Nei giorni scorsi alcuni dei maggiori siti BitTorrent specializzati in telefilm, tra i quali il notissimi Btefnet, sono stati attaccati e fatti chiudere alla MPAA, l'ente americano che protegge i diritti delle case di produzione cinematografiche.

Secondo le stime, il download di telefilm è cresciuto nell'ultimo anno del 150%. Ormai la qualità dei telefilm scaricati via internet è sempre migliore della qualità televisiva, visto che la fonte sono i canali americani che trasmettono in alta definizione (praticamente qualità dvd). I file hanno un peso medio di 350MB, scaricabili via BitTorrent da una a tre ore, e sono generalmente disponibili in rete la mattina dopo della messa in onda del telefilm. In questo modo, appassionati di tutto il mondo riescono a seguire serie che nel loro paese verranno trasmesse soltanto dopo anni, sempre se lo saranno.

Anche se i telefilm sono un prodotto che viene generalmente trasmesso sui canali televisivi, e quindi non direttamente venduto (se non diversi anni dopo nei cofanetti di dvd, che peraltro gli appassionati comprano lo stesso anche se hanno già visto gli episodi), il download via internet rappresenta chiaramente una perdita per chi produce la serie, perché il telefilm viene visto senza che vi sia pubblicità a pagamento o un abbonamento a una rete via cavo o satellite. Ma è proprio così?

Recentemente vi sono stati almeno due casi di serie televisive che hanno avuto indietro con gli interessi quanto "rubato" dalla distribuzione peer to peer. Parliamo di Battlestar Galactica e di Doctor Who. La prima, prodotta da Sci Fi Channel e Sky One, andò in onda sul canale inglese alcuni mesi prima rispetto a quello americano, ma fu proprio la diffusione anche negli Stati Uniti dei file scaricati via internet a decretarne il successo. Il passaparola generato dai fan che avevano potuto apprezzare questa eccezionale serie scaricandola dalla rete fece sì che sin dal primo episodio messo in onda da Sci Fi Channel gli ascolti fossero da record per il canale tutto fantascienza americano.

Lo stesso è avvenuto di recente con Doctor Who, una serie da sempre apprezzata praticamente solo in Inghilterra la cui ultima incarnazione, con Christopher Eccleston, ha ottenuto grandissimo successo, sia nel Regno Unito che fuori. Il problema è che lo ha ottenuto ben prima che il primo episodio andasse in onda: in questo caso infatti il file della puntata era disponibile in rete un mese prima. Un disastro? Tutt'altro. L'apprezzamento dei downloader e il conseguente passaparola ha contribuito all'enorme ascolto che ha avuto la serie, ben oltre le migliori previsioni fatte dalla BBC, tanto che riesce difficile credere che l'incredibile "fuga" dell'episodio non sia stata architettata dalla produzione stessa a scopi pubblicitari.

Dunque il peer to peer è un mostro che distruggerà le opere di ingegno o non lo è? La televisione sta vivendo ora quello che accadeva nella musica alcuni anni fa. La soluzione non è venuta dalle minacce, dalle chiusure dei siti, dalle condanne a ragazzini che scambiavano brani musicali in rete, ma è venuta da un sistema di vendita della musica via rete che si sta avviando a diventare il mercato principale di questo settore e la vera salvezza di un mondo che non era certo in crisi a causa dei download, ma soprattutto di prezzi eccessivi e di una difficile distribuzione.

Oggi, per restare nella legalità, se si vogliono vedere le serie televisive bisogna aspettare anni, per poi adattarsi nella maggior parte dei casi a vedere le serie doppiate in italiano (spesso molto male), trasmesse a caso, in orari assurdi, a volta tagliate o censurate e comunque infarcite di spot pubblicitari. Oppure aspettare ancora altri anni per acquistare i cofanetti dvd, se la casa produttrice riterrà che sia il caso di pubblicarli, cosa che accade ancora abbastanza di rado (ne sanno qualcosa i fan di Xena, per esempio).

Questo non è più tollerabile dallo spettatore moderno, che non è più il succube della televisione che si sedeva in poltrona, accedeva l'apparecchio e guardava quello che l'emittente aveva deciso di dargli. Oggi si è abituati a scegliere, le reti generaliste perdono spettatori ogni giorno a favore di dvd, satelliti e internet. La globalizzazione dell'informazione fa sì che delle serie di successo in USA o in Gran Bretagna si parli immediatamente in tutto il mondo, e tutto il mondo vuole partecipare. Lo spettatore vuole qualcosa che il mercato non è ancora pronto a offrirgli, e non c'è nulla di strano che finisca per cercare di prenderselo lo stesso.

Il fatto che se lo prenda gratuitamente a nostro avviso non dipende da una precisa volontà di non pagare, ma soltanto dal fatto che non c'è nessuno pronto a riscuotere.

Immaginate invece di avere la possibilità di vedere sul vostro televisore l'episodio di Stargate, di Galactica o se preferite di CSI andato in onda per la prima volta negli Stati Uniti ieri sera. Alzi la mano chi pagherebbe senza problemi una cifra onesta, supponiamo due o tre dollari. Quasi tutti, ne siamo convinti.

Se fate un rapido calcolo, tre dollari a episodio è più o meno il prezzo che si paga per i cofanetti di dvd, ma in quel caso l'alto costo complessivo è chiaramente un deterrente all'acquisto. Oltre al fatto che un cofanetto dvd ha un costo di produzione e di distribuzione.

Insomma, ciò che vogliamo dire è che le case di produzione dei telefilm potrebbero spendere molto meglio i soldi che danno agli avvocati per sviluppare una soluzione adatta alla vendita dei telefilm via rete. E che potrebbero letterarmente coprirsi d'oro, aprendo un mercato che nel giro di pochi anni diventerebbe così importante da giustificare da solo le produzioni stesse. Ci sarà un milione e mezzo di fan di Star Trek in rete disposti a spendere tre dollari per vedere una nuova puntata di Enterprise? Probabilmente sì. E sarebbero sufficienti a coprirne il budget.

Resta solo una domanda: che diavolo stanno aspettando?