Una colossale guerra è in corso nella galassia, lunga decenni e che coinvolge migliaia di mondi. Si fronteggiano l’edonistica e laica Cultura e gli Idirani, determinati all’espansione coloniale e teologica. Da un vascello-officina sul punto di essere distrutto da un attacco idirano riesce ad uscire, incompleta ma funzionante, una Mente, una delle sofisticatissime intelligenze artificiali di cui va orgogliosa la Cultura. Con una manovra estremamente pericolosa la Mente si nasconde nel sottosuolo del Mondo di Schar, uno dei Necropianeti, mondi morti sui quali è proibitissmo l’accesso a chiunque non sia espressamente autorizzato. La Cultura ha un grandissimo interesse nel poterla recuperare al più presto possibile ma sulle tracce della Mente fuggiasca si mette anche Bora Horza, un avventuriero metamorfo (in grado dunque di alterare il proprio aspetto) che lavora per conto degli Idirani e che in passato è già stato su quel remoto pianeta. Ma l’incarico si rivelerà molto più complicato e pericoloso di quanto previsto...

Meglio non rivelare niente di più dell’acrobatico e rutilante intreccio che l'acclamato Banks ha imbastito per questo suo primo romanzo di fantascienza: un tale susseguirsi di rocambolesche avventure e colpi di scena da lasciare senza fiato il lettore, trascinato in un turbine di accadimenti assolutamente strabilianti. Il risultato è ancora più lodevole se si considera che Pensa a Fleba (il titolo viene da una citazione da La terra desolata di T.S. Eliot) è stato il primo scritto tra i romanzi del ciclo della Cultura e nonostante il ritmo forsennato ed il susseguirsi ininterrotto di situazioni da cardiopalma riesce mirabilmente a delineare il complicatissimo universo nel quale la Cultura stessa si è sviluppata. Questo riguarda sia l’ambito ideologico della stessa, sia quello delle motivazioni che la contrappongono all’aggressivo regime fondamentalista religioso degli Idirani. Il tutto senza trascurare l’importantissimo aspetto dell’evolutissima integrazione tra esseri biologici e macchine: si veda a questo proposito il gustoso personaggio di Unaha-Closp (il piccolo automa addetto alla manutenzione coinvolto suo malgrado nelle disavventure della nave spaziale Vortice d’Alta Quota, a bordo della quale si svolge una buona porzione del romanzo) ma anche le affascinanti parentesi dedicate ai pensieri dell’intelligenza artificiale braccata. Con un approccio decisamente inconsueto e altamente efficace l’autore ottiene tutto questo concentrandosi su un protagonista, Horza, che è egli in lotta contro la Cultura stessa, la creazione cardine di tutto il fanta-universo banksiano. Altrettanto interessanti e sfaccettati anche gli altri personaggi di contorno e trionfo di portentose e spettacolari immagini (a cominciare dagli orbitali) scaturite dalla fantasia di questo fuoriclasse della letteratura, nelle cui creazioni vi consigliamo caldamente di addentrarvi. Riassumendo il giudizio in un solo vocabolo: eccellente.

Questo libro era già stato precedentemente pubblicato dall’Editrice Nord con il titolo La mente di Schar.

Lo scrittore scozzese Iain M. Banks, classe 1954, dopo essersi laureato in letteratura inglese alla Stirling University ha lavorato nell’industria dell’acciaio e in quella dei computer. Il suo esordio come romanziere risale al 1984, anno in cui uscì il suo primo, controverso romanzo La fabbrica degli orrori. Dopo il suo esordio nel campo della fantascienza ha condotto un’attività letteraria su due binari. Col suo nome e cognome semplici scrive opere non di genere, romanzi mainstream tra i quali si possono citare Corpo a corpo, Canto di pietra, Complicità. Recuperando la M. di Menzies, antico nome di famiglia, si cimenta in ambito fantascientifico, nel quale la creazione dell’universo della Cultura costituisce il suo più ambizioso e riuscito progetto. Di questo ciclo fa parte anche Volgi lo sguardo al vento, romanzo che costituisce una sorta di seguito di Pensa a Fleba sebbene si volga molti secoli dopo gli eventi in esso raccontati.

L’estratto: “...Centinaia di quei pianeti erano vuoti; le centinaia di milioni di torri erano lì; le stanzette, gli schedari e i cassetti e le schede e gli spazi per numeri e lettere erano lì; ma non c’era scritto nulla, le schede erano tutte vuote... (Alla Mente piaceva talvolta immaginare di percorrere gli spazi angusti fra gli schedari tramite uno dei suoi automi fluttuante fra gli accatastati archivi mnemonici lungo gli esili corridoi: di stanza in stanza, un piano dopo l’altro, per chilometri e chilometri e chilometri, su sconfinate distese di stanze dilaganti a seppellire continenti, a ricolmare oceani, a livellare montagne, ad abbattere foreste, a cancellare deserti)... Quei sistemi brulicanti di oscuri pianeti, quei trilioni di chilometri quadri di carta immacolata, rappresentavano il futuro della Mente; gli spazi che avrebbe riempito nella vita a venire. Se l’avesse avuta.”