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- Cosa ne pensi? - chiese Ewan da sotto il cappuccio impermeabile. La barba rossiccia era umida di pioggia e la smorfia lasciava intendere che, a parer suo, si poteva tranquillamente convocare gli interrogati alla centrale risparmiandosi sia il viaggio in quel quartiere desolato sul lungofiume portuale dei Queen’s Dock, sia la sesta multa della settimana per parcheggio non autorizzato in area sacra. Era risaputo che nella lista nera del tenente Wallace c’erano il collettivo degli arcidruidi e tutta la squadra di droidi addetti al controllo del traffico a sud di Glasgow. - Voglio rendermi conto - risposte Margaret senza guardarlo. I guanti di pelle nera scintillavano impugnando il manico dell’ombrello viola. - Ho percepito qualcosa di veramente strano mentre stavamo interrogando la ragazza. Qualcosa che non... so spiegarmi.Ewan annuì gonfiando le guance. - Qualcosa da spiegare ce l’avranno senz’altro. Nessun membro della famiglia ha un alibi valido per ieri sera.- Parlami di quel cimitero... E’ una di quelle stupidaggini druidiche?- Un cimitero del matrimonio. Ci viene sepolto l’amore di due persone. Una cerimonia molto toccante officiata generalmente dai druidi Cainte: benedicono la coppia anche nella separazione. E’ un posto in cui si va per piangere fiumi di lacrime e risparmiare sugli psicanalisti e gli avvocati. I genitori di Cynthia sono separati da sei anni. Forse la ragazza frequenta il cimitero più spesso di quanto sia lecito supporre.- E le lapidi? E’ macabro... non c’è mica sepolto niente.- Qui ti sbagli cara collega. Oggetti, regali, sogni, progetti, desideri. A volte ci sono bambini.

Marg aprì la bocca e poi la richiuse. Ewan percepì i pensieri della donna come una nuvola nera e cupa, pulsante di dolore. Se stai scherzando ti spezzo le gambe.

- Non scherzo - si affrettò ad aggiungere Ewan. - Parlo di fecondazione in vitro, dei bambini che la coppia aveva previsto di avere nel contratto matrimoniale e che non nasceranno mai. Crioconservati, sigillati e sepolti. La cerimonia è anche per loro. I druidi Cainte cantano per liberarli.

Marg scosse la testa. Si fermò a contemplare l’insegna della fabbrica di souvenir sotto la luce incerta del pomeriggio. - Questa storia è diversa dalle altre. C’è qualcosa di più... Quel Moon...

- Pensi fosse uno di noi?

- No. Non esattamente per lo meno. Evocava nelle persone che lo circondavano... un delirio di felicità. Una soddisfazione e un orgoglio che queste persone non hanno mai conosciuto nella loro vita.

- Ed è un male? Vorrei anch’io sentirmi meritevole di un amore e un rispetto incondizionato. Vorrei brillare agli occhi del prossimo e sentirmi migliore di quello che sono - rise allargando le braccia sotto la pioggia fine.

Lei gli lanciò un’occhiata raggelante. - Diceva alle persone quello che volevano sentirsi dire. In un certo senso le manipolava. La ragazza era come una drogata in crisi d’astinenza.

- Stando a quello che ho percepito, lui si limitava a spargere amore intorno a sè come petali di rosa. Non chiedeva nulla in cambio. Non lo trovo così sinistro.

- A qualcuno evidentemente non è piaciuto. Qualcuno lo odiava, magari proprio perché ha sconvolto gli equilibri di un mondo in cui regnava da sempre la meschinità, la frustrazione e l’ottusità.

Spinse la porta dell’ingresso e prese a salire la stretta rampa di scale che portava al piano superiore. Il pianerottolo era buio e soffocante, puzzava di pesce e quando Ewan bussò alla porta dell’abitazione venne ad aprirgli una donna magra e bionda. Aveva lineamenti duri e occhi pesantemente cerchiati di nero. Poteva esserci una vaga somiglianza con la figlia, ma Cynthia non scrutava il prossimo con tanto sospetto.

- La signora Munro?

Lei si fece da parte con un grugnito. - Ex signora Munro.

Entrarono nel piccolo bilocale. Marg lasciò l’ombrello fuori dalla porta ma Ewan non riuscì ad evitare che il suo impermeabile gocciolasse sul linoleum stinto. - Cynthia è in casa?

- No. - Non fece il gesto di prendere l’impermeabile ed Ewan se lo appoggiò sul braccio. Si soffermò ad ammirare sul davanzale del bovindo un piccolo presepio modellato con le conchiglie, un lavoro minuzioso e molto raffinato. Ce n’erano diversi sparsi per casa, alcuni sembravano assemblati da mani infantili, altre erano creazioni artistiche piuttosto originali.

- Abbiamo bisogno di farle qualche domanda su quel ragazzo, Moon, che lavorava nella fabbrica di souvenir. Ci risulta che frequentasse sua figlia e che lo conoscesse piuttosto bene anche lei.

La donna fissò gli occhi sul distintivo psi appuntato sul bavero della giacca di Marg e sbottò: - Perché non mi succhiate le risposte dal cervello con le vostre cannucce mentali? Risparmiereste a tutti un sacco di tempo e fatica.

Ewan si sedette sul divano con un sospiro, l’impermeabile cominciò a inumidirgli le ginocchia dei pantaloni di tweed. “Ostile” trasmise a Marg. “Possibile che nessuno voglia collaborare spontaneamente all’indagine?”.

- Quali erano i suoi rapporti con Moon?

- Non prendete appunti? Registrate tutto nei vostri cervelloni?

- Signora, - replicò stancamente Marg, - non possiamo, nè vogliamo, leggerle il pensiero. I suoi pensieri evocano delle immagini e delle scene rapidissime che siamo in grado di percepire. Ma la loro corretta interpretazione può essere ottenuta solo con un tradizionale interrogatorio. Tutto ciò che percepiamo con le nostre facoltà ci aiuta nelle indagini ma non costituisce prova indiziaria. Le assicuro che non ha nulla da temere.

La donna prese in mano il bollitore dell’acqua e per un momento sembrò valutare l’idea di scagliarlo contro di loro. Poi si limitò ad avvicinarsi al lavello della cucina e a riempirlo d’acqua.

- Uno schifo. Questa vita è uno schifo. Io sono sempre stata perseguitata dalla sfortuna.

Rimase in quella posizione, voltando loro le spalle, fissando il lavello con il bollitore in mano. - Ho sofferto di depressione dopo il divorzio. Ho perso il mio lavoro alla pescheria, ho perso mio figlio. Ci credereste? Peer ha preferito andare a vivere con Greg, il mio ex. Ho affittato la sua stanza per ricavare qualche spicciolo.

- Moon - disse Ewan prendendole dalle mani il bollitore e attaccando la spina.