Ma la consapevolezza del suo dono si era attenuata al punto da far fiorire nella sua mente un sentimento inedito, mai provato prima. Strinse i denti immaginando di vendicarsi di quegli insulsi piccoli ingrati. Quella famiglia odiosa meritava una punizione, quegli idioti l’avrebbero pagata cara. Ancora non sapeva come, ma...Il piccolo embrione, che fino ad allora aveva vissuto in uno stato di beatitudine e felicità assoluta, pur non essendo presente fisicamente, comprese quello che stava accadendo con una saggezza che neppure Moon poteva eguagliare. Il dono empatico, la sintonia con gli altri esseri emotivi, poteva essere pericoloso e trasformarsi nel suo opposto.Moon sentì una vertigine, ma si disse che il riposo avrebbe sistemato le cose, come sempre. Poi la vista si annebbiò ed ebbe la curiosa sensazione di una piccola bollicina che esplodeva nella sua testa: una fitta attraversò il cranio e il veleno dell’odio si diffuse nel suo organismo. La sua morte fu istantanea e totalmente inaspettata.

10

Il funerale era stato qualcosa di speciale. La chiesa di St. Ninian era ricoperta della stessa patina di storica trascuratezza che regnava nel sobborgo di Glasgow: strati di sporcizia, smog e polvere di carbone risalenti agli inizi del XIX secolo. La giornata era umida e grigia, come le persone assiepate tra le panche tarlate. Margaret Wallace indossava un paio di occhiali scuri ed un impermeabile nero, i capelli biondi raccolti a crocchia sotto un cappello a piattino molto femminile. Ewan, seduto compostamente accanto a lei, aveva rispolverato un kilt da cerimonia dal taglio sobrio ed elegante.Una quantità di persone si era assiepata ai bordi del feretro cercando di toccare l’amata salma: avanzavano a piccoli passi mormorando preghiere e cantilene, un genere di manifestazione emotiva piuttosto inconsueta per gli scozzesi. C’era disperazione nell’aria, ma anche violenza prossima ad esplodere. Ira, meschinità, sentimenti di vendetta e antichi rancori. Non si respirava certo amore e armonia, con la morte di Moon tutto era tornato come prima: si era spento un sole, si era chiusa una porta. Le persone lo cercavano ancora perché era venuto a mancare qualcosa che ormai davano per scontato. Lui era il migliore, loro erano rimasti. E questa era una grave ingiustizia.Durante le invocazioni di un Druido Gutuater e gli intermezzi musicali di un aspirante bardo arpista, Marg osservava di sottecchi la folla. Metà di loro sembrava ubriaca, l’altra metà catatonica. Le sue labbra assunsero un ghigno sprezzante.Sono stanca di questa pagliacciata. Esco a fare due passi.Eddai, Marg. Voglio sentire le letture. Da piccolo volevo essere un bardo Sencha e narrare le avventure di Tauros nelle scuole.La donna si alzò e sgusciò in mezzo alle persone dai vestiti pregni di muffa e umidità. I suoi sensi si intorpidirono come se si fosse immersa in una palude maleodorante che nascondeva putride carcasse nelle sue viscere fangose. Appena fuori si levò gli occhiali e respirò a pieni polmoni.- Se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro. Ho sentito dire che ti hanno nominata rappresentate di distretto.

Ewan aveva parlato alle sue spalle, osservando con finto interesse il trischele che aveva sostituito la croce davanti alla chiesa.

Psi e nuovi druidi. Siamo della stessa famiglia, ma la gente non lo sa. Lei si strinse nelle spalle. Mutazioni affascinanti e imprevedibili. Il resto del mondo ce le invidia.

Presero la Sub fino al quartiere delle Querce Sacre e raggiunsero il cimitero di Annwyn come l’avevano visto con gli occhi di Cynthia. Sembrava falso e pacchiano come le attrazioni posticce del parco divertimenti di Loch Ness.

- L’autopsia ha confermato la versione del... - la parola embrione gli sembrava troppo fredda e impersonale - nostro testimone chiave.

- Cosa dice il referto?

Ewan le trasmise uno schema, un disegno del patologo per illustrare il meccanismo della piccola ghiandola posta alla base del cervello di Moon.

- Suicidio, quindi. Tre tentativi di omicidio e questo mi muore da solo.

Ewan sorrise facendo scintillare i denti tra la barba rossiccia. - Per una creatura nata per l’amore, troppo odio deve essere stato fatale. Quella ghiandola ha rilasciato nel suo corpo una tossina mortale. Non sappiamo se fosse consapevole di avere questa bomba biologica nel cervello. Io non l’avrei chiamato suicidio. Avrei lasciato credere ad ognuno di quegli svitati di averlo ucciso. E li avrei sbattuti tutti dietro le sbarre.

Camminarono ancora un po’ senza parlare. Non c’era nessuno lungo i vialetti di ghiaia umida, nessuno sulle panchine in ferro battuto. Si fermarono davanti alla piccola lapide.

- Volevano tre figli. Il terzo sarebbe stato un maschio.

Marg annuì. - Pensi che abbia sofferto?

Era tentato di mentire, ma sarebbe stato inutile. - Ha vissuto una settimana e ha deciso che non ne valeva la pena. E’ stato comunque meglio che restare in una fiala crioconservata per qualche anno prima di diventare “materiale organico non rianimabile”.

Lei sondò in cerca di un contatto. - Quando l’ho sentito per la prima volta, ho pensato fosse un ricordo di Moon. Un’eco emotiva molto potente. Ma il dono di quel bambino era più grande e... non lo sapremo mai.

Rabbrividì guardando l’orologio. - Facciamo ancora in tempo per un bicchiere prima di cena - esitò con lo sguardo perso. Rimise gli occhiali da sole. - Davvero sai predire il futuro o era una delle tue solite spacconate?

- Ho superato molto bene gli esami di preveggenza. Ma non posso darti i numeri vincenti del Bingo, sarebbe poco professionale.

- Ewan... - non terminò la frase, non lo chiamava mai per nome. Non lo chiamava mai. Lui aveva già percepito la domanda.

- Sì. Potrei - ridivenne serio. - Ma vuoi veramente sapere qualcosa del tuo futuro?

Gli rivolse le lenti scure, ma non disse niente.

Mi dispiace immensamente, Marg. Non avrai dei figli. La maggior parte di noi mutati è sterile... o disperatamente sola.

- No. Ovviamente no - replicò come se non avesse percepito la risposta. Si avviò verso l’uscita con l’andatura stanca e rassegnata di chi ha perso fiducia nel futuro.

Ewan la guardò allontanarsi fino a sparire dalla sua vista. Guardò la luce del sole svanire, guardò la nebbia alzarsi dall’erba come una marea. E mentre guardava il giorno morire, pensò che Moon doveva avere uno straordinario potere per amare le persone. Per farle sentire felici e appagate, per far sparire i dubbi e i tormenti che l’amore porta con sè. L’empatia era un dono che non aveva, se ne avesse avuto anche solo un pizzico avrebbe saputo cosa dire. Lui assorbiva come una spugna tutti quei pensieri, ma a strizzarlo non ne sarebbe uscita una goccia.

Aprì un flacone di Betamax e inghiottì tre pillole. Frugò ancora nella tasca e ne trasse la conchiglia perfetta; con cura la appoggiò sull’erba tenera davanti alla piccola lapide.