La prima a lanciare il grido d'allarme è stata la Planetary Society. Lo scorso 6 febbraio la NASA ha reso pubblico il suo budget e quindi svelato i suoi piani per il prossimo futuro e le notizie non sono state incoraggianti, per lo meno sul versante dell'esplorazione dello spazio. Alle cosiddette missioni di "space science", di scienza spaziale, è stato applicato infatti una drastica riduzione, a beneficio del finanziamento di 17 voli dello Space Shuttle. Ciò che sorprende di più della decisione dell'amministrazione americana è che si ha l'impressione non siano stati presi in considerazione i grandissimi successi delle recenti missioni di esplorazione spaziale, tra cui i due rover, Spirit e Opportunity da oltre due anni al lavoro sulla superficie di Marte, la Stardust, che ha riportato con successo sulla Terra materiale cometario, e la Deep Impact che è riuscita nell'impresa di scalfire una cometa e a vedere per la prima volta "che cosa c'è sotto". D'altra parte sembra non siano stati considerati invece i risultati poco soddisfacenti ottenuti dallo Shuttle durante il volo di ripresa dopo il lungo stop seguito al disastro del Columbia. "Usare denaro che era destinato a programmi scientifici per finanziare le operazioni dello Shuttle è un serio ostacolo al programma spaziale degli Stati Uniti", ha dichiarato Wesley T. Huntress Jr., Presidente della Planetary Society. "In pratica la NASA ha trasferito fondi da un programma popolare e altamente produttivo, verso uno già programmato per essere terminato". In effetti è opinione di tutti gli addetti ai lavori che la flotta degli shuttle non potrà comunque andare avanti oltre il 2010, in attesa di un nuovo veicolo riutilizzabile per i viaggi di andata e ritorno da e per l'orbita terrestre. D'altra parte la Planetary Society sottolinea che il primissimo scopo dichiarato dal Presidente George W. Bush due anni fa nella sua Visione per l'Esplorazione dello Spazio era "realizzare un continuato e affidabile programma umano e robotico per esplorare il Sistema Solare e oltre". "Invece", ha commentato Louis Friedman, Direttore Esecutivo della Planetary Society nonché uno dei suoi storici fondatori, "il programma di esplorazione robotica della NASA è stato così azzoppato, mettendo da parte una missione verso Europa che doveva cercare non solo il suo oceano ricoperto di ghiaccio ma, forse, la vita stessa". Il programma di esplorazione di Europa avrebbe dovuto cominciare nel 2007 con una prima sonda chiamata JIMO (Jupiter Icy Moon Orbiter) che avrebbe dovuto analizzare la luna di Giove dall'orbita. Ma oltra a JIMO, il taglio del budget ha messo in crisi anche altri progetti NASA come la Space Interferometry Mission e il Terrestrial Planet Finder, entrambi determinanti per la ricerca, non solo di nuovi sistemi solari, ma di pianeti extrasolari simili alla Terra. In questo momento tuttavia il rammarico maggiore resta per Europa. Secondo Mike Griffin, Direttore Generale della NASA, JIMO era "troppo ambiziosa per essere tentata", riferendosi forse a Prometheus, il progetto di innovativo motore nucleare a ioni del quale avrebbe dovuto essere dotata la sonda. Per Griffin, tuttavia, Europa resta un obiettivo scientifico "a elevatissima priorità" ed è fiducioso che sarà presto oggetto di una nuova proposta per andare a dare un'occhiata da vicino a uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti del Sistema Solare.