Gli americani fuggono in Messico
Gli americani fuggono in Messico
In TDAT, i sopravvissuti del Sud degli Stati Uniti vanno in Messico, ripercorrendo al contrario la strada degli "alieni illegali" che attraversano il Rio Grande, e in alcuni punto cercano di scavalcare i muri e gli steccati posti dall'America stessa a "protezione" della frontiera: l'isolamento cercato e imposto agli altri si rivela una trappola. E la New York Public Library diviene rifugio dal gelo ma non in segno di disprezzo per la cultura. Il modo di salvare almeno un po' di libri antichi si trova - sono i testi di finanza che vanno per primi.

Il limite della frontiera

La morte per ghiaccio sembra essere poco esplorata nella SF. Poco, ma con enfasi, perché fra le tante "fini del mondo", la glaciazione è quella più definitiva, legata com'è allo spettro dell'entropia, della fine assoluta, a partire dall'ultimo Verne o da un racconto pulp come The Coming of the Ice di G. Peyton Wertenbaker, uscito su Amazing, June 1926 (L'avvento del ghiaccio, Robot Speciale 1, Armenia 1976). E in realtà l'unico esempio importante nella SF anglofona di romanzo sull'era glaciale (e, con le sue ambizioni sperimentali, tutt'altro che di facile lettura) è inglese, Ice (1967) di Anna Kavan (Ghiaccio, Bompiani 1967).

Ma fra i precursori un poco tangenziali, almeno potremmo pensare al Gordon Pym di Edgar Allan Poe: la visione finale, nei ghiacci dell'Antartico, della spettrale creatura bianca. Raggiungere la terra del ghiaccio, in quel caso, è raggiungere la morte. Se nella mitologia nazionale la frontiera "recede" sempre per consentire l'esplorazione, esistono confini che non è dato superare. Poe, in questo caso, coglie uno dei limiti di quel mito se l'espansione deve essere incessante, bloccare (congelare, letteralmente) il movimento espansivo dell'America significa, inevitabilmente, la fine.

Ma TDAT ci ricorda che i confini possono essere varcati - o sorvegliati e impediti - in due direzioni, come nel caso dell'esodo verso il Messico.

E anche che, a volte, i confini ce li possiamo portare dentro, e sono ancora più distruttivi. Così, il presidente deve decidere di evacuare la fascia meridionale degli Usa perché quella settentrionale è gia condannata. E, nella scena dei tornado che colpiscono Los Angeles, il momento più spettacolare e agghiacciante è quello dell'uomo delle pulizie (un immigrato "etnico") che, isolato nel suo walkman, non si rende conto della portata dell'allarme e, a un certo punto, apre una porta per trovarsi di fronte all'abisso, mentre un'ala del grattacielo è crollata. La divisione dell'America è una divisione interna, come il grattacielo spaccato a metà: a essere cieca davanti al disastro incombente è una parte della nazione, non tutta. Mentre una parte, forse, si salverà - pagando il prezzo per gli errori altrui, per gli errori di una parte di sé.

Bandiere

Ripartiamo dalla bandiera. Non tanto quella che sventola all'inizio, ma quella che si congela durante l'uragano su New York nel secondo tempo. Una scena poco realistica di congelamento "istantaneo", ma forse importante anche per questo. Congelata nel suo movimento, la bandiera di Emmerich sembra aver perso la sua spinta propulsiva; ugualmente, fra i sopravvissuti di New York, è il movimento che avrà conseguenze fatali, mentre chi sceglierà di rimanere nel rifugio della Biblioteca avrà una flebile speranza di salvezza (portata, ovviamente, dal protagonista Dennis Quaid nella sua biblica "missione nel deserto" di neve e ghiaccio alla ricerca del figlio).