Il racconto

Il racconto Autoscacco, finalista allo Shelley nel 1984 (v. sopra), è certamente una delle pagine più riuscite di Pizzo. Il protagonista è uno scrittore di successo in cerca di spunti esotici per le sue opere; egli bazzica spazioporti, bettole, tipi strani, ma è anche un valido giocatore di scacchi. Una sera, nel celebre Bar di Betty Blue, si imbatte in un grande scacchista che cela un drammatico segreto: un soggetto potenzialmente ideale, quindi, per ispirargli rielaborazioni e scritture di successo, ma che non si mostra disponibile alle confidenze. E il nodo cruciale del suo ostinato silenzio, si scoprirà gradualmente, è proprio un'epica partita svoltasi molti anni prima, in particolari circostanze.

E' opportuno precisare subito che per seguire la trama non è affatto necessario saperne di scacchi, benché l'Autore abbia riportato - ad uso dei conoscitori - la partita cui l'intero racconto si ispira, con le relative mosse (realmente giocata dallo stesso Pizzo per corrispondenza, in un torneo del 1981; al riguardo egli ha dichiarato: " Sono l'unico scrittore che abbia avuto il coraggio, o l'incoscienza, di riportare una propria partita in un racconto di fantascienza scacchistica!")

Anche chi non sia un esperto nel gioco, insomma, apprezzerà come le mosse del gioco, procedendo unitamente ad eventi narrati, acquistino senso soprattutto perché rispecchiamento di avvenimenti (attacchi, difese, arretramenti, eccetera) che contemporaneamente coinvolgono i personaggi durante drammatici eventi a bordo di un'astronave.

Scrivendo di fantascienza e scacchi, talora è inevitabile che emerga un altro "grande tema": la sfida tra uomo e macchina intelligente. Accade anche in questa storia, il cui interrogativo di fondo, oggi ancora valido più che mai, è: si tratta veramente di una "sfida"?

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