5

L'ultima goccia si spiaccicò sulla punta dondolante della scarpa del commissario prefettizio, come uno sputo direttamente sulla Repubblica del Garda, che di Salò se ne sarebbe voluto fare un catafalco da ardere in olocausto agli onesti partigiani deceduti.

Marinetti penzolava dal pennone della bandiera moscio come un cencio, e i ragazzini di Murello ci giocavano sotto nel dopo pioggia, mentre il vento soffiava a strappi tirandoli per i capelli e spingendo le nubi nel cielo.

L'avevano ucciso acclamando le nuove guarnigioni, fazzoletti rossi e azzurri al collo, dal Piemonte e dalla Liguria era stato tutto un convenire su quegli acciottolati, presto disgregato per dare rinforzo alle ultime sortite, spina sanguinolenta nel fianco della Repubblica. Borghesi che avevano taciuto per mesi, nascondendo i salami e la benzina, certi che prima o poi la neve si sarebbe sciolta e con essa l'incubo della ferrea cinghia fascista. I repubblicani erano stati animali, bestie che ruminavano goliardia e arroganza come se fossero i padroni del mondo, e quanta soddisfazione vederli correre con le braghe in fiamme!

Poi i fazzoletti si erano dispersi, dalle Langhe al Po, e il manipolo che ora attendeva i tedeschi non contava più di quindici anime.

Eppure gli ordini erano chiari: resistere fino al primo sole, a qualunque costo.

Si era ormai alle soglie di marzo, e i traccianti erano pronti a rigare la notte.

6

La palla rimbalzò, fece eco d'ogni parte urtando spigoli, pareti e stinchi, fin quando docile come un cagnolino scivolò tra le gambe del vecchio Vanni, che ancora conservava il suo nome di battaglia perché dopo le scaramucce del '15 non aveva voluto essere chiamato in altro modo.

L'anziano combattente raccolse la palla sgonfia, evitando che andasse a perdersi nella forra scavata dai partigiani come ultima risorsa in caso di ritirata nel paese. Il bimbo che venne a reclamare la sfera aveva un bel cipiglio per la sua età, e il vecchio pensò a come sarebbe diventato, se per disgrazia la guerra fosse cresciuta di pari passo con lui.

- Signore, posso avere la mia palla?

Vanni allungò una mano segnata da antiche cicatrici, la scorza dura e spessa che ne denunciava gli anni ma anche la tempra. - Tieni - disse, - vai a giocare, finché ti è permesso.

E mentre quello filava via con la palla sottobraccio, già venivano di scena le prime brume della sera.

7

Allo spuntar del giorno, il due di marzo, l'aria gelida strideva, cricchiava come un cadavere che avesse deciso di emergere dalla tomba e si stirasse le giunture sfaldate. I due partigiani che si erano rifugiati all'addiaccio tra le frasche, quella notte, si risvegliarono al tocco gentile della rugiada e s'alzarono gemendo fin nelle ossa.

Si erano rintanati in una fossa ammorbidita da foglie fradice, e ora ne uscivano cauti, a testa bassa, scivolando con lo sguardo attraverso la magra vegetazione riparia.

- Alba! - fu l'esclamazione dell'uomo, quando si avvide dello sfacelo al di là del ritano. - Hanno combattuto, stanotte.

La donna seguì con lo sguardo lo spaglio d'occhi del compagno, e serrò le mascelle per lo sconcerto, il fucile che rischiava di deformarsi nella sua stretta.

Si mossero lentamente, accostandosi al cumulo di tufo oltre il quale s'innalzavano nere volute di fumo. Da quel punto scorgevano soltanto la sommità del casolare, ma certo bastava, perché era nera e combusta e ne pendevano pezzi come se fosse stata morsa dal diavolo in persona, lasciandola esanime e dissanguata.

I due partigiani erano esausti, terribilmente provati dopo le disavventure che avevano costellato la loro marcia verso le linee amiche. Stanchi come possono esserlo dei combattenti che hanno visto morire i loro compagni e hanno dovuto nascondersi all'addiaccio sotto la furia dei cannoni.

Ma potevano non essersi accorti della battaglia che era infuriata a pochi passi da loro? La sera prima il casolare era bianco e intatto, senza alcun segno di quei morsi e del terribile sfacelo che vedevano segnare il bosco.