riesumando pagine che avrebbero meritato l'oblio? 

Sin dalle prime battute Harrison toglie ogni dubbio, questo romanzo è uno spudorato, ironico omaggio alla space opera, dove gli scienziati di turno, in questo caso Jerry Courtenay e Chuck van Chider, scoprono casualmente una misteriosa sostanza, la caseite (hem, si, è proprio quello che pensate, formaggio trasmutato), che permette il viaggio iperluce e salvano la galassia da cattivissimi alieni, i Lortonoi, trovando il tempo per flirtare con una bella ragazza, Sally Goodfellow.

Una trama che ricorda da vicino il ciclo di Aarn Munro il gioviano, di John Campbell, o la serie dei Lensmen di E. E. "Doc" Smith, ma condita con una robusta dose di umorismo che rende irresistibili gli inossidabili protagonisti.

Le situazioni sono spinte al limite della parodia, gli alieni sono totalmente malvagi, i buoni sono totalmente eroici e la ragazza totalmente... si può dire vampeggiante? 

I cattivi, rappresentati da una spia sovietica, sebbene mendaci e senza scrupoli si ravvedono, una volta che viene loro fatto notare l'indubbia americanità del padre, scegliere da che parte stare non è un problema, dato che i cattivi sono orrendi, i buoni strani ma affascinanti, e uscire con 200 gradi sotto zero non è un problema, se ci si copre bene.

Non credo che questo romanzo possa piacere a tutti, ma gli appassionati di space opera che amano le parodie e l'ironia sicuramente l'apprezzeranno, è una garbata presa in giro da parte di chi la space opera la ha scritta e amata.

Certo, come ha rilevato Filippo sul newsgroup it.cultura.fantascienza: "La presentazione non è che invogli molto all'acquisto: Molto prima dei "Power rangers" esistevano i "Galaxy rangers...", ma sappiamo che le quarte di copertina mentono, i Galaxy rangers non hanno nulla in comune con i colorati giovanotti giapponesi, quelli salvano il mondo, non l'intero universo.

In definitiva la risposta alla domanda iniziale è si, fu un imperdonabile atto di dimenticanza non pubblicare il romanzo subito dopo la sua uscita in America.

Harry Harrison è noto per diversi romanzi considerati classici della fantascienza, tra cui Largo! Largo! (Make Room! Make Room!, 1966), i cicli del Mondo maledetto (Deathworld), del Pianeta dei dannati (Planet of the Damned) e degli Ylanè, l'affascinante saga che presuppone la sopravvivenza dei dinosauri (intelligenti) sino ai nostri giorni.

Una non trascurabile parte della sua produzione è tuttavia dedicata a opere più ironiche, se non del tutto parodistiche, come le avventure del Ratto d'Acciaio Inossidabile o il ciclo di Bill, eroe galattico (Bill, the Galactic Hero), oltre all'irresistibile Il vichingo in Technicolor® (The Technicolor® Time Machine, 1968).