Missione compiuta. Prigionieri alieni recuperati. Laboratorio pacificato.

Personale della base sostituito dagli uomini del Mulo. Perdite: 3 unità.

Carico in condizioni stazionarie. Segugio in rotta per rendez-vous orbitale.

L'adrenalina si riversò nel mio flusso sanguigno in un fiotto di euforia purissima.

Sul palco, l'attore che recitava il ruolo di Gennaro concluse l'atto con una desolata nota di disperazione:

Chi già era noto come Thurn und Taxis

or rende omaggio allo stiletto Thorn,

tacito giace il corno a un solo cerchio.

Non emisferi di beate stelle

salvano chi convenuto è col Trystero.

Il delfino dei Wallach, seduto al mio fianco, emerse dal groviglio di membra e di carni delle cortigiane che ci stavano deliziando e mi concesse l'onore di uno sguardo complice. - Questo spettacolo è sublime - disse compiaciuto. - Opera di un maestro ellenico?

- Wharfinger, fine secolo XVII - citai senza risentimento dal libretto che io stesso avevo compilato, e che evidentemente il mio ospite non s'era degnato nemmeno di aprire. - Uno dei lavori meno rappresentativi e più singolari di quell'epoca remota.

- Così antico - stupì il giovane Wallach - eppure così attuale...

- E' il pregio delle grandi tragedie. La loro attualità non si degrada col tempo - sentenziai in preda ad un delirio di emozioni, innescato dalla duplice riuscita del mio spettacolo.

Il delfino mi guardò ammirato. - Sa, Gran Mastro di Scena, resto convinto della familiarità dei suoi tratti cromosomici. La sua perizia e abilità sono degne di un nobile casato del Consiglio...

- Vede, Principe, non amo vantarmene, ma mia madre ha goduto di una vita piuttosto interessante...

Ridendo di una sincera allegria, entrambi tornammo al piacere venale della carne.

E infine ritorno. Eccomi di nuovo in vita.

La mia folle scorribanda mnemonica chimicamente assistita giunge al capolinea nel salone panoramico del mio alloggio sulla Nemesis, punta di diamante della flotta della Brigata. Rinvengo nel mio corpo scolpito da anni di duro esercizio accademico e da anni ancor più duri di disperati tentativi di sopravvivenza. La transizione dal delirio onirico alla lucida coscienza si svolge con un repentino passaggio attraverso uno stato metabolico accelerato. Per una manciata di secondi di tempo soggettivo vedo la realtà attorno a me cristallizzata in una dimensione alterea, priva di suoni e di movimento ma invasa da un insistente e indecifrabile rumore di fondo di chiara matrice organica. Mi basta poco per recuperare il controllo del mio corpo artefatto. In me, la carne si fonde al metallo, e nei miei plessi neurali elettrificati la sete di vendetta è un istinto codificato in impulsi. Respiro a fondo l'odore dei corpi delle tre concubine di questa notte, e mi cullo nella musica sublime dei loro gemiti assonnati. Cerco un inalatore e aspiro una boccata di indispensabile aerosol antidepressivo.

Le droghe, ormai, sono l'ultimo bastione a difesa della mia sanità mentale. Dipendo da esse per la mia stessa sopravvivenza: il simbionte alieno che vive e pulsa dentro di me ne produce di suo alcune preziose varietà indispensabili per contravvenire una crisi di rigetto che potrebbe rivelarsi letale. Per altre esigenze, ricorro ai surrogati chimici.

Ho viaggiato con la mia Brigata camuffata da compagnia teatrale verso il cuore pulsante del sistema. Dopo il criosonno del balzo quantistico ci siamo ridestati in rotta di avvicinamento a Tau Ceti Primo, il centro nevralgico del Concourse. Ormai tutto è pronto, ogni momento è stato pianificato fin nei minimi dettagli. Domani sera, nel corso della rappresentazione del Mercante di Venezia, riveleremo all'umanità e alle specie consociate i turpi retroscena della politica galattica. E quello che i nostri illustri ospiti, i principi regnanti della dinastia dei Nakamura - gli stessi che hanno impietosamente costretto alla prostituzione mia moglie, umiliato la mia linea genetica e disperso la mia discendenza - attendono come una celebrazione della loro affermazione nella logica del libero mercato diventerà una impietosa azione di smascheramento delle loro oscure e indegne macchinazioni.