- No. Non sto parlando di te - , balbettò il barista, allungando il collo e sgranando le pupille arrossate. - Li hai visti quei tre?

- Sì. E con questo?

Intanto lo valutò. Il barista aveva più o meno la sua stessa età, sui trentacinque anni. Era magro oltre misura e spaventato. Forse con i nervi un po' troppo scoperti per starsene da solo di notte ad esercitare quel mestiere.

- Nomadi dell'Est. La peggior razza. Serbi, albanesi. Bevono, vomitano e cercano di non pagare.

Finalmente il viaggiatore della notte lasciò andare una frase completa:

- Se tutti i balordi che girano di notte in autostrada si limitassero a bere e a vomitare, aprirei una stazione di servizio di fianco alla tua.

Il barista sembrò stupito.

- Scherzi, amico?

- Per niente. Omicidio, rapina, stupro, pirati della strada. Ti dicono qualcosa?

La luce abbacinante dell'ennesima scarica di elettricità inondò il deserto ambiente della stazione. Il viso grifagno dell'ossuto barista si contorse in una smorfia grottesca.

- Già. Ecco il caffè.

Il cliente sorrise, perduto in parte nei suoi angosciosi pensieri (Insomma, non volevo spaventarti, è che ho ancora negli occhi quel maledetto fagotto bianchiccio!) e rispose:

- Grazie. Ha un ottimo profumo.

- Prego. Ha un ottimo profumo, certo - , gli fece eco il barista pappagallo. L'uomo continuò a sorridere. Adesso si sentiva molto più rilassato (Ma dai, forse hai fatto fuori solo un pacco di giornali!) e prese a conteggiare, in pratica senza accorgersene, quante bottiglie di bourbon di una certa marca contenesse lo scaffale più alto alle spalle del barista indaffarato a far niente. Quando giunse alla fine della fila, percepì un movimento con la coda dell'occhio. Un lampo all'esterno dell'edificio, ma non prodotto dal temporale che stava scemando. Un lampo metallico, una stilettata di acciaio della durata di un secondo. Forse una macchina che arrivava o forse il transatlantico degli zingari che prendeva il largo.

Già, non sono ancora partiti.

L'uomo era concentratissimo. Attento ad ogni particolare insignificante. Per questo avvertì che la tensione era tutta lì, non ancora dissipatasi, pronta per essere sgranata come un rosario e lentamente assaporata come caviale fresco.

Udì il rumore di un'auto che posteggiava, forse a pochi metri dalla sua. Sentì sbattere la porta e si predispose in attesa del nuovo viandante notturno.

Prima sbirciò il barista. Lo vide, sudato e ansimante, pronto a scattare come un felino ringhiante al minimo accenno di attentato alla propria incolumità. Le mani gli tremavano. Gli occhi erano arrossati come se non dormisse da secoli.

Il viaggiatore della notte portò finalmente la tazzina alla bocca. Contrariamente all'aroma, il caffè faceva schifo e l'uomo capì che, per qualche oscuro e occulto motivo, il terrore si stava impadronendo di quel pezzo di autostrada e di quella stazione di servizio.

3.

Il ragazzo con lo zaino passeggiava lentamente sulla corsia d'emergenza. Più o meno all'altezza in cui l'uomo che si ricordava di Billy Nolan aveva investito la cosa bianchiccia. Da questa parte però c'erano centinaia di automobilisti e non uno che si azzardasse a prendere in considerazione il suo pollice intirizzito. Tutte brave e docili famiglie che il venerdì notte si mettevano in marcia, le macchine stipate all'inverosimile di valigette di cosmetici, animali domestici a più zampe, abiti argentati per gli sballi della notte successiva. E illusioni dalle quali, spesso, non ci si affrancava. A molti capitava di svegliarsi morti, incastrati in lamiere fumanti, mente il corpo astrale, tra stupore e dolorosa incredulità, raggiungeva il nulla, inorridito per lo scempio cui era stato sottoposto il gemello di carne.