2. Se il Sole fa i capricci

Entriamo subito nel "vivo" (si fa per dire) con un celebre racconto di Arthur C. Clarke, Spedizione di soccorso (Rescue Party, 1946; recentemente ripubblicato su "Urania" n. 1442). Si tratta di una delle storie più caratteristiche dello scrittore inglese, e in cui egli più felicemente riesce a creare un suo intenso sense of wonder misto a inquietudine.

Clarke racconta del nostro Sole che si trasforma in "nova". In realtà, una simile evenienza viene ritenuta remota dagli studiosi, ma non impossibile; nulla - in ogni caso - ci dà la certezza che il fenomeno non possa verificarsi domani stesso, per un semplice fatto: non sono noti tutti i meccanismi alla base del fenomeno.

Il termine nova (cioè "[stella] nuova") ci viene dal latino: anticamente questi astri, apparendo improvvisamente in cielo con grande luminosità, davano l'impressione di essere stelle appena nate. Si trattava, al contrario, astri preesistenti, magari di scarsa o nulla visibilità, che di colpo acquisivano preminenza a seguito di un loro processo esplosivo interno. Accade, per motivi non ben chiariti, che una stella accumuli un'energia che oltre un certo limite supererà una soglia di guardia: a questo punto ci sarà un'espulsione violenta di gas. Avverrà come se la stella si gonfiasse, moltiplicando le sue dimensioni fino a 300 volte, la sua luminosità fino a circa 85 mila volte. Eppure, il suo nucleo rimarrà del tutto invariato. Esauritosi il fenomeno espulsivo, la stella tornerà in decine (o centinaia) di anni a essere quella di prima: quasi che nulla fosse accaduto, salvo aver calcificato eventuali vite e pianeti nelle adiacenze.

Vi sono anche novae ricorrenti, che cioè periodicamente hanno bisogno di emettere un surplus energetico. Esistono infine le supernovae, oggetto di un collasso esplosivo molto più turbolento, con temperature di miliardi di gradi e una luminosità che supera qualsiasi altro oggetto di natura stellare; di esse rimane tuttavia un nucleo solido supercompresso, che condurrà a una trasformazione radicale (per esempio in stella di neutroni). Le supernovae, quindi, sono un fenomeno del tutto differente dalle novae.

Torniamo al racconto di Clarke...

Il nostro Sole sta per tramutarsi in nova, la sua luminosità e la temperatura esterna sono salite: se ne accorgono alcuni evolutissimi alieni, di conformazione vagamente polipoide, in missione esplorativa nella nostra zona di Galassia. Secondo le valutazioni di costoro il fenomeno è in stadio pre-finale: mancano non più di sette ore all'esplosione che proietterà per migliaia di km. nello spazio gas letali incandescenti, inglobando anche il terzo pianeta. Ci sarebbe forse il tempo, per l'astronave aliena, di raggiungere quel mondo (che essi sanno abitato), e nella più ottimistica delle ipotesi imbarcare qualche esponente della specie intelligente locale, poi fuggire al più presto. Come risultato sarebbe minimo: ma meglio di nulla. Gli alieni fanno quindi rotta a massima velocità verso il Sole:

Sul mondo conosciuto un tempo dai suoi abitanti come Terra, gli incendi si stavano estinguendo: non era rimasto nulla da bruciare. Le grandi foreste che avevano dilagato sul pianeta come maree, dopo la scomparsa delle città, non erano più che braci ardenti, e il fumo delle loro pire funebri ancora macchiava il cielo. Ma le ultime ore non erano queste, perché le rocce di superficie non avevano ancora incominciato a fondere e a scorrere fluide. I continenti erano appena visibili attraverso la bruma (...)

- Arriviamo troppo tardi - disse Rugon, capo delle Comunicazioni e vicecomandante. - Ho controllato l'intero spettro, e l'etere è muto. Qui non c'è più nulla che emani onde.